Sul ruolo degli intellettuali
Non sono d’accordo con quello che dici e NON darei la vita affinché tu possa dirlo… e non darei la vita nemmeno con quello che dice il tuo avversario perché avete stancato entrambi con questa storia che in ogni situazione “o si sta da una parte o dall’altra!”.
Non è assolutamente vero!
Per anni, il mondo intellettuale ha legittimamente rimarcato il concetto di complessità del moderno, invitando i cittadini al ripudio del qualunquismo e della demagogia, deridendo partiti e opinionisti ad essi collaterali quando cedevano al populismo più greve, e ora che, taluni, cercano di alimentare il “dubbio” e non arrendersi al conformismo manicheo, tira fuori l’obbligo morale di indossare una casacca.
E sapete perché capita tutto ciò? Per un solo, banale motivo! Perché gli intellettuali, quella casacca, non l’hanno mai dismessa! Sempre fedeli a qualche parrocchia politica, a qualche cenacolo culturale, a qualche salotto giornalistico-editoriale, a qualche cricca televisiva. Ecco perché fanno ossessivamente risuonare il refrain del “bisogna schierarsi!”: lotta partitica, Unione Europea, gestione del covid, guerra ucraino-russa o altro ancora, bisogna schierarsi e sempre scegliere bianco o nero, pari o dispari!
Siamo dunque arrivati al punto d’approdo e al capovolgimento di ciò che ha rappresentato negli ultimi secoli l’intellettualità: la riduzione al ragionamento binario (che, poi, è proprio delle macchine) e l’azzeramento di ogni elaborazione concettuale.
Gli intellettuali che dovrebbero elaborare analisi più intricate sono invece pronti, col cipiglio accusatorio, a menare fendenti moralistici verso ogni direzione che non sia la loro. Ma esercitare l’opzione del dubbio non è sinonimo di ignavia o ritirata pilatesca nell’infingardaggine. Nessuno infatti vuole evitare di distribuire torti e ragioni ma solo farlo all’interno di un quadro d’analisi d’insieme.