Un atto spietato, forse tra i più diabolici, ha costretto dei genitori a vivere il dolore più grande: quello di non ritrovare più la propria figlia. Una sofferenza che trascende ogni comprensione, un vuoto che avrebbe distrutto le loro vite e che, con ogni certezza, ha lacerato per sempre la loro psiche.
L’atrocità di un simile gesto è indescrivibile, senza pari, e avrebbe potuto lasciare una famiglia intrappolata in una tortura interminabile, una comunità cittadina nell’orrore, e tutti noi in un avvilimento ossessivo.
Un atto che, tuttavia, ci rivela una verità amara: nonostante gesti di solidarietà, compassione, pietà e altruismo spesso riempiano le nostre giornate, dobbiamo accettare che nell’animo umano persista anche l’abisso della brutalità più cieca, che non scompare con l’avanzare della civiltà e del progresso.
Infine, un’ultima riflessione: quanto è rinvigorente per il cuore e l’anima vedere coppie che aprono le loro vite e le loro famiglie all’adozione, accogliendo così bambini segnati, sin dalla nascita, dalla privazione dell’amore e della sicurezza di una madre e di un padre.
Un gesto che, di fronte alla marea di male che ci circonda, rappresenta una scintilla di speranza.
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