Manuale critico di sopravvivenza
Da qualche giorno è uscito il mio ultimo libro (Come sopravvivere al pensiero unico. Breviario contro il conformismo della nostra epoca, Historica edizioni, p. 130) che è una sorta di ricognizione su quella cultura mortifera propagandata dalla religione woke che ha la pretesa di “decostruire” radici e principi non negoziabili.
Quella che che segue è la prefazione di Marcello Veneziani dal titolo “Un manuale critico di sopravvivenza”
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Come definire lo spirito dominante della nostra epoca, almeno in Occidente? Luigi Iannone usa l’espressione “omologazione” ma se ne potrebbero trovare altre, in relazione alla decostruzione della nostra civiltà e dei suoi fondamenti, alla perdita di identità e differenza, allo sradicamento e alle camicie di forza ideologiche indossate da un mondo sempre più ristretto e costretto in alcuni pregiudizi woke, politically correct, cancel culture e via dicendo. Ma si potrebbero anche spostare i riferimenti in senso temporale e riconoscere che ristretto è anche l’orizzonte storico, ormai piegato e risolto nel presente, in quello che Iannone stesso definisce “ipertrofia” del presente. In passato ho dedicato vari saggi a questi temi, che ho poi riassunto ne La Cappa. Il destino verso cui stiamo andando, per Iannone e non solo per lui, è la disumanizzazione; e non so se possiamo davvero circoscriverla all’Occidente, come indica l’autore, o se – trattandosi di uno sradicamento planetario e di un trionfo globale della tecnica e del mercato elevati da mezzi a scopi – dobbiamo parlare di una disumanizzazione globale. La volontà di potenza, unita al desiderio permanente di essere altro da sé e altrove, distrugge l’essere e la realtà.
La situazione, del resto, ormai è nota, come diffuso e non certo nascosto è il malessere che ne discende con le varie patologie. Dobbiamo aspettare che si compia il ciclo, e che si arrivi a una definitiva anestesia delle coscienze e del pensiero critico, in modo da non avvertire più nemmeno il disagio, l’alienazione e la scontentezza, ma di aderire automaticamente al processo, seguire le procedure e attenersi passivamente al suo flusso? O dobbiamo porre qualche argine, qualche resistenza, e di quale tipo? Sul piano politico non mi pare di ravvisare possibili antagonismi in campo, salvo sposare l’idea che ci salveranno coloro che sono percepiti come “i nemici dell’Occidente”: la Russia, la Cina, l’Islam, le periferie asiatiche, africane e sudamericane del mondo. Al suo interno l’Occidente presenta spesso moti contrari all’establishment e al flusso dominante – opposizioni radicali, populiste, sovraniste, identitarie – ma vengono neutralizzati ed emarginati finché restano all’opposizione o assorbiti e cooptati dentro l’apparato, appena assumono una forza maggioritaria e di conseguenza un ruolo di governo.
Sicché alla fine non resta che la denuncia intellettuale, l’analisi critica, la ribellione di singoli o di gruppi, l’ascetismo monacale o il passaggio al bosco, insomma la ritirata in un ambito non più direttamente incisivo sul mondo esterno. Tutte variazioni di un principio elementare di condotta già noto nel pensiero tradizionale: fai in modo che ciò su cui tu non puoi far niente nulla possa fare su di te. Se non puoi cambiare il mondo che non ti piace, impegnati affinché il mondo non possa cambiare te. Ossia mantieni attivo il tuo spirito critico, la tua coscienza e la tua distanza, non farti omologare, tutela e coltiva la tua identità e la tua differenza. Discorso minimalista nel suo raggio d’azione pur nel suo massimalismo sul piano del dissenso; discorso realista e forse un po’ consolatorio. Iannone esorta allo “sforzo di sottrarre e mantenere, eliminare e custodire” ed esorta alla “trasmissione e custodia plasmate dall’esperienza e dall’incontro col reale”. Come diceva Pasolini: “Difendi, conserva, prega”.
Alla fine, dunque, la risposta a cui attenersi vale come manuale di sopravvivenza e di resistenza (altri direbbero resilienza); ma pur sempre delimitato al singolo, a pochi e al nostro arco di vita. Tema troppo grande, risoluzione troppo piccola. Ma chi ne trova un’altra credibile e praticabile è pregato di farcelo sapere. Per ora non resta che fare la propria parte, fino in fondo, e confidare nelle sorprese e negli imprevisti della storia.