Dopo aver letto Il fascismo eterno (‘Ur-Fascismo’) di Umberto Eco si riceve una doppia sberla. La prima, quasi prevedibile e attesa, riguarda il contenuto di un libricino di appena cinquanta pagine (edizioni La nave di Teseo) in cui l’autore riesce a condensare, da par suo, tutte gli elementi inattendibili e poco veritieri che hanno strutturato nei decenni la retorica antifascista e anche l’analisi, apparentemente più asettica ma sempre partigiana, delle accademie, dei politici e dei media cosiddetti ‘democratici’. La seconda riguarda la ‘fenomenologia’ di Eco. Vien difficile, di fronte ad uno studioso la cui imponenza intellettuale è riconosciuta internazionalmente, dover […]