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“Oggi, dei tumori, conosciamo quali sono i fattori di crescita, oggi  siamo in grado di prendere i tumori per fame”.

La frase nel video Airc è pronunciata  da Elisabetta Dejana, professore ordinario di Patologia all’università degli Studi di Milano e capo-gruppo della ricerca sull’angiogenesi dell’ Ifom (Istituto Firc di oncologia molecolare).

Professoressa, è davvero così: i tumori si affamano?

“Sì, è vero per alcuni tumori. Quelli al colon, ai reni e all’ovaio”.

Cosa vuol dire togliere il nutrimento ai tumori?

“Vuol dire bloccarne la vascolarizzazione. Senza la rete di vasi sanguigni e ossigeno il cancro non sopravvive”.

Dovrebbe valere per tutti i tumori.

“Sì ma il farmaco che abbiamo testato, Avastin (in sperimentazione clinica da 3 anni) inibisce il fattore di crescita endoteliale vascolare VEGF  soltanto in quelli al colon, reni e ovaio. I tumori non sono tutti uguali”.

Già. Tutti però crescono in modo incontrollato. Vedendo lo spot avevo pensato che si fosse trovato il modo di bloccare l’angiogenesi in tutti i tumori.

“È ammesso l’uso di Avastin nelle pazienti con cancro alla mammella metastatico”.

Anche la somatostatina riduce il fattore di crescita VEGF e in più riduce anche gli altri fattori di crescita. Gli studi sono vecchi e nuovi (cliccate qui, sono gli studi di Schally) ma la somatostatina non è mai prescritta agli ammalati di cancro.

“La somatostatina è un’altra cosa”.

Tornando ai tumori di colon, reni e ovaio, li si cura con Avastin dopo l’intervento?

“No, dopo l’intervento e dopo la chemioterapia”.

Ancora la chemioterapia? Ascoltando lo spot avevo pensato che dopo 70 anni, finalmente, la chemio venisse bandita, si è visto che danneggia irrimediabilmente il Dna (il che predispone a tumori).

“E’ emerso che l’Avastin potenzia gli effetti della chemioterapia”.

Quando si trova una nuova molecola si dice sempre che “potenzia l’effetto della chemioterpia”. Ma come è possibile che dopo il bombardamento della chemio che fa tabula rasa di tutte le cellule in crescita sia efficace un farmaco che blocca un fattore di crescita?

“È così. Per questo si sta valutando di ridurre le dosi di chemioterapia per renderle meno tossiche. Ma bisogna fare un protocollo”.

 

 

 

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