ASCOLTATE QUESTA INTERVISTA DELLA BBC

Un politico inglese rimane vedovo. L’amata moglie muore per un cancro. L’uomo – che siede alla camera dei Lord ed è molto ricco (dirige l’agenzia di pubblicità M & C Saatchi) – sbatte il muso contro l’Ineluttabile. Che è poi la Vita, con il suo alternarsi di onde e maremoti,  quell’ oceano che non dipende da noi.

Ma, per il cancro, è davvero così?  Si chiede Maurice Saatchi, 66 anni.  Il Lord, come tutti gli uomini che hanno amato, non si dà pace di non avere più accanto la sua compagna di vita,  Josephine Hart, scrittrice, sposata nel 1984.

“E’ possibile che con tutte queste ricerche sul cancro non si veda un reale progresso? – si chiede Saatchi intervistato dalla BBC – è possibile che ci siano ancora tumori per i quali la mortalità è del 100 per cento? Il protocollo cui devono obbedire i medici è una gabbia. Se un medico non rispetta il protocollo rischia di essere condannato. Porterò alla Camera dei Lord una proposta di legge che dia la possibilità ai medici di sperimentare superando il protocollo, che incoraggi chi vuol fare ricerca sul serio (ha parlato di responsible innovation)”. Tradotto: non un insieme di tentativi a casaccio, ma idee innovative che abbiano un fondamento, magari che esistono già ma non possono sbocciare perché c’è il protocollo.

Tutti noi prima di sbattere il muso contro il cancro credevamo che il protocollo fosse  un foglio di carta, quello che si usa a scuola per i compiti in classe. Poi, sulla nostra pelle e su quella dei nostri cari, abbiamo compreso che il protocollo è uno schema che stabilisce come si debba curare il cancro in tutto il mondo, un gigantesco vestito preformato che non potrà mai coprirci quando fa freddo o lasciarci traspirare la pelle d’estate perchè non svolge la funzione per la quale è stato creato, non è il nostro. Allo stesso modo il medico non cura il malato, applica il protocollo.

Una vera gabbia, nel senso di prigione. E c’è chi la chiama scienza…

Benvenuto tra noi, Lord Saatchi. Fuori dalla Sua contea, lontano dal Suo regno c’è chi tifa per Lei. Siamo in tanti. Non facciamo politica, non abbiamo denaro, forse non siamo nemmeno troppo intelligenti. Ma, come Lei, ci siamo svegliati.

 

 

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