Avastin-Lucentis, la resa degli oculisti
Ricordate i due farmaci per la cura della maculopatia, Avastin e Lucentis? Ricordate che un anno fa le due aziende produttrici, Roche e Novartis, vennero multate dall’Antitrust, 180milioni di euro, per aver favorito la medicina più cara, Lucentis (venduta prima a 1.600 euro, poi a 800 a fiala) ai danni del più economico Avastin (80 euro a fiala)?
Ricordate gli ospedali costretti a gestire le file d’attesa? Il Lucentis era troppo caro, veniva dispensato con il contagocce e intanto i pazienti diventavano ciechi?
Ricordate che, dopo l’intervento dell’Antitrust, Aifa fu costretta a reinserire Avastin fra i farmaci da utilizzare ma lo fece con una serie di condizioni da impedirne di fatto il consumo su larga scala?
Ricordate l’indignazione e l’esposto alla procura di Roma che Matteo Piovella, presidente Soi, fece a nome degli oculisti che rappresenta? Cliccate qui. Da un lato il ministero, per bocca del Consiglio superiore di Sanità, stabiliva che le due medicine sono uguali, dall’altro, Aifa – unica agenzia al mondo – decideva che l’economico Avastin va prescritto per un tipo solo di maculopatia e, guarda un po’, escluso nei casi che più rispondevano alla terapia: il glaucoma neovascolare e le occlusioni venose. Cliccate qui.
Teniamo presente queste autorità: Antitrust, Tar del Lazio, Corte europea, Oms, che, guardando agli studi indipendenti della Fondazione Cochrane e ai dati raccolti dagli oculisti mondiali da quando si iniziò a usare Avastin, hanno osservato i benefici sulle maculopatie e l’assenza di effetti collaterali. E, per questi motivi, oltre a quelli economici, raccomandato la prescrizione di Avastin.
In questo caso sono quattro autorità senza autorità: sono rimaste inascoltate. Fino ad oggi. Lettera (e fatti) morti.
È una guerra anche questa.
Sullo sfondo la grande rivoluzione dell’oculistica avvenuta in pochi anni: con le molecole Avastin-Lucentis si è trovato il rimedio alla maculopatia e si è evitata la cecità a un anziano su tre. Fino al 2010 gli over 70 colpiti dalla malattia della retina gravavano sugli assegni di invalidità, i più corposi; oggi, grazie a questa scoperta e, pensione permettendo, impiegano il loro tempo fra cinema e cruciverba.
Il farmaco ė una gallina dalle uova d’oro. In tre anni raddoppia il fatturato della spesa oculistica. Bisogna garantire fertilità alla gallina. Costi quel che costi.
Per questo c’è guerra.
Pur di far fuori Avastin si sono raccontate bugie. Per molti di noi un film già visto, con la melatonina, con il virus H1N1 (aviaria e suina), con il papilloma, con le staminali mesenchimali: “Nuoce gravemente alla salute” si racconta, e pazienza se gli studi non esistono: ci sono i telegiornali. E perchė gli ospedali continuano a prescrivere il farmaco caro? “Perchė ė rimborsato” ci rispose il direttore lombardo della Sanità, Walter Bergamaschi. Infatti, per via dei paletti di Aifa, la rimborsabilità di Avastin è limitata a una malattia sola della retina. C’è da aggiungere che è un farmaco off label – nato con un’altra indicazione – e poi ė caduta un’altra bomba: il ministero ha messo per iscritto “che se i medici seguono le linee guida, in caso di incidenti spiacevoli, non avranno conseguenze penali; altrimenti sì“. (Ps Questo aspetto è stato ripreso nel Ddl che si sta discutendo in parlamento sulla responsabilità medica).
In queste ore, inaspettata, è arrivata la resa degli oculisti. “Non è cambiato niente – ha annunciato Matteo Piovella alla conferenza stampa Soi in vista del congresso nazionale a Roma – Su 7.000 oculisti solo 100 prescrivono Avastin. Ogni anno 360milioni di euro se ne vanno per Lucentis. Ma oggi non vorremmo discutere di questo. Piuttosto ci siamo accorti che la terapia con Lucentis non è eseguita in maniera completa, guardando ai dati lombardi si nota che al posto di sette iniezioni a paziente se ne fanno tre.” E vai a capire se è perchè costa troppo o perchè è complicato contattare gli anziani sette volte l’anno…
Fallimento delle terapie, vittoria della malattia, sotto l’impero del farmaco caro.
Eppure, ha ricordato Piovella, l’oculistica italiana avrebbe tutte le carte per emergere. “La specializzazione tecnologica ha permesso di migliorare le diagnosi e le terapie. Ad esempio, fino agli anni ’70, l’operazione di cataratta, che oggi rappresenta l’80% degli interventi oculistici, aveva una percentuale di complicanze dell’80%, oggi, le stesse, si sono ridotte al 3%”.
Passi in avanti esponenziali non solo per la cataratta, anche per la chirurgia della retina e per il glaucoma.
Peccato che il sistema sanitario nazionale, prosciugato da una gestione scriteriata di cui Lucentis è un luminoso esempio, sia un quasi morto che cammina. “Facciamo interventi di cataratta impiantando l’unico cristallino che viene rimborsato, il monofocale. Ma questo non permette di correggere gli altri difetti visivi. I cristallini trifocali di ultima generazione, che eviterebbero all’anziano anche gli occhiali da lettura, sono a pagamento”. Piovella riflette anche sul “vuoto di competenze” che si crea nei nostri ospedali: circostanza che motiva i giovani professionisti a cercare alternative all’estero.
Si dirà che il cristallino trifocale è un lusso. Ma quando scopriamo che negli ospedali i chirurghi operano senza anestesista, presenza obbligatoria (anche se linee guida assolveranno il medico!) il fuggi fuggi dalle corsie sarà l’ennesima conseguenza di questa guerra. “Le risorse non coprono i costi delle nuove tecnologie e neppure gli interventi risolutivi – denunciano gli oculisti – una volta si diceva che in ospedale si trovava il meglio, ora non ė più così”.
Denuncia Roberto Bellucci, presidente della Società europea di chirurgia della cataratta, che “una giovane donna con cataratta provocata da steroidi si è dovuta pagare l’intervento di tasca propria”.
Piovella ricorda però che “siamo gli unici al mondo ad avere un sistema sanitario solidale e che quello inglese è il peggiore della Ue”.
Di fatto abbiamo visto che il sistema sanitario è uno scheletro quando deve assistere e un’idrovora (incapace di guardare al proprio interesse) quando acquista farmaci e vaccini.
A noi torna in mente l’antica proposta dei lettori di questo blog: lo Stato ci assegni un buono sanità proporzionato alle tasse versate, uguale per tutti. Ognuno se lo spende in caso di necessità, negli interventi e nelle terapie prescelte suggerite dai medici che finalmente tornerebbero a consigliarci in scienza e coscienza.
Sarebbe la fine degli sprechi e anche il modo di glorificare l’epilogo di questa guerra.
Ps. se siete favorevoli al buono sanità, scrivetemi.
Ps. ricordate che il glaucoma è detto “il ladro silenzioso della vista”, è una malattia del nervo ottico che non dà segnali, quando ci si accorge di averlo si è già in parte ciechi (cecità irreversibile). Come si previene? Facendo una visita accurata dall’oculista, a partire dai 50 anni, ogni due-tre anni. Individuando il glaucoma prima che danneggi il nervo ottico, lo si può curare con un collirio.