Era il febbraio del 2011 e il pensiero del blog nacque come un sogno, la sera di Natale, o forse la notte. Perché il buio cela spesso trasformazioni importanti (da come funziona il nostro corpo “dentro” a quanto c’è di universo “fuori”), l’ho appreso in seguito.

Cari amici, grazie di avermi accompagnato in questo viaggio. E grazie di esserci ancora.

In 120 mesi di articoli ho dimenticato molte notizie su cui ho lavorato, a ben guardare anche qualche progetto iniziale, come spesso accade quando ci si mette in cammino e all’incrocio si sceglie dove andare. Ma non ho certo dimenticato che se questo blog continua a pulsare –  di letture e commenti e rimbalzi in rete – è solo merito vostro che avete  raccolto i semi – quando c’erano – e li avete portati lontano.

Da soli non siamo niente, anzi, “da soli non siamo” come hanno intuito tanti maestri del passato. E certo che le ignoranze sono diverse ma la peggiore, quella che provoca più guai e dispiaceri, è credersi monadi e che finisca tutto lì.

Invece siamo una rete, certamente ciascuno un universo, non così chiaro neppure a noi stessi. Ma siamo universi connessi.

La ricchezza più grande che mi è arrivata da questa finestra sul web è l’amicizia con molti di voi: gli incontri, le discussioni, i convegni. Ho compreso gli errori e da dove ripartire, ho tagliato rami secchi per cercare di rifiorire, ho sperimentato anche la “serendipità”, intesa come l’imbattersi in tesori inaspettati mentre ci si dedica ad altro. Sì, il web è una grande invenzione quando non ha la pretesa di sostituirsi a noi, alle relazioni di carne ed ossa: riflessione più attuale che mai oggi, che, insieme ad altri otto autori, ho affidato al libro Abbracciamoci. 

Il mio pensiero va anche a chi non c’è più. Ricordo Franca e le nostre chiacchierate in gelateria, come ricordo Bruno fra i lettori del blog. E tutti i bambini con malattie rare, i cui genitori hanno provato ad alleviare le sofferenze con le cellule staminali finendo in tribunale e scontrandosi con il ministero, perché la loro era “una pretesa sbagliata”. Sono le leggi umane che spesso non coincidono con quelle del cuore. (Antigone, Sofocle)

A cosa ha portato quel dolore e dove sia il senso me lo chiedo ancora oggi. Sono certa però che una ragione vi sia, anche se non riusciamo a coglierla, perché non tutte le cose importanti si vedono o si toccano.

L’insegnamento giunge solo a indicare la via e il viaggio, ma la visione sarà di colui che avrà voluto vedere (Plotino). Ringrazio Mara di aver rispolverato in me il ricordo di Plotino.

Come foto ho scelto un’immagine della Rete di Indra della tradizione buddista. E un viaggiatore che fa esperienza del Sublime kantiano, ciò davanti a cui l’uomo si sente piccolo. Durante il nostro cammino non possiamo far altro che contemplare la potenza della Natura. E davanti a quello che mette in scena l’uomo non possiamo fare altro che osservare e scegliere.

 

 

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