La notizia appare assurda: un tedesco di 62 anni ha dichiarato di essersi vaccinato 217 volte fra il 3 giugno 2021 e il 7 novembre 2023 perchè aveva paura di ammalarsi di Covid. Dichiara di star bene e da alcune analisi è emerso che ha sviluppato tanti anticorpi contro il Sars-Cov-2.

Le sue paure sono costate 4.000 euro allo Stato. Ma l’uomo, un senzatetto di Magdeburgo, è stato anche indagato dalla Procura per frode. Si suppone che abbia avuto intenzione di vendere certificati vaccinali falsi e anche che lo abbia fatto.  Poi però le autorità hanno archiviato l’indagine con la motivazione che “il soggetto non era idoneo a sostenere un processo”.

Il caso è finito su Lancet. Ricercatori dell’Università di Erlangen e dell’Ospedale universitario di Erlange hanno appreso dell’ossessione del clochard a ipervaccinarsi leggendo le cronache locali. Ne hanno analizzato alcuni campioni di sangue e hanno documentato che il suo sistema immunitario non solo funzionava normalmente, ma che alcune cellule di difesa e anticorpi contro Sars-CoV-2 erano significativamente più numerose rispetto alle persone che avevano ricevuto solo tre vaccinazioni.

L’uomo avrebbe ricevuto otto vaccini differenti, compresi quelli a mRNA, sarebbe riuscito a provare di aver fatto 108 iniezioni ma la Procura ha trovato documenti di 130 inoculi in nove mesi.

Come si spiega allora il numero 217?

Da quanto risulta è un auto-dichiarazione. L’uomo è stato creduto dai ricercatori, i quali durante l’approfondimento sul suo caso lo avrebbero vaccinato per la 217esima volta.

Che dire? La storia trabocca di grossolane lacune ma è stata addobbata da Lancet – non proprio una rivistina – con i crismi della scientificità.

Le conclusioni perciò sono interessanti: secondo Lancet l’uomo ipervaccinato sta bene, non ha avuto alcun evento avverso e – pensiamoci- neppure un alone sul braccio conseguenza delle centinaia di inoculi. Poi non ha preso la Covid e ha tanti anticorpi. Tuttavia, aggiungono gli scienziati, il suo esempio non è da imitare.

Qui trovate la storia commentata sagacemente.

In più le considerazioni dell’epidemiologo Stefano Petti:

“La prima anomalia sta nel fatto che nelle linee guida Lancet precisa di non accettare case reports, perché irrilevanti dal punto di vista scientifico. Ebbi modo di contestarne uno, sempre su Lancet, nel 2012 ma non ottenni risposta né dibattito pubblico. Se ne deduce che quando c’è un interesse “particolare”, la rivista accetta case reports. Ma è ancora più grave che Lancet non si premuri di verificare quanto descritto dagli autori, pur essendo un suo dovere”.

E poi, aggiunge Petti, “i dubbi sono molti di più delle certezze e restano senza risposte:

Come fanno i medici a non trovare tracce delle punture sul braccio dei giorni precedenti? Mai un livido? Mai una domanda?

Come mai, se il sessantaduenne aveva così paura della Covid, ha fatto pochissimi tamponi? Solo due durante le prime 90 dosi.

Invece dal maggio 2022 all’agosto 2023 ne ha fatti tantissimi”.

E ancora:

“Come mai sono stati trovati alcuni certificati vaccinali a nome di altre persone? Come mai la magistratura tedesca, molto impegnata a trovare i falsi vaccinati (come da noi) ha cominciato le indagini e poi le ha archiviate? Perché non c’è nessuna traccia della documentazione di oltre 80 vaccinazioni? E come mai i ricercatori hanno accettato il numero di dosi dichiarato e senza prove?”

Conclude Petti: “Chiediamoci quanto può essere credibile quanto accettato: in un’epoca in cui si contavano addirittura i minuti della scadenza dei tamponi, non si sa questi vaccini sono stati somministrati e a chi”.

Benvenuti nella scienza dei vaccini.

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