Zitto zitto, quatto quatto, il 26 febbraio era riapparso in un decreto legge il Green Pass nella nuova variante europea proposta dall’Oms. Non ne abbiamo scritto qui ma nessuno di noi accolse bene “il colpo di mano” pubblicato in Gazzetta ufficiale, l’avvento di una tessera sanitaria sovra italiana da utilizzare come lasciapassare per varcare le frontiere (e, all’uopo – come aimè si è visto- per tanto altro). Nei disegni dell’Oms il nuovo GP dovrebbe servire a “potenziare la sanità digitale, quindi il Fascicolo sanitario elettronico e a sviluppare la piattaforma di verifica del Green Pass usato durante la pandemia”.

Reintrodurre un Green Pass significa non aver appreso alcuna lezione dalla sofferenza. Ed è il motivo per il quale non vediamo di buon occhio nessuna tessera premiante.

Perché un conto è la situazione, sempre esistita, di un’infezione endemica in certi Paesi, dalla malaria alla febbre gialla, che porta quei governi a richiedere la vaccinazione per entrarvi. Ben altro è un Green Pass imposto preventivamente e obbligatoriamente a ciascun cittadino, un documento che funziona come lasciapassare in base ai dati personali, le vaccinazioni ad esempio (quali, quante e perché, chiediamoci. Abbiamo una UE che si proclama a favore del diritto di ciascuno di rifiutare il proprio sesso, il proprio bimbo in grembo e la propria vita e tuttavia ci impedisce di rifiutare un farmaco, specie se sperimentale. Tralasciamo di ricordare che per imporci i trattamenti sanitari coatti la UE ha utilizzato il denaro pubblico senza nemmeno l’accortezza di farci risparmiare ma anzi gonfiando i prezzi il più possibile pur di favorire il marito della presidente della Commissione europea, situazione incresciosa, compresa la trattativa privata fra l’ad di Pfizer e la stessa von der Leyen che meriterebbe chiarimenti e scuse).

Una card con i dati personali riservati non si mette in mano a chi ha dimostrato di brandirla come un’arma contro la nostra stessa sopravvivenza.

Anche quando era chiaro che i vaccini non impedivano nè la trasmissione dell’infezione nè la malattia stessa, nel giugno 2021, il GP è stato usato in maniera premiante/punitiva. Ad esempio per impedirci di frequentare le università, di lavorare, di salire sui mezzi di trasporto, di visitare gli anziani e i malati ricoverati. Senza vaccinazioni non si poteva cenare al ristorante o fare colazione al bar,  gli adolescenti non hanno potuto praticare sport neppure all’aperto neppure se non utilizzavano gli spogliatoi pubblici (si veda quanto accaduto alla Forza e Coraggio di Milano). Il diktat arrivava dall’alto e via via chi aveva una qualche responsabilità anteponeva la scusa del “far rispettare le leggi” a qualsiasi forma di buonsenso.

Dati personali regalati + stato di emergenza (condizione quest’ultima non necessariamente innescata da una pandemia) sono gli addendi perfetti per arrivare alla tecnocrazia sottraendo democrazia. Perciò occorre tenere gli occhi bene aperti ed evitare di firmare assegni in bianco. Guai ad accettare un lasciapassare sanitario, con vincoli e condizioni, senza sapere quali “pericolose emergenze” potrebbero presentarsi e a quali altrettanto rischiose soluzioni ci costringerebbe la UE.

Il lungo preambolo è d’obbligo per salutare la recente notizia, poco amplificata, con un Evviva.

Con un emendamento del governo depositato in commissione Bilancio alla Camera è stato riscritto l’intero articolo 43 del dl Pnrr ed eliminato ogni riferimento all’adesione dell’Italia alla rete green pass dell’Oms. Leggete qui: il fascicolo sanitario elettronico verrà aggiornato secondo le regole del ministero italiano. E va bene così.

Pericolo scampato?

Il direttore dell’ufficio Oms per l’Europa Hans Kluge non ha apprezzato e ha intimato “L’Italia ci pensi bene”, facendo intendere che senza l’Oms e il Green Pass globale non saremmo in grado di proteggerci, “Le minacce alla salute sono una responsabilità condivisa” ha aggiunto Kluge.

E certo che ne ha di coraggio l’Oms (a proposito quando l’Italia smetterà di finanziarla?) ad attribuire lo sfascio della sanità italiana “alla mancata cooperazione europea”. E noi dovremmo dormire sonni tranquilli affidando la nostra sicurezza a un’organizzazione che non dichiara i propri conflitti di interesse, che il 27 maggio chiederà agli Stati (che ormai non rappresenta più) di cederle le rispettive governance sanitarie, che continua a omettere che i vaccinati possono trasmettere l’infezione, che non ha mai divulgato un documento su come curare la Covid, che nel 2020 suggeriva di non fare le autopsie “per salvaguardare il personale sanitario e gli operatori del settore funerario”. Già. Oms ha ignorato la trasmissione aerea del virus fino a quando 250 scienziati da tutto il mondo non le hanno dato prova che l’80% delle infezioni avveniva tramite goccioline di aerosol.

Le stravaganze non finiscono qui. Nella conta dei decessi Covid sono finiti i morti di tumore e di malattie cardiocircolatorie che avevano tampone positivo, tanto per gonfiare il pericolo e aumentare la paura collettiva. E sui danneggiati da vaccinazione nemmeno mezza parola.

Il nostro grazie a Orazio Schillaci e alla maggioranza che ha sostenuto questo primo risultato. Vi invito a leggere i 10 motivi per i quali l’Oms va fermata elencati dal senatore leghista Claudio Borghi

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