Per famiglie e piccole medie imprese serve immediata liquidità
È da moltissimo tempo che lo ripeto con forza: “Serve liquidità”. È da quando ci troviamo nel mezzo della pandemia attanagliati dall’emergenza Covid-19. Mentre il Governo giallorosso programmava le chiusure in maniera schizofrenica, con decreti pasticciati, c’era chi gridava, come noi: “Serve liquidità. Serve liquidità a cittadini e imprese per poter sopravvivere”. Da marzo ad oggi, purtroppo, però quell’appello è apparso pressoché inascoltato da parte dell’esecutivo. In vista di un autunno incerto dal punto di vista economico quelle parole vanno più che mai rilanciate: “Serve liquidità”.
A conferma di ciò che sto dicendo diamo una reale dimostrazione. In sei mesi sono stati chiesti nella nostra Nazione prestiti per oltre 71 miliardi. Sono circa un milione le domande effettuate per poter accedere ad un prestito pervenute al Fondo di garanzia per le piccole-medie imprese. La maggior parte delle domande riguardano finanziamenti fino a 30mila euro, con copertura al 100%. Ora la domanda che viene spontanea è la seguente: il sistema delle imprese in Italia sarà in grado così di reggere a lungo con una crisi che non accenna a diminuire, ma anzi che aumenterà con l’autunno? La risposta è semplice quanto allarmante: NO! Non riuscirà a ripartire ed avrà bisogno di moltissima liquidità reale che le consenta di poter sopravvivere evitando di fallire e di superare questo momento così drammatico. Stando ai dati pubblicati dal Sole 24 Ore ci sono diverse spie di allarme accese: secondo la rilevazione su 1,3 milioni di imprese il 58,4% prevede di avere problemi di liquidità nei prossimi sei mesi (quasi il 75% nei settori turismo e ristorazione). L’articolo del Sole 24 ore spiega: “Mcc segnala poi, tra le altre, 4.638 operazioni di rinegoziazione e/o consolidamento del debito con credito aggiuntivo di almeno il 10% del debito residuo e con incremento della percentuale di copertura all’80% o al 90% e altre 4.713 di rinegoziazione e o consolidamento del debito con credito aggiuntivo di almeno il 25% del debito residuo”. Un mix dì esigenze di cassa e ristrutturazione del debito che sono lo specchio delle esigenze, tra la necessità di mantenere l’equilibrio finanziario e il bisogno di sostenere un’eventuale ripresa in un panorama in cui, come confermano molti operatori, le filiere sono quasi interrotte e i pagamenti non arrivano.
Per questo occorre che il Governo inietti immediatamente liquidità nel circuito economico. Io Andrea Pasini da giovane imprenditore di Trezzano Sul Naviglio, in provincia di Milano, vedo quotidianamente molti piccoli e medi imprenditori che non riescono più a reggere con le proprie forze economiche all’urto di questa devastante crisi economica. Ora diciamolo chiaramente: se il Governo giallorosso a guida Conte non interviene immediatamente sostenendo concretamente questi colleghi imprenditori, tempo qualche mese saranno costretti a tirare giù le serrande delle loro attività commerciali. Servono soldi veri, quelli che si possono toccare e che devono arrivare alle piccole-medie imprese nel volgere di breve. I commercianti dei fantamiliardi europei se ne fanno ben poco. Il Governo deve immediatamente far arrivare fondi alle aziende e ai cittadini in difficoltà, ma non 600 euro al mese, come sono stati dati alle partite Iva perché non bastano, serve più danaro perché solo così si potrà riuscire a salvare il nostro tessuto economico. Aspettare ancora significherebbe essere i mandanti della distruzione totale del sistema economico italiano e del fallimento del nostro Paese. www.IlGiornale.it