L’Italia produce un salva vita contro il Covid perché si tarda a testarlo in Italia
Il coronavirus continua a correre e il numero delle vittime in Italia sfiora ormai 100.000. Il ministro Speranza, che ha mantenuto la sua poltrona in nome di una fantomatica continuità, a un anno dallo scoppio della pandemia non offre soluzioni diverse dal lockdown che ci terrà chiusi in casa per la seconda Pasqua consecutiva oltre che fare definitivamente fallire centinaia di piccole e medie imprese.
Gli italiani sono stanchi, e vogliono di più. Perché non stiamo puntando ad esempio, visto che i vaccini per una serie di motivi che tutti conosciamo stentano ad arrivare, maggiormente sugli anticorpi monoclonali? La stessa Aifa ha ritenuto «a maggioranza, che in via straordinaria e in considerazione della situazione di emergenza, possa essere opportuno offrire comunque un’opzione terapeutica ai soggetti ospedalizzati e non che, pur con malattia lieve/moderata, risultano ad alto rischio di sviluppare una forma grave di Covid-19». Un via libera che Speranza sembra non avere ancora accolto.
Perché non utilizzare una cura che si è dimostrata più volte efficace? Eri Lilly, uno dei produttori di anticorpi monoclonali (con sede in Italia), ha dichiarato che il suo mix riduce «significativamente i ricoveri e i decessi correlati a Covid-19 in pazienti ad alto rischio e con recente diagnosi». Fabio Landazabal, presidente e amministratore delegato di Gsk spa, ha invece sottolineato come la produzione di anticorpi monoclonali sia «anche la conferma che fare innovazione è la strada migliore per uscire al più presto dall’emergenza pandemica e che l’Italia, ancora una volta, ha un ruolo importante da svolgere».
Gli anticorpi monoclonali sono ritenuti da molti esperti una delle più promettenti armi contro il Covid-10. Come il plasma, sono anticorpi esogeni ovvero sostituiscono quelli prodotti dall’individuo stesso in seguito all’esposizione al virus o al vaccino. Diversamente dal plasma, però, consentono di industrializzare il processo produttivo. Cosa ci ferma dall’utilizzare una cura che può essere prodotta completamente nel nostro Paese e che il presidente dell’Aifa Giorgio Palù ha definito «salvavita»?
L’azienda Eli Lilly, ha pubblicato lo scorso 26 gennaio i risultati della sperimentazione della Fase 3 del suo mix di anticorpi monoclonali. Il trattamento riduce il rischio di ospedalizzazione e morte per Covid-19 del 70% in pazienti ad alto rischio. Non solo, gli anticorpi neutralizzanti che vengono utilizzati da Eli Lilly sono gli stessi ad essere stati utilizzati dall’ex presidente Usa, Donald Trump.
E se tutte queste informazioni non bastano a convincere il ministro Speranza, in un comunicato ufficiale, l’azienda Gsk anch’essa con una produzione italiana spiega come il loro trattamento funzioni anche contro le varianti del virus. L’anticorpo VIR-7831 viene prodotto nello stabilimento di G.S.K. spa di Parma specializzato in anticorpi monoclonali innovativi che sta già fornendo a tutto il mondo per il trattamento di altre malattie come Lupus, Asma grave e Mieloma multiplo.
Una storia di eccellenza che potrebbe aiutarci a fermare questo male che tiene in scacco tutto il mondo. Presidente Draghi visto che il suo Ministro all salute Speranza ancora tergiversa nel dare immediatamente il via libera alla somministrazione degli anticorpi monoclonali ai malati di COVID che possono concretante salvare molte vite, prenda di petto lei la situazione e decida celermente di dare il via libera alla somministrazione, come del resto fanno in moltissimi paesi nel mondo e in Europa degli anticorpi monoclonali. Tra l’altro questi anticorpi sono prodotti orgogliosamente nel nostro Paese. www.IlGiornale.it