C’è un simbolismo perverso tra l’assassinio di Shinzo Abe e la contemporanea fine dell’allegra politica monetaria mondiale. Nei 12 anni tra il 2008 e il 2020, la Federal Reserve americana ha creato dal nulla l’equivalente di 600 anni di moneta rispetto agli standard del secolo precedente, ma anche l’ex premier giapponese è stato un importante interprete di quel tipo di politica monetaria, tanto che solo per lui fu coniato un termine: Abenomics. Non è stata l’oceanica liquidità mondiale a provocare l’attuale inflazione (in Giappone l’inflazione per ora è sotto controllo, con e senza Abenomics), ma quella politica di “kick the can down the road”, rimandare a future generazioni il saldo del conto, ora obbliga le Banche Centrali a camminare su una sottile linea di terra tra due precipizi: inflazione da una parte, recessione dall’altra, e l’impossibilità di tornare indietro, o fermarsi.

Per un oscuro scherzo del destino, uno dei più feroci critici dell’allegra politica monetaria, il politico tedesco Wolfgang Schauble, nel 1990 subì a sua volta un gravissimo attentato quando era Ministro dell’Interno. Sopravvisse, ma le sue gambe rimasero paralizzate, fu costretto a una sedia rotelle, e la sua mascella ricostruita chirurgicamente infligge da allora una maschera dura e sofferta al suo viso.

Durante la crisi del debito europeo di inizio anni Dieci, l’allora Ministro delle Finanze incarnava con quella dura maschera il perfetto parafulmine per chi non era tedesco. C’era il buono, Mario Draghi, che da Presidente della BCE salvò l’euro con le famose parole “whatever it takes”, e poi c’era lui, il cattivo Schauble, che si opponeva al salvataggio dei Paesi insolventi tramite lo stampo di moneta e l’acquisto dei loro titoli di stato. Non ho un’opinione univoca a proposito: da un lato credo davvero che Draghi abbia salvato la moneta comunitaria, dall’altro ho sempre pensato che fosse uno scherzo da prete rimandare il pagamento del conto a una futura generazione, nella speranza che nel frattempo qualche importante scoperta tecnologica riassorbisse miracolosamente tutta quella liquidità. Dallo scherzo da prete alla politica del pagliaccio il salto è breve.

Con la fine dell’allegra politica monetaria, finirà anche l’era dei pagliacci che diventano politici e i politici che si travestono da pagliacci? Non se ne può più. Per rigenerarsi tocca guardare su YouTube le noiosissime tribune elettorali degli anni Settanta (qui), dove uomini austeri non concedevano nulla alla distrazione, al ricciolo, al fronzolo. Se in Italia il comico Beppe Grillo sta assistendo allo sgretolamento della sua creatura politica, in Gran Bretagna il dimissionario Boris Johnson ha incarnato l’essenza dello statista travestito da saltimbanco. Il Primo Ministro, tra l’altro, era colui che a inizio pandemia invocava invano l’immunità di gregge; nei giorni scorsi, invece, l’immunità è stata negata a lui da quello stesso gregge che Boris ha citato due volte con elegante rancore nel suo discorso di addio: «The herd instinct is powerful, and when the herd moves, it moves».

A proposito di mandrie, Helmut Kohl quando negli anni Novanta riunì le due Germanie sembrava un pastore tedesco che governava un gregge di decine di milioni. Angela Merkel, con tutto il rispetto per una persona seria come lei, nei sui 16 anni di mandato pareva una pecora governata da decine di milioni di pastori tedeschi. Colpisce il candore dell’ex cancelliera nella sua prima intervista da privata cittadina: «Ho sempre saputo che Putin voleva distruggere l’Europa». Se lo sapeva, perchè insieme ai lucrosi affari della Germania con la Russia del satrapo, non ha contemporaneamente spinto per la formazione di un esercito europeo? Mia figlia Petra quando era molto piccola aveva una sintesi tutta sua sulla fiaba di Cappuccetto Rosso: «Prima di entrare nel bosco, bisogna prendere il lupo per mano». Non credo però che le opinioni di Angela e Petra bambina siano un campione sufficiente esteso per stilare una statistica su cosa esattamente pensano le donne.

Conosciamo invece l’opinione di un’importante analista di relazioni internazionali. Secondo Constanze Stelzenmüller, la sorprendente frase della Merkel dimostra l’approccio tenuto dell’ex cancelliera nell’affrontare i problemi: comprenderli a fondo, per poi scegliere di gestirli piuttosto che risolverli (Financial Times, 22 Giugno 2022). In politica monetaria, l’illusione di procrastinare la risoluzione dei problemi è stata smascherata dall’inflazione. Quella di Angela Merkel, da una guerra.

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