Su un volo di linea New York Londra, due persone adulte bevono qualche bicchiere di Champagne, e poi decidono di avere un rapporto sessuale. Prima di arrivare a destinazione, lei si pente e denuncia di essere stata stuprata. Dopo l’atterraggio l’uomo trova la polizia ad arrestarlo.

In Puglia una donna è ospite nella stanza di albergo di un noto regista, ma quando lui dopo tre giorni la riaccompagna all’aeroporto, lei lo denuncia per stupro. Il regista ora è agli arresti domiciliari, mentre la notizia della sua eventuale assoluzione comparirà in un trafiletto a pagina 35 dei giornali del 2032. Nel frattempo l’uomo avrà perso tutto, e magari sarà anche morto.

Sui media il processo al regista è sommario, e non è meno devastante del processo vero e proprio che in Italia avrà tempi biblici. Sommario per sommario, non è mediaticamente legittimo sapere se nella camera d’albergo la donna girasse in perizoma oppure in burkini? In un processo mediatico e approssimativo, non è logico chiedersi se il biglietto d’amore della donna rinvenuto nella camera d’albergo sia compatibile con lo stato d’animo di chi è stata stuprata? Non è mediaticamente accettabile domandarsi se un uomo di 70 anni sia in grado fisicamente di tenere per tre giorni una donna di 30 chiusa in una stanza contro la sua volontà?

Il femminismo deflagrato dopo il movimento MeToo è fuori controllo. Ignorare il nesso tra femminismo andato a male e la sentenza che negli Stati Uniti vieta il diritto all’aborto, è come quella tribù che non comprende la correlazione tra sesso e gravidanza. Dal punto di vista logico non esiste alcun legame tra iper-femminismo e il verdetto della Corte Suprema americana, ma le forze reazionarie, quando si scatenano, agiscono in modalità “ndò cojo, cojo”. Dopo la Rivoluzione Francese e le guerre napoleoniche, il Congresso di Vienna riportò indietro di qualche decennio le lancette dell’evoluzione umana; ci vollero poi 33 anni prima di arrivare al 1848, e rimettere di nuovo in circolo tutto un ordine di idee.

In situazioni intime contemporanee, se una donna chiede di essere sculacciata, l’uomo deve ormai preoccuparsi di non lasciar impresse le sue impronte digitali come codici a barre. Collettivamente, invece, dobbiamo preoccuparci del rischio ben peggiore che future leggi retrograde vengano adottate per bilanciare in modo illegittimo il peso scazonte di un femminismo fuori di testa.

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