Date agli abitanti di un quartiere un gruppo Whatsapp intitolato a un nuovo vicino sufficientemente “strano”, e in poco tempo lo trasformeranno in potenziale orco. Si chiama contagio psichico, e l’era digitale ha peggiorato questo fenomeno. Prima esisteva la piazza dove il contagio, la maldicenza, si trasmetteva in progressione aritmetica di bocca in bocca. L’era digitale non ci ha resi più illuminati o più imbecilli, ma infinitamente più rapidi, e il contagio ha subito un’accelerazione geometrica.

E’ quello che è accaduto lo scorso Marzo quando è fallita la californiana Silicon Valley Bank, con un effetto domino su altre tre banche. Come ha scritto Gillian Tett (Financial Times, 21 Aprile 2023), nelle settimane seguenti un gruppo di economisti ha elaborato milioni di “cinguettii” di Twitter, per poi giungere alla conclusione che l’esposizione sui social networks porta al rischio di panico bancario, anzichè semplicemente riflettere (descrivere) quel rischio. In altre parole, gruppi tribali di investitori “montano la panna” a suon di tweet e finiscono per contagiare tutto l’ambiente, innescando la corsa allo sportello.*

Gillian Tett ha raccontato (FT, 8 Aprile 2023) la sua esperienza di cronista di tre crisi finanziarie deflagrate in decenni diversi. Quando il sistema bancario giapponese andò a carte quarantotto nel 1997-98, internet era ancora agli albori. Per ottenere dati attendibili sul panico bancario in atto, la Tett dovette cercarli fisicamente per le strade di Tokyo, anche perchè gli interlocutori governativi fornivano ai giornalisti stranieri notizie diverse rispetto a quelle riservate ai reporter locali.

Così come il canarino che muore nella gabbietta indica la presenza di gas tossici in una miniera, il valore dei “credit default swaps” (CDS) misurano la fiducia che gli investitori hanno di una banca. Nei giorni drammatici del fallimento della Lehman Brothers nel 2008 c’era molta più trasparenza rispetto alla crisi di dieci anni prima, ma per monitorare il prezzo dei CDS la cronista doveva comunque interpellare direttamente i banchieri, perchè le cifre individuali non erano alla portata di tutti.

Nella crisi bancaria del Marzo 2023, invece, tutti i “canarini” di tutte le “miniere” erano visibili, ma questa trasparenza abbinata al contagio psichico sui social networks e la velocità con cui hanno potuto trasferire altrove i loro depositi ha reso obsolete le prove di stress per valutare la resilienza delle banche in situazione di crisi.

I meccanismi del contagio psichico non sono molto diversi dal contagio pandemico ancora fresco nella nostra memoria, con una sostanziale differenza: se con il Covid le misure più efficaci sono state lockdown e mascherine, azioni analoghe sulla nostra psiche sono impensabili, perchè equivarrebbero a vietare la libertà di espressione sui social networks.

Nel 1984 i clienti della Continental Illinois ci misero una settimana prima di prelevare fisicamente metà dei depositi della banca, che poi fallì. Per i clienti della SVB è bastato un “click” e poche ore per dissanguarla.

Così come Lucky Luke era più veloce della sua ombra ad estrarre la pistola dalla fondina, il contagio psichico e i nostri “click” seguono istinti molto più veloci del pensiero razionale. L’umanità ha già affrontato un problema simile, introducendo procedure complesse per rallentare il movimento dei polpastrelli sui bottoni nucleari. Un’esperta mi smentirà, ma forse l’unico modo per limitare i futuri panici bancari sarà quello di rallentare i “click” più che sperare di limitare i contagi psichici che nell’era digitale hanno la peculiarità di nascere contemporaneamente endemici, epidemici e pandemici.

 

*Naturalmente c’erano criticità reali nella Silicon Valley Bank, ma lo scopo di questo articolo è descrivere il contagio, la velocità delle transazioni e il rischio dell’effetto farfalla dall’altra parte del mondo.

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