Benjamin Netanyahu è messo di traverso come una lisca di pesce nella gola di Israele, e non c’è verso (o rutto) che tenga. «Mangia un pezzo di pane!» consigliava la mamma. «Bevi un bicchiere d’acqua!» sosteneva il papà. In realtà a Israele servirebbe un incarico istituzionale sufficientemente ambiguo come nel 2011 la Presidenza della Repubblica italiana. Con uno come Giorgio Napolitano nelle vicinanze, Netanyahu sarebbe già caduto.

Purtroppo o per fortuna, quando è ora di cambiare marcia le democrazie sono meno efficaci delle dittature. Nei sistemi autoritari esiste l’uomo forte che cambia il corso della Storia con uno schiocco di dita. Le democrazie hanno tempi più lunghi, come l’inversione a U in mezzo al mare di una grande petroliera.

Al contrario dei due precedenti sistemi sopra citati, l’Italia nel 2011 assomigliava più a una tragedia greca, con il Deus ex Machina del Quirinale preda di ideologie alla moda, come quella di aderire entusiasticamente all’idea di bombardare la Libia, e smaltire la “lisca Gheddafi”.

In Francia è in corso un processo per appurare indirettamente se la “lisca Gheddafi” fosse effettivamente conficcata nella gola della Libia, che ancora ne paga le conseguenze, o più probabilmente in quella dell’ex Presidente Nicolas Sarkozy, smanioso di eliminare le prove degli ingenti finanziamenti ricevuti proprio da Gheddafi nella campagna elettorale del 2007. In caso di condanna definitiva dell’ex presidente francese, le mansioni del Presidente della Repubblica italiana subiranno un riesame, avendo avuto nel 2011 il ruolo di cavallo di Troia degli interessi del piccolo Napoleone transalpino?

Nel frattempo, in Israele qualcuno valuterà se la situazione disastrosa odierna possa essere risolta da uno dei suoi principali responsabili.

Tag: , ,