Qualche tempo fa sul Financial Times ho trovato una notizia sorprendente: il Giappone è in allarme per la truffa “ore ore” (“sono io, sono io”) il fenomeno di derubare gli anziani imitando al telefono la voce di un figlio o di un nipote che chiede soldi. Ma come? Ci avevano sempre descritto la cultura confuciana degli asiatici, e i giapponesi in particolare: onestà, rispetto delle regole e delle persone anziane, delinquenza ai minimi.

Ho sempre saputo, e mai veramente compreso, che le comunità occidentali poggiano sul senso di colpa come controllo sociale, quelle orientali sulla vergogna, con una presunta superiorità morale delle seconde sulle prime. In Giappone, quello che gli altri pensano di un individuo ha un impatto importante sul suo comportamento, e la vergogna si manifesta attraverso i sentimenti collettivi negativi nei suoi confronti. Qui da noi, invece, l’individuo è libero entro il raggio d’azione indefinito del senso colpa che gli hanno inculcato, e che lui ha introiettato.

Può la differenza tra vergogna e colpa spiegare il fenomeno giapponese delle truffe telefoniche, perpetrate in condizione di anonimato? La vergogna è attiva fino a quando c’è un’identità, ma quando questa scompare dalla vista, anche quell’emozione smette temporaneamente di esistere. Se commetto un’azione riprovevole in un grande spazio affollato e buio, posso provare senso di colpa, non vergogna, visto che nessuno saprà mai che sono stato io. Al contrario, il senso di colpa è sempre attivo, visto che anche al buio resto Andrea, padre di Petra, e titolare della mia coscienza.

Direte che anche in Italia gli anziani sono presi di mira con truffe analoghe. Vero. Ma l’indice di criminalità in Giappone è molto basso, quindi il raggiro anonimo risalta in maniera particolare. Noi Occidentali delinquiamo molto più dei Giapponesi, e lo facciamo giocando sulla tolleranza variabile del nostro senso di colpa. Nel Sol Levante, invece, sembra quasi che delinquano solo quando la vergogna, il loro sensore di controllo sociale, è temporaneamente eclissato in un angolo cieco.

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