Da tempo mi chiedo perchè le lettere dei lettori pubblicate sul Financial Times siano mediamente più incisive e di qualità rispetto a quelle sui nostri giornali. Aldo Cazzullo ha fornito involontariamente un possibile indizio sul Corriere della Sera:

«Tutte le lettere sono preziose, l’importante è che vengano da lettori, che raccontano una vicenda o pongono una questione; non da aspiranti editorialisti o collaboratori-ombra».

In un bacino pressoché infinito di potenziali interlocutori, che su argomenti di loro competenza ne sanno più di lui, Cazzullo non tollera interpretazioni, ma solo domande. Se siete fortunati, l’oracolo vi risponderà.

Le interviste di Cazzullo sono di un’ottava superiore rispetto a quelle di molti suoi colleghi, forse perchè ha la rara capacità di entrare in empatia con l’intervistato. I suoi editoriali sono utili per capire da quale parte tira il vento. Nella sua rubrica “Lo dico al Corriere”, invece, ha l’abitudine di “castrare” le lettere, estrapolando la domanda come una caramella, e scartando tutto il resto. Spesso pubblica tre lettere monche su un medesimo argomento, un po’ come i tre nipotini nei fumetti dello zio Paperone: Qui comincia una frase, Quo la continua, e Qua la finisce.

Il linguaggio scritto ha una sua dignità, e sta a quello verbale come la prova del nove alla moltiplicazione. Le bufale, che articolate verbalmente si nascondono nel contesto retorico, per iscritto vengono smascherate come banconote false sotto una lampada UV. Castrarne il contenuto è un atto arrogante.

Una lettera sul FT del 13 Aprile NON è stata concepita come editoriale, ma potrebbe diventarlo se riferita a entrambe le guerre, Ucraina e Gaza: il nome del lago Chargoggagoggmanchauggagoggchaubunagungamaugg nel Massachusetts fu coniato in seguito a un vertice tra due tribù indiane che vivevano alle estremità opposte del lago: Chargoggagogg, “tu peschi dalla tua parte”. Manchauggagogg, “io pesco dalla mia parte”. Chaubunagungamaugg, “nessuno pesca in mezzo”.

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