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02Dic 25
Un dente d’oro e l’ombra dell’uranio
Il 17 Gennaio 1961, il presidente americano Dwight Eisenhower si congedò dalla Casa Bianca con un famoso discorso sull’industria statunitense delle armi, che dalla Seconda guerra mondiale in poi aveva raggiunto dimensioni allarmanti. L’ormai ex presidente ammonì sul pericolo che quell’enorme indotto finisse per dettare l’agenda dei futuri governi americani, e non viceversa.
Nei decenni successivi, governi di sinistra e di destra inanellarono guerre, quasi tutte perse, lasciandosi dietro centinaia di migliaia di morti.
Quello che non è scritto da nessuna parte è che quel discorso, molto citato ma evidentemente inascoltato, fu pronunciato lo stesso giorno in cui la CIA faceva assassinare Patrice Lumumba, primo capo del governo eletto nel Congo indipendente. Quel 17 Gennaio, Lumumba fu torturato, ucciso, smembrato e poi sciolto nell’acido solforico della miniera fondata nel 1906 dal re del Belgio. Di lui rimase solo un dente.
A condannarlo fu un discorso del 30 Giugno 1960, giorno dell’indipendenza. Poco prima, il re Baldovino aveva celebrato il “genio civilizzatore” del suo predecessore Leopoldo II, responsabile di milioni di morti e atrocità indescrivibili. Lumumba lo smentì con fermezza. Per gli osservatori occidentali, fu un affronto.
Nell’Agosto 1960, durante una riunione alla Casa Bianca, il presidente Eisenhower chiese retoricamente se qualcuno potesse toglierglielo di torno. In seguito, confidò al ministro degli Esteri britannico che avrebbe voluto vedere Lumumba “cadere in un fiume pieno di coccodrilli”.
Secondo lo storico Stuart Reid, Eisenhower fu il primo presidente USA a ordinare l’assassinio di un leader straniero. Successivamente, il “metodo Lumumba” divenne un modello per analoghi interventi in giro per il mondo.
Sempre nell’Agosto 1960, Allen Dulles, direttore della CIA, telegrafò al suo capo stazione a Léopoldville (oggi Kinshasa): «Se Lumumba resta al potere, il Congo cadrà nel caos o in mano ai comunisti. La sua rimozione deve essere un obiettivo urgente e primario».
Ma Lumumba non era comunista. Si definiva nazionalista africano, etichetta poco rassicurante per l’egemone, anche perché l’uranio usato per le bombe sganciate 16 anni prima su Hiroshima e Nagasaki proveniva proprio dalle miniere del Katanga, regione del Congo.
Il capo stazione CIA avvicinò Joseph-Désiré Mobutu, amico di Lumumba, capo di stato maggiore dell’esercito, e futuro dittatore. Fu proprio Mobutu a consegnare il premier ai secessionisti del Katanga, fomentati dal governo belga.
Dalla prigionia, poco prima di essere ucciso, Lumumba scrisse un memoriale che fu recapitato al segretario generale dell’ONU, lo svedese Dag Hammarskjöld. Qualche mese prima, lo stesso Hammarskjöld aveva detto al rappresentante statunitense che in Congo non ci sarebbe stata stabilità finché Lumumba fosse rimasto in vita.
Hammarskjöld morì il 18 Settembre 1961 in un misterioso incidente aereo. In seguito, gli fu assegnato il Premio Nobel per la Pace.
Il 27 Giugno 2022, un aereo di circa 40 tonnellate atterrò all’aeroporto di Kinshasa. Trasportava una bara di 120 chili, il cui contenuto pesava appena un grammo: un molare incapsulato in oro. I resti di Patrice Lumumba tornavano finalmente a casa.
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