Augusto e l’impero. Alle radici di un’idea
Un’opera per scavare in profondità nella storia d’Italia, alle radici di quell’idea che fu alla base della plurisecolare vicenda dell’impero romano. Cinabro Edizioni, all’interno della collana “Paideia”, diretta dallo storico, antropologo ed etnografo Mario Polia, ha infatti dato nuovamente alle stampe, nella raccolta intitolata “Augusto e l’impero“, gli scritti di Pietro De Francisci, con prefazione e curatela dello stesso Polia.
Nato a Roma nel 1883 e trasferitosi a Milano nel corso dell’infanzia, De Francisci, insigne giurista e accademico (insegnò Storia del diritto romano a partire dal 1912 e curò la parte giuridica della Scuola papirologica milanese), fu, dal 1932 al 1935, ministro di Grazia e Giustizia del Governo Mussolini e successivamente vicepresidente della Camera dei fasci e delle corporazioni, incarichi a causa dei quali fu, dopo il secondo conflitto mondiale, esonerato dall’insegnamento.
Tuttavia il suo prestigio era tale che, con consenso unanime della comunità dei dotti, fu presto reintegrato, svolgendo fino alla metà degli anni Cinquanta il ruolo di docente all’Università “La Sapienza” di Roma. Morì a Formia, nel 1971. De Francisci disponeva di una profonda conoscenza della storia della scienza giuridica romana, oltre a essere impregnato di importanti visioni circa la missione della Civiltà romana. Qualità che rendono lo studio dei suoi scritti, come cita anche la stessa casa editrice che ne ha curato la recente pubblicazione, “un imprescindibile punto di riferimento e un sicuro faro luminoso per tracciare e guidare la formazione delle nuove generazioni”.
I testi che fanno parte della raccolta, in particolare, analizzano il significato e l’importanza della figura di Ottaviano Augusto, di cui il De Francisci evidenzia “il ruolo di continuatore della renovatio coraggiosamente intrapresa da Cesare, con la quale il giovane princeps doveva impugnare saldamente l’aratro per procedere alla nuova conditio Urbis che sarebbe stata innanzitutto rifondazione della coscienza romana”.