AAA L’impresa Italia ha bisogno di denaro fresco dal sistema bancario, che però è già seduto su tonnellate di tritolo. Il riferimento è ai 64,3 miliardi di sofferenze nette, le lorde sono 131 miliardi, immagazzinati nei caveau e nelle casseforti degli istituti di credito del Paese: in sostanza ogni 100 euro prestati a famiglie e imprese 3,4 euro sono diventati instabili come bombe inesplose (3,4% il rapporto sofferenze nette-impieghi totali), contro il 3,2% di febbraio perchè sono sempre più numerosi i cittadini che non riescono a pagare le rate dei mutui e dei prestiti ricevuti dalle negli anni passati. Quando gli analisti scommettevano su una crescita economica apparentemente senza fine e le filiali avevano l’imperativo di spingere gli impieghi per centrare gli obiettivi dei piani industriali costruiti dal top management, che soprattutto nelle banche commerciali erano spesso premiati, a traguardo raggiunto, con generosi bonus e piani di stock optional. La crisi ha però provocato una situazione sempre più da artificiere, visto che solo a marzo dello scorso anno le sofferenze, pur già in peggioramento, si fermavano al 2,5%. Come evidenziato dalla tabella qui sotto.

 

A tracciare il dato è l’Abi, dove si è da poco insediato Antonio Patuelli dopo l’addio di Giuseppe Mussari all’alba dello scandalo derivati del Monte dei Paschi, di cui era stato un uomo chiave prima come presidente della Fondazione Mps e poi della banca stessa. Si stringe anche il cappio del credit crunch che stringe al collo gli imprenditori italiani: ad aprile i finanziamenti si sono contratti su base annua di un ulteriore 3,1%, dal -2,6% di marzo 2013, anche se certo hanno pesato l’andamento del pil e del monte investimenti.

Il problema è evidente e appena controbilanciato dal fatto che lo scorso mese le banche hanno prestato a famiglie e imprese 1.907,5 miliardi, circa 150 milioni in più quanto abbiamo raccolto (1.759,9 miliardi). L’andamento della raccolta a lungo termine tramite le obbligazioni resta peraltro negativa (-8,8%, con una riduzione su base mensile in valore assoluto di 10,5 miliardi), ma il complesso depositi da clientela+obbligazioni  si è comunque espanso del 2 percento.

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