Wall & Street ha già pubblicato una fortunata guida per trovare lavoro indirizzata ai ragazzi di 18 anni che hanno terminato le superiori, ai neo-laureati  che si avvicinano al mondo delle imprese e agli over 50 lasciati sul marciapiede dalla crisi. Ha raccontato il disastro della Riforma Fornero, si è battuto per una valorizzazione dell’apprendistato, ha provato a indicare le lauree con cui più facile trovare un impiego, analizzato l’articolo 18 con giuristi e imprenditori, riassunto alcuni consigli su come superare il colloquio di lavoro e farsi assumere, raccolto  il vissuto di chi ha creato una start up o è andato all’estero.

Resta però un dato disarmate: quattro ragazzi italiani su dieci, calcola l’Istat, sono senza un impiego e quindi senza stipendio e i mezzi per costruirsi una vita autonoma dai genitori.

I ragazzi, anche se hanno seguito studi adeguati, pagano sovente il fatto di non avere una rete di relazioni professionali pregresse che li aiuti a trovare i canali di ingresso. Sia chiaro, non stiamo qui parlando del vizietto italico delle raccomandazioni, basato solo sul nome o sulla conoscenza personale, ma del «passaparola» istituzionale tra aziende e cacciatori di teste. Secondo un’indagine Istat, il 77,6% degli under 30 in cerca di occupazione si rivolge infatti alla rete di amici, parenti e conoscenti, una scelta che sembra dare i suoi frutti: il 44% ha trovato un impiego grazie alla rete di parenti e amici e il 26% grazie a una diretta richiesta a un datore di lavoro. Solo l’1,4% è riuscito ad ottenere un lavoro grazie ai centri per l’impiego.

Insomma, un po’ come il Checco Zalone (nella foto) di «Sole a catinelle» che ottiene un discreto successo nella vendita di aspirapolvere potendo contare su una famiglia molto numerosa alla quale proporre l’elettrodomestico.

«Creare un proprio network relazionale è una condizione indispensabile per avere successo non solo a livello personale, ma soprattutto professionale. Una rete di relazioni può costituire una valida lettera di raccomandazioni per accedere al mondo del lavoro», rimarca Max Formisano, noto anche come il formatore dei formatori. In sostanza quando il management di una società ha necessità di integrare il proprio staff, come prima cosa si rivolge ai suoi contatti, chiedendo loro di segnalare eventuali candidati.  Oggi con l’utilizzo sempre maggiore di Internet e dei social network specializzati, si crede che per creare una  rete sia sufficiente qualche click, ma spesso non è così. Perché la misura migliore per farsi conoscere rimane partecipare a incontri, eventi o workshop focalizzati sul proprio settore di attività.

Questo blog ha però un auspicio: che il network di conoscenze di cui parla Formisano non  tracimi nella raccomandazione familistica tipica di un Paese in cui tutto finisce a «tarallucci e vino».

 Wall & Street

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