La Bce ci frega su benzina e investimenti! Sono cavoli amari
E adesso che i tassi Bce sono al minimo storico dello 0,05% siamo veramente tutti più felici? Le cose andranno meglio? La promessa di acquisto da parte di Mario Draghi di asset backed securities (Abs, cioè cartolarizzazioni) cambierà in meglio le prospettive della nostra economia?
Sono tre settimane che ci poniamo queste domande. Ci potreste dire: «Belle tartarughe!». E un po’ avreste ragione perché i grandi cambiamenti richiedono interpretazioni immediate. Andare un po’ più lenti comporta alcuni vantaggi: senza la foga dell’emozione si può capire meglio quello che sta succedendo. E così possiamo dirvi: «Ora sono cavoli amari per tutti!».
In primo luogo, l’euro sceso sotto quota 1,30 dollari e di giorno in giorno tocca nuovi minimi oscillando tra 1,27 e 1,275 dollari. Un sicuro vantaggio per le esportazioni, ma anche l’import europeo ne risentirà. In particolare, per un bene necessario come la benzina. Sono, dunque, da attendersi nuovi aumenti dei carburanti. Questi ultimi sono stati finora scongiurati da un trend calante delle quotazioni di Brent e Wti in quanto gli Usa hanno aumentato le scorte in previsione di un’escalation tanto in Medio Oriente quanto tra Russia e Ucraina. Se però, come accade normalmente in caso di conflitti, i prezzi dovessero invertire la marcia, senza piombo e diesel costerebbero inevitabilmente di più, a prescindere dalla scartavetrata di accise cui ogni italiano è soggetto. Anche perché il rischio geopolitico eliminerebbe l’effetto-calmiere che si genera sulla materia prima ogniqualvolta il dollaro si rafforza (l’incremento eventuale del prezzo è tendenzialmente inferiore alla rivalutazione del biglietto verde).
Ancor più difficile la scelta dell’investimento giusto in questa fase. Nonostante le oscillazioni il Ftse Mib nelle ultime settimane è rimasto pressoché invariato a quota 20.400 punti circa, mentre la riduzione dello spread tra i nostri Btp e il Bund tedesco significa solo una cosa: che i titoli di Stato rendono meno. Come far fronte a questa nuova situazione?
«Con i rendimenti dei titoli di Stato italiani così bassi su tutto l’arco delle scadenze, oggi sono maggiori i rischi di rialzo dei tassi che di discesa: meglio essere prudenti e mantenere una duration bassa», afferma Raffaele Zenti di Advise Only. Anche Nomura consiglia sull’obbligazionario di avvantaggiare le scadenze brevi, preferendo però i Bonos spagnoli a 2 o a 5 anni. Parliamoci chiaro: sono titoli che rendono meno del 2% e rappresentano un parcheggio a tempo per la liquidità consentendo di ottenere una cedola minima.
E le azioni? In un contesto macroeconomico stagnante e ancora orientato al ribasso è molto difficile fare previsioni. Sia Goldman Sachs che Exane Derivatives consigliano comunque di sovrappesare l’Europa. Con un occhio di riguardo ai titoli di società forti nell’export perché potranno beneficiare della svalutazione dell’euro. Sempre in campo azionario conviene sempre puntare sui Paesi emergenti che beneficeranno – molto probabilmente – della liquidità in eccesso proveniente dall’Europa. Per il momento lasciate perdere gli Stati Uniti: Wall Street è sui massimi e progressivamente la Fed adotterà una politica monetaria sempre più restrittiva. E con meno dollari in circolazione è probabile che le quotazioni scendano.
Wall & Street