I siti Internet che si occupano di calcio sono ormai adusi a trascrivere pedissequamente le dichiarazioni degli allenatori nelle conferenze stampa post-partita per fornire una visuale a 360° del commento del tecnico. Abbiamo pensato a una soluzione simile per la conferenza stampa post-semestrale del Ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, visto che si è conclusa un’altra grande partita: la conquista di Ubi Banca tramite Opas.

 Sul risultato dell’Opas

«Siamo il secondo gruppo dell’Eurozona per capitalizzazione di Borsa, scavalcando Santander e avvicinandoci al valore Bnp Paribas, a dimostrazione del valore strategico di un’operazione che rafforza l’Italia e che dimostra che una banca italiana è in grado di fare un’operazione che la Bce auspicava. Mai nella storia una banca italiana è stata seconda per valore di Borsa».

Su eventuali operazioni crossborder

«Noi non abbiamo nessun interesse nell’Europa dell’Est. nei prossimi 6-9 mesi saremo impegnati nell’integrazione di Ubi in Intesa e poiché devo essere sicuro che le cose funzionino prima di immaginare che ne possano essere fatte altre, la mia priorità è che l’integrazione con Ubi abbia successo. Tra febbraio e aprile il percorso sarà completato. Già essere secondi per market cap è una trasformazione. Non ritengo che ci sarà un’operazione crossborder europea nei prossimi 6-9 mesi per l’impatto del Covid e, in ogni caso, per poter realizzare un’integrazione è necessario dimostrare di creare sinergie e valore e la prima sinergia è quella di costo. Nel crossborder esistono grosse difficoltà legate alla volontà dei diversi Stati di cercare di mantenere le aziende leader nel proprio Paese. Il fattore negative goodwill è da tenere presente e se c’è eccesso di capitale, agevola. Nel breve periodo non vedo accelerazione. Essere nel ranking delle prime tre è un fattore di forza. Qualunque cosa accada nel futuro».

Su operazioni simili a Intesa-Ubi in Italia

«È probabile che in Italia ci possa essere un consolidamento ma non credo che le condizioni siano cambiate rispetto a prima che annunciassimo l’operazione. In ogni caso, bisognerà vedere l’attitudine del Ministero dell’Economia che è proprietario di Mps e delle altre banche che hanno amministratori delegati in carica, visto che in queste operazioni è importante chi comanda e come si organizza la governance. Con questa mossa abbiamo creato un significativo distacco da un altro player italiano che non è più la prima grande banca europea in Italia. In Italia non era comparabile prima e non lo sarà nemmeno oggi».

Su eventuali esuberi

«Non ho interesse a fare uscire nessuno dalla realtà che si crea; ringrazio le 20mila persone di Ubi e le nostre 100mila».

Su una proroga della moratoria dei prestiti

«Alla fine della moratoria ci sarà un aumento degli npl e credo che sia importante che il governo lavori su un’estensione di un anno che possa portare il sistema bancario italiano e noi siamo tra quelli che ne trarrebbero minor beneficio noi siamo quelli che past due aumenteranno se aumentano non è drammatico ma è meglio».

Sul portafoglio Btp

«Noi abbiamo aumentato il nostro portafoglio Btp e siamo stati in grado di realizzare un incremento nell’ambito di una corretta diversificazione. Questo è uno dei momenti in cui si agisce in ottica di sistema-Paese».

Su Gaetano Micciché come nuovo ad di Ubi

«In termini di scelta della persona che prenderà le redini è importante individuare una figura di prestigio fino all’incorporazione, una persona che abbia dimostrato di saper guidare con successo organizzazioni complesse e squadre che hanno nel loro dna la necessità di essere motivate e credo che questo identikit corrisponda a Gaetano Micciché. È una persona di cui mi fido ciecamente. È un percorso che deve essere formalizzato e dovrà essere il cda di Ubi a designarlo e ritengo che possa aiutarmi in una fase in cui ho bisogno che le persone di Ubi possano sentirsi tranquillizzate. Il 6 agosto ci sarà il consiglio di Ubi e vedremo, ma è una persona che ritengo capace di interloquire con gli stakeholder».

Sulle polemiche dell’ex ad di Ubi, Victor Massiah

«L’operazione non si poteva che svolgere in questo modo. Non ho mai fatto commenti negativi sul management di Ubi e ho mantenuto la serenità. I risultati mi hanno dato ragione: è stata una delle migliori operazioni m&a in Italia, totalmente di mercato e il fatto che non sia stata legata ad un accordo di carattere relazionale tra gruppi di soci ne è la dimostrazione».

Sul numero di impiegati che sarà assorbito da Bper

«Una stima dei lavoratori interessati dalla cessione delle filiali è prematura perché non abbiamo avuto accesso alle informazioni. Bisogna ricondurre il discorso alle logiche antitrust e alla dimensione di Ubi Banca, intesa non solo come risultante dalla fusione di Bpu e Banca Lombarda ma anche delle altre banche aggregate».

Sulle relazioni sindacali

«Ho sempre avuto un ottimo rapporto con i sindacati perché nasco come una persona che in banca ha fatto tutti i passaggi e sono uno di loro. Non sarà difficile trovare punti d’incontro. Ribadisco la mia stima nei loro confronti».

Sull’utilizzo delle risorse del Mes

«Credo che sia importante che l’Italia acceda alle risorse del Mes. È importante che il governo acceleri la crescita. Abbiamo tra i nostri azionisti principali le fondazioni e un ad che parla l’italiano e questo è importante per collegarsi alle istituzioni».

Sulla presunta ostilità di alcuni soci bergamaschi di Ubi

«Nel momento decisivo della pandemia a Bergamo c’eravamo solo noi a fianco della diocesi e con i nostri prestiti d’impatto. Con il sindaco Gori siamo stati i primi a sostenere la diocesi, le parrocchie, l’ospedale. La base che mi ha contattato per ringraziarmi non mi è sembrata contraria. La direzione che istituiremo sarà una piccola Bpu nel territorio con molte deleghe. Anche Antonio Percassi, che è una bandiera di Bergamo con l’Atalanta, non ha avuto antipatia. Il capo della direzione sarà una persona proveniente dal territorio. nel consiglio del territorio saranno rappresentate le migliori eccellenze. Tutti avranno beneficio nel territorio e in Italia: non ci saranno revoche di fidi e sul credito. E Micciché è allineato con me e, se sarà nominato ad, vedrete che tutto questo si tradurrà in realtà».

Sui driver del nuovo piano industriale

«Siamo la seconda compagnia assicurativa italiana e la prima banca. Le analisi effettuate dopo l’accordo con SisalPay sui servizi bancari di prossimità evidenziano che il numero massimo di filiali che si possono chiudere è 1.000. Ma da qui a dire che le chiuderemo ce ne passa. Bisogna vedere quali sono i clienti e se c’è un cliente personal, non chiudo la filiale ma su quella va innestata un’analisi di comprensione dei bisogni dei clienti. Si ragionerà, invece, sul mass market con strumenti alternativi come SisalPay. IwBank la vogliamo valorizzare e sarà un punto di forza nell’ambito del wealth management. Sono settori per noi strategici».

Sull’organizzazione a Cuneo

«Cuneo è un territorio su cui vogliamo investire, tanto nelle startup come nelle filiere. Ad esempio, Pavia sarà l’hub per la filiera dell’agricoltura».

Sulla dividend policy

«È prevista la distribuzione di dividendi ordinari e, se la Bce ci autorizzerà, saremo pronti a distribuire riserve ai nostri azionisti che riguardano il dividendo 2019 non erogato».

Su Intesa Sanpaolo come banca di sistema

«Siamo una proxy dell’Italia, un Paese con 11 trilioni di risparmi, imprese eccellenti nell’export e 2,5 trilioni di debito pubblico. Affermare che questo Paese sia in difficoltà è esagerato, non è un Paese che fa schifo. Siamo leader nel wealth management e l’Italia è il Paese più ricco d’Europa, siamo la banca delle aziende migliori del Paese. E questo è dimostrato dal fatto che siamo la miglior banca d’Europa come price to book value. Tra i nostri principali azionisti non ci sono hedge fund speculativi o investitori di second’ordine ma grandi fondi internazionali come BlackRock, Harris, Vanguard. E questo è un particolare non trascurabile».

Gian Maria De Francesco

(N.B.: in rosso i riferimenti alla storica rivale UniCredit)

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