È caduto un tabù: il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) non è intoccabile. Modificarlo si può a patto di rispettare le condizionalità che Bruxelles ha stabilito. Il Pnrr italiano vale 191,5 miliardi di euro cui si sommano i 30 miliardi del Fondo complementare.

Ma quello che più conta è che è stato il commissario Ue agli Affari economici Paolo Gentiloni ad abbattere il totem. «Siamo aperti a discutere punti limitati e specifici – ha spiegato – ma non a riaprire o rinviare impegni chiave. Non possiamo minare lo strumento comune più forte che abbiamo a nostra disposizione». Il governo Draghi, che finora aveva mostrato poca disponibilità a revisioni in corso d’opera, ha mutato anch’esso posizione. «Il Pnrr è stato pensato in tempi brevi, strada facendo può esserci qualche revisione. Nessuno può cambiarlo unilateralmente. Cambiamenti mirati sono possibili, ma non una ridiscussione integrale che bloccherebbe i lavori e darebbe luogo a discussione molto lunga con Commissione . Molti bandi sono già partiti», ha sottolineato il ministro dell’Economia, Daniele Franco.

«Gentiloni conferma che il Pnrr non è un dogma intoccabile, esattamente come Giorgia Meloni afferma da settimane. Quando Fratelli d’Italia prospetta la possibilità di effettuare alcuni aggiustamenti, lo fa con l’unico obiettivo di vedere il Piano aggiornato, potenziato e migliorato il più possibile, affinché i miliardi a disposizione per la ripresa dell’Italia possano essere impiegati bene, anche – se non soprattutto – alla luce delle criticità economiche e sociali sopraggiunte nell’ultimo anno. Nessun allarme quindi, solo buon senso», ha dichiarato il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida.

«Abbiamo detto che si poteva pensare a modifiche, previste dall’art. 21 del regolamento, quindi una cosa ovvia e normale», ha chiarito Giovanbattista Fazzolari, responsabile del programma di Fratelli d’Italia, rimarcando che «Franco ripete quanto già detto da noi». Nel programma di Fdi e del centrodestra, ha proseguito, diciamo che «il piano va accelerato, che gli importi anno scritti bene, e visto che le risorse sono ingenti e 122 miliardi sono a debito, va fatta la giusta riflessione, quei soldi vanno utilizzati bene». «Non si tratta di stravolgere o ridiscutere l’intero piano, come strumentalmente si vuol far passare la nostra proposta, ma di rendere realmente efficace questo strumento al fine di garantire la crescita, lo sviluppo e la modernizzazione dell’Italia. Rincaro delle materie prime, obiettivi riguardanti sicurezza e approvvigionamento energetico, sono sicuramente alcuni dei fattori e delle priorità su cui occorre aprire un dialogo con Bruxelles, come stanno facendo anche altri Stati membri in queste settimane», ha rimarcato Raffaele Fitto, vicepresidente Fdi del gruppo Ecr al Parlamento europeo.

Da rispettare sono i tre vincoli principali: almeno il 37% dei fondi va destinato alla transizione ecologica; non una quota inferiore al 20% deve essere riservata alla transizione digitale; il Pnrr deve tener conto delle raccomandazioni che l’Ue ha rivolto al Paese.

Gian Maria De Francesco

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