Anche noi abbiamo un Marty Feldman/Igor con il suo stravagante modo di parlare. Solo che non siamo in «Frankenstein Junior» di Mel Brooks ma nella vita reale e al posto del comico britannico c’è la nostra presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che in un afflato di spirito sinceramente democratico, ci ha tenuto a farci conoscere il proprio pensiero.

Se le cose vanno in una direzione difficile – ho già parlato di Ungheria e Polonia – abbiamo gli strumenti…

Il discorso è chiarissimo anche se ieri Bruxelles ha tenuto a spiegare che non si tratta di un’indebita ingerenza nelle elezioni politiche italiane che si svolgeranno domani. È solo un avvertimento amichevole, un suggerimento, «un consiglio da amico» direbbero a Napoli o a Palermo. In pratica, la Commissione europea ha il potere di bloccare i flussi finanziari (cioè i fondi comunitari) verso il nostro Paese ove riscontrasse deviazioni dagli obiettivi di medio termine di bilancio oppure deterioramenti dello stato di diritto. Riferito al debito potrebbe anche avere senso, ma accodarsi al treno di chi lancia l’«allarme democratico» in caso di vittoria del centrodestra (e Francia e Germania sono cadute in questo trabocchetto teso dal Pd) nei confronti di un Paese fondatore dell’Ue è sicuramente poco simpatico. Ma tant’è.

La nostra condizione, infatti, è questa: essere contributori netti dell’Ue e aumentare il nostro deficit anche a causa di quest’obbligo, ricevere 191,5 miliardi di fondi Pnrr e aumentare il debito di 123 miliardi (oltre i 2.700 già in essere). Il tutto per avere un impatto cumulato sul Pil del 3,2% nel periodo 2021-26 (incerto) a fronte di un’incidenza del 6,8% sul debito/Pil. L’Europa, comunque, avrebbe atteso l’Italia al varco chiunque avesse vinto le elezioni perché la sua disciplina (forzosa o spontanea che sia) è fondamentale per tenere insieme la baracca.

Vale la pena citare il quotidiano tedesco Die Welt in un’edizione di due anni e mezzo fa:

«Deve essere evidente che gli aiuti finanziari all’Italia – dove la mafia è una costante nazionale e aspetta solo un’altra pioggia di soldi da Bruxelles – devono essere spesi esclusivamente nel comparto sanitario e non essere destinati al sistema fiscale e di welfare.

E naturalmente gli italiani devono essere controllati da Bruxelles e provare che i soldi sono stati spesi correttamente. Anche nella pandemia devono valere i principi fondamentali dell’Unione europea».

Ecco, noi vi avevamo avvisato. Quindi se sentite ululati lupeschi per le elezioni, sappiate che è Ursula che ci «consiglia» di non uscire dal castello…

Gian Maria De Francesco

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