La Cop27, l’accordo Onu per il contrasto al cambiamento climatico, si è riunita quest’anno a Sharm-el-Sheikh, in Egitto. I partecipanti hanno raggiunto un punto di convergenza sul cosiddetto «loss and damage», ossia l’istituzione di un fondo con il quale i Paesi più sviluppati (ma in teoria anche quelli in via di sviluppo) dovrebbero risarcire “perdite e danni” causati da eventi climatici estremi nei Paesi poveri (che sono anche quelli meno inquinanti). La Cop27 del 2022 ha infine confermato la validità dei patti sottoscritti negli anni scorsi. Secondo alcuni osservatori, si sarebbero potuti raggiungere obiettivi più ambiziosi in termini di riduzione delle emissioni inquinanti (soprattutto da parte di Cina, India, Pakistan e Brasile) considerato che il 2022 è stato un anno caratterizzato da un aumento straordinario delle temperature medie, soprattutto in Occidente. Altri commentatori, invece, hanno messo in evidenza lo sforzo compiuto nel riconoscere ai Paesi meno industrializzati una sorta di compensazione per gli eventi climatici avversi che potrebbero essere causati dalle scelte di politica industriale compiute altrove.

L’unica banca italiana presente alla Cop27 è stata Intesa Sanpaolo. Il gruppo guidato dal Ceo Carlo Messina ha testimoniato come sia possibile adattare le best practice ai differenti territori nei quali si opera. La sussidiaria egiziana Alexbank si è adoperata in iniziative finanziarie innovative a sostegno dell’agricoltura, anche attraverso l’introduzione di nuove tecnologie (ad esempio nel campo dell’irrigazione); iniziative che agevolano l’inclusione finanziaria anche nelle aree rurali. Il ruolo dei finanziamenti derivanti dal settore privato in materia di clima nel continente africano è, tuttavia, ancora poco determinante. Il loro sviluppo è frenato dalla convinzione che questi impieghi siano meno remunerativi dei finanziamenti tradizionali.

Intesa Sanpaolo, nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza ha erogato nel 2021 e fino al 30 settembre 2022, 29 miliardi di euro a supporto della green economy, dell’economia circolare e della transizione green. Nel Piano d’impresa 2022-2025, la banca ha inoltre previsto 8 miliardi di euro di linee di credito dedicate all’economia circolare. Sempre nell’ambito dell’economia circolare, durante i primi nove mesi del 2022, sono stati valutati e validati 284 progetti, per un importo complessivo pari a 7,5 miliardi di euro, accordati 3,3 miliardi di euro su 131 transazioni (2 miliardi relativi alla green finance) ed erogati 2,6 miliardi di euro (di cui 1,1 miliardi relativi alla green finance). È stata inoltre rinnovata la partnership con la Fondazione Ellen MacArthur e con Cariplo Factory per il Circular Economy Lab.

Il gruppo Intesa Sanpaolo, infine, ha impresso una forte accelerazione dell’impegno a zero emissioni nette, a seguito dell’adesione alla NetZero Banking Alliance (Nzba), alla Net Zero Asset Managers Initiative (Nzami) e alla Net Zero Asset Owner Alliance (Nzaoa), nonché alla Net Zero Insurance Alliance (Nzia). Lo scorso febbraio, nel Piano di impresa 2022-2025, sono stati fissati gli obiettivi al 2030 per quattro settori ad alta emissione (Oil and Gas, Power Generation, Automotive e Coal Mining, che rappresentano oltre il 60 per cento delle emissioni finanziate del portafoglio delle aziende non finanziarie nei settori identificati dalla Nzba). La banca si è quindi impegnata ad azzerare le emissioni nette entro il 2050, con riferimento sia alle proprie che a quelle relative ai portafogli prestiti e investimenti. Anche le società del gruppo attive nel wealth management, alla luce dell’adesione alla Net Zero Asset Managers Initiative (Nzami) e alla Net-Zero Asset Owner Alliance (Nzaoa), hanno fissato i rispettivi target intermedi, finalizzati a raggiungere entro il 2050 la neutralità delle emissioni nette di gas serra dei patrimoni gestiti.

«Mentre il nostro pianeta sta attraversando una fase di emergenza, Intesa Sanpaolo, come grande gruppo bancario, intende contribuire alla realizzazione di nuovi modelli di sviluppo e crescita». Così il presidente del gruppo bancario, Gian Maria Gros-Pietro, è intervenuto il 17 novembre 2022 alla Cop27 di Sharm el-Sheikh. «Intesa – ha aggiunto – si impegna, attraverso la sua presenza in diverse regioni del bacino del Mediterraneo e dell’entroterra europeo, a promuovere il progresso e la diffusione di paradigmi economici e commerciali basati su un concetto di sostenibilità in grado di alimentare quella che consideriamo la nostra casa comune». Inoltre, Gros-Pietro ha sottolineato come tra le ambizioni di Intesa Sanpaolo ci sia quella di diventare la prima banca d’impatto su scala mondiale, «facendo la differenza nel contrasto alle diseguaglianze e alla povertà». Per questo, «il gruppo è in prima linea da tempo nell’accelerare la transizione verso un’economia a basse emissioni, offrendo una gamma sempre più ampia di prodotti di investimento sostenibili – ha spiegato Gros-Pietro -. Questi sono i principi fondanti alla base del piano industriale 2022-2025 del nostro gruppo, attraverso il quale intendiamo sia dare priorità a una creazione di valore ambientalmente compatibile per tutti gli stakeholder, sia rafforzare la nostra posizione di leadership sulle tematiche Esg che costituiscono una delle colonne portanti del piano stesso». Per realizzare questi obiettivi, ha spiegato Gros-Pietro. Nel dettaglio, il Climate change action plan attuato da Intesa Sanpaolo «ha portato a una riduzione del 33% delle emissioni su base annua e a un aumento dell’88% degli acquisti di energia rinnovabile, e le cifre previste per il 2022 sono dello stesso ordine». L’accelerazione verso la sostenibilità include anche la promozione della biodiversità. «Abbiamo recentemente emesso il nostro primo Social Bond: il più grande emesso da una banca italiana, dedicato al finanziamento o rifinanziamento delle categorie social descritte nel Green, social and sustainability Bond framework del gruppo», ha sottolineato il presidente di Intesa Sanpaolo. «La transizione ecologica di cui abbiamo bisogno dovrebbe promuovere un cambiamento rispetto all’attuale modello economico, sociale e ambientale. Tale modello prevedeva il “rifiuto” come elemento intrinseco e imprescindibile; dobbiamo passare a un sistema in cui produzione e consumo rigenerativo abbiano al centro la sostenibilità economica, sociale e ambientale. Questo percorso, integrato dagli obiettivi net-zero, è un caposaldo di fondamentale importanza per garantire il futuro delle prossime generazioni: è quindi necessario fissare obiettivi concreti per vincere la difficile sfida del cambiamento climatico», ha concluso.

Il panel «The new climate and energy agenda: competitive dynamics for the Agribusiness and the territorial development» della Cop27 ha discusso delle dinamiche competitive per l’agroalimentare e lo sviluppo territoriale. La domanda globale di cibo aumenterà del 70% entro il 2050. Per soddisfarla saranno necessari almeno 80 miliardi di dollari di investimenti annuali. Secondo i rapporti statistici della FAO del 2020, con una popolazione mondiale di oltre 9,7 miliardi di persone prevista entro il 2050, 1 persona su 4 a livello globale (quindi quasi 2 miliardi di persone) è a rischio di carenza alimentare, 770 milioni di persone sono a rischio di denutrizione, mentre 1,5 miliardi di persone vivranno su un suolo con un contenuto salino troppo elevato per essere fertile. A livello mondiale, il settore agroalimentare contribuisce per circa il 4% al PIL e il 27% della forza lavoro è impiegata in questo settore. Secondo la Banca Mondiale, circa il 95% delle aziende agricole globali sono piccole aziende con meno di 5 ettari e la metà degli agricoltori non è dotata di servizi bancari.

Marco Elio Rottigni, Chief International Subsidiary Banks Division di Intesa Sanpaolo, ha ricordato che il gruppo bancario «si distingue decisamente per il suo forte impegno nell’ESG (Environmental, Social and Governance), il suo posizionamento ai vertici mondiali per l’impatto sociale ed il grande focus sul clima. L’attento e puntuale sostegno all’Agribusiness lo testimonia. Siamo convinti che la nostra esperienza internazionale nei settori della Finanza Sostenibile e dell’Agro-Impresa possa accelerare il trasferimento di conoscenze verso un settore agricolo ecosostenibile, capitalizzando i talenti locali in Egitto, dove siamo presenti attraverso Alexbank. Il nostro approccio eco-friendly, basato su un solido patrimonio di competenze e strumenti, si riflette nell’operato della International Subsidiary Banks Division (ISBD) che dirigo. L’ISBD presidia le attività del gruppo in 12 Paesi dell’Europa centro-orientale e del Nord Africa, con 21.000 colleghi, 7 milioni di clienti, circa 1.000 filiali e 65 miliardi di Euro di asse. Il gruppo vanta inoltre una rete internazionale specializzata nel supporto alla clientela corporate in 25 Paesi, nelle aree in cui si registra il maggior dinamismo delle imprese italiane.». Intesa Sanpaolo, ha specificato Rottigni, affronta i progetti agroalimentari in termini sia di opportunità di business sostenibili che di approccio olistico allo sviluppo sostenibile, riconoscendo il ruolo centrale dell’agricoltura. «Vorrei sottolineare – ha proseguito – che, insieme all’Italia, l’Egitto è sicuramente il Paese che ci permette di valorizzare e arricchire fortemente la nostra esperienza nell’agroalimentare». Il finanziamento dell’agrobusiness è stata costantemente una delle priorità di lunga data di Alexbank, confermando il suo pieno sostegno in particolare ai piccoli agricoltori. «L’obiettivo è quello di fornire soluzioni finanziarie e non finanziarie innovative, in grado di supportare lo sviluppo economico integrato, l’inclusione finanziaria e la sostenibilità ambientale, per contribuire all’attuazione della ‘Vision 2030’ dell’Egitto e degli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite». L’agricoltura è una delle componenti principali dell’economia egiziana in quanto contribuisce a circa l’11,3% del Pil del Paese nel 2021 (Banca Mondiale), al 28% dei posti di lavoro (USAID) e a oltre il 55% dell’occupazione nell’Alto Egitto (USAID).

Mauro Micillo, Chief of IMI Corporate & Investment Banking Division del gruppo Intesa Sanpaolo, ha partecipato alla tavola rotonda su «Inserire gli impegni per il clima nelle attività delle banche. Strategia e ruolo dei regolatori». Micillo ha sottolineato che «la sfida posta alle banche dai grandi cambiamenti in atto in ambito climatico è quella di un continuo adattamento del modello di business alle evoluzioni nel campo della sostenibilità». La Divisione IMI CIB di Intesa Sanpaolo, in particolare, sta dedicando «grande attenzione nel supportare la transizione sostenibile della propria clientela attraverso una piattaforma ESG specializzata», ha detto Micillo. Il mercato ha mostrato un aumento significativo negli ultimi 3 anni: da settembre 2019 a settembre del 2022, a livello globale, i prestiti ESG sono cresciuti con una crescita media annua composta dell’80% e le obbligazioni ESG hanno seguito un percorso simile con una crescita del 49%, ha ricordato Micillo. Intesa Sanpaolo, inoltre, è «da molto tempo impegnata nell’economia circolare. Già nel gennaio del 2016, infatti, siamo diventati, prima istituzione finanziaria al mondo, Strategic Partner della Fondazione Ellen MacArthur, la principale promotrice della transizione globale verso l’economia circolare», ha concluso Micillo.

Gian Maria De Francesco

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