Ci siamo arrivati e non ci è voluto nemmeno molto. A solo qualche decennio dalla pubblicazione di romanzi ciondolanti tra il fantasy e il fantascientifico, gli incubi più opprimenti e disarmanti stanno per diventare realtà. Tre fatti in rapida successione, e nel giro di una settimana, hanno avuto come sfondo la stessa identica, ma mai pronunciata, formulazione teorica: il postumano.

L’ultima parrebbe, all’apparenza, quella meno violenta. Il New York Times ha messo in piazza una vecchia storia del 2015 che, forse in tanti, troppi, sapevano, eppure si son guardati bene dal renderla pubblica. Tre aziende imponenti come Bmw, Daimler e Volkswagen, oltre a test sulle scimmie, avrebbero utilizzato cavie umane per verificare la nocività dei gas di scarico. E lo avrebbero fatto con scientificità inquietante, perché sarebbe stato portato avanti anche «un breve studio di inalazione con ossido d’azoto su persone sane» tale che «venticinque di esse sono state sottoposte a controlli presso la clinica universitaria di Aquisgrana dopo che avevano respirato, per diverse ore e in diverse concentrazioni, dell’ossido d’azoto».

Le prese di distanza da parte degli uffici stampa e dei massimi dirigenti delle tre aziende paiono scontate ma il fatto che abbia sentito la necessità di rilasciare una immediata dichiarazione Angela Merkel («questi test sugli animali e perfino sulle persone non trovano alcuna giustificazione sul piano etico»), di solito pacata e riflessiva, dimostra la gravità e probabilmente l’attendibilità di una notizia che chiude, almeno per il momento, un trittico inquietante di avvenimenti.

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In precedenza, avevamo avuto conferma in diversi e recenti articoli di stampa che, in tanti settori industriali, si stia frettolosamente accelerando sull’utilizzo di macchine che possano sostituire il lavoro dell’uomo. Ma sopratutto che questo risultato faccia acquisire meriti a prescindere, vale a dire senza che nessuno si interroghi sulla reale incidenza della robotizzazione sulla occupazione e sui posti di lavoro nel medio-lungo periodo. C’è infatti un elenco sterminato di aziende che sta sperimentando ogni possibile alternativa al lavoro umano e se ne fa vanto perché in una società iper-tecnologizzata e competitiva come la nostra, questi nuovi modelli sono medaglie da mettere ben in mostra.

Due giorni fa, invece, la vicenda della clonazione delle scimmie; primati sottoposti alla sperimentazione più ardita e che apre scenari angoscianti per la futuribile applicazione su esseri umani. Anche in questo caso, come in quello precedente della robotizzazione, tutti pronti a tranquillizzarci e a fornire rassicurazioni e chiarimenti.

In coda a tutto questo, la vicenda di cui si diceva all’inizio. Quella di esseri umani trattati come bestie; sperimentatori per gas di scarico e strumenti per rendere ottimale un prodotto fondamentale per l’industria moderna come quello dell’automobile.

Deduciamo da queste diverse storie una lezioncina facile facile. La società produttiva e consumistica è interessata al funzionamento della Macchina Globale ed è ben conscia del fatto che gli uomini non siano esseri perfetti. Ciò però impone scelte drastiche per non arrestare il flusso continuo della produttività. In un caso si premura dunque di utilizzarli come congegno per test; in un altro, con la clonazione, si premura di avere pezzi di ricambio in modo da sostituire e modificare ‘modelli difettosi’; nell’ultimo, di sostituirli definitivamente con dei robot.

Non siamo alla stesura di un nuovo libro di fantascienza ma alla riscrittura di una vita perfetta ma artificiale, e perciò inumana.

 

 

 

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