È in corso all’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo) di Milano una sperimentazione sulla chemioterapia metronomica. Si è appena concluso l’arruolamento delle pazienti da diverse città: mille donne appena operate di tumore al seno non sensibile agli ormoni. Lo studio, a livello internazionale, è in collaborazione con l’International Breast Cancer Study Group.

Il nome di questa chemioterapia, a dosi ridotte e quotidiane, deriva dal metronomo, lo strumento che scandisce il tempo: indica l’importanza di somministrare il farmaco alla stessa ora ogni giorno.

Le donne arruolate nello studio fanno comunque la chemioterapia standard, detta adiuvante o preventiva (le cui quantità sono le massime tollerabili), poi, dopo i 4 o 6 cicli prendono una pastiglia di ciclofosfamide (da 50mg) al dì – per 12 mesi – sempre alla stessa ora. Più due compresse da 2,5 mg di methotrexate due giorni la settimana.

La metronomica è una chemio che non fa perdere i capelli (pur trattandosi dello stesso principio attivo, la ciclofosfamide delle flebo rosse, che rende la testa completamente calva a tre settimana dalla prima somministrazione), non provoca vomito, diarrea, cistiti, afte in bocca, insufficienza ai reni e al cuore, astenia e depressione. Non azzera nemmeno l’attività del midollo osseo, i globuli bianchi e le difese immunitarie perché, un chemioterapico a 2,5 o 50 mg al giorno non è tossico come il medesimo moltiplicato per cento o per dieci.

Allo Ieo la metronomica si sta testando da una decina d’anni, confermano gli oncologi (Marco Colleoni e Alessandra Balduzzi, responsabile e assistente dell’unità di Ricerca in Senologia medica). “Lo studio in corso, a proposito del quale abbiamo appena terminato il reclutamento, è riservato a donne con tumore al seno operato, non sensibile alle terapie ormonali. Queste pazienti hanno già ricevuto la chemioterapia precauzionale classica, successivamente una parte di queste farà la metronomica come mantenimento, l’altra no”.

Quali sono gli effetti della metronomica?

“E’ ben tollerata. Ha un’azione complessa, non ancora del tutto chiara. Ha un’attività anti-angiogenetica, (ossia inibisce la formazione di nuovi vasi sanguigni che alimentano il tumore) e stimola anche il sistema immunitario”.

Viste queste qualità, perché non darla per tutti i tumori al posto dell’altra (che è tossica e secondo la metanalisi di Moss aumenta la sopravvivenza soltanto del 2%)?

“Ci sono studi anche su altri tumori (prostata, sistema nervoso centrale, sarcomi) ma i dati non sono molti. Nel caso del tumore al seno la proponiamo quando la malattia è avanzata (con metastasi), in assenza di sintomi significativi, eventualmente all’interno di studi clinici”.

Perché non proporla anche come “adiuvante”, ossia in via preventiva dopo l’intervento, al posto della chemio tradizionale?

“In questo caso non ci sono evidenze scientifiche sull’attività della terapia metronomica rispetto alla chemioterapia tradizionale”.

Però avete osservato remissioni del tumore quando lo stadio è avanzato…

“E’ vero. Stiamo testando con buoni risultati la metronomica con ciclofosfamide, capecitabina e vinorelbina nelle pazienti con carcinoma mammario avanzato. La terapia metronomica, tuttavia, va considerata in accordo ai dati disponibili in letteratura, insieme alle caratteristiche biologiche e all’estensione della malattia, e in accordo alle preferenze della paziente. Ogni tumore al seno è diverso, come ogni donna, noi siamo per la personalizzazione della terapia”.

Poniamo che io sia una vostra paziente, dopo l’intervento mi viene consigliata la chemio classica adiuvante, io la rifiuto e vi chiedo invece di fare la metronomica, cosa mi rispondete?

“Che non ci sono evidenze in letteratura…”

Ma chi ha studiato e/o applicato la metronomica prima di voi?

“Kerbel e il gruppo di Folkman, vi sono approdati dopo gli studi sull’angiogenesi”.

E ancora prima, osservandone gli effetti sui malati, Di Bella…

“Vero, il Metodo Di Bella comprende, spesso, anche la somministrazione di ciclofosfamide in compresse da 50mg, ma unita a molti altri farmaci che non sono tipici della terapia metronomica”.

Torniamo a noi: io sono una vostra paziente, voi siete favorevoli alla personalizzazione della cura e prescrivete in scienza e coscienza, io vi chiedo la metronomica come adiuvante.

“La scelta della terapia va fatta guardando all’estensione della malattia, alle caratteristiche biologiche, ai dati disponibili in letteratura. Dopo un’attenta valutazione e discutendo con la paziente dei costi-benefici, se proprio lei non volesse affrontare la chemioterapia standard, sì, le direi che considererei questa alternativa”.

 

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