Dopo la decisione di Angelina Jolie  – che si è sottoposta a doppia mastectomia per evitare la possibilità di un cancro al seno dovuto ai geni mutati –  i media fanno a gara a raccontarci l’effetto domino provocato da questa scelta.

Prima divulgando la notizia del manager inglese che si è fatto amputare la prostata perché portatore di un gene difettoso (l’annuncio è stato fatto al Sunday Times dal chirurgo Roger Kirby) e ieri rivelando che, alla borsa di Wall Street, le azioni della Myriad, l’azienda che ha il brevetto delle analisi genetiche, sono aumentate dell’11%.

Anch’io avevo notato un movimento sul mio blog nelle ore successive alle dichiarazioni della Jolie. Fra i pezzi più gettonati comparivano quelli con la parola chiave fenretinide.  Come mai? Sul Corriere della Sera del 15 maggio esce un articolo a firma di Mario Pappagallo dal titolo “Lo sconsiglierei a mia moglie (l’intervento di mastectomia). La vitamina A funziona meglio”.  Cliccate qui.

Nel pezzo parla Bernardo Bonanni, Direttore della divisione di prevenzione e genetica oncologica dello Ieo.  Il professore dichiara che allo Ieo, alle donne a rischio, non sono propensi a suggerire la mastectomia “ma più controlli semestrali e un derivato della vitamina A, la fenretinide, che dimezza il rischio di cancro alla mammella”.

L’articolo, però, non precisa l’essenziale.

E cioè che il farmaco (derivato della vitamina A e della classe dei retinoidi) non è in circolazione. Non lo si può prescrivere. Rimane blindato fra le quattro mura dello Ieo, lì sì prodotto e somministrato ma soltanto a un gruppo ristretto di donne in sperimentazione. Ne abbiamo già discusso in Ecco il farmaco nascosto. Vi invito a riascoltare le dichiarazioni  che il professore Umberto Veronesi  fece al TG5 nel 2006, simili, per enfasi e contenuto, agli annunci epocali della storia della medicina.

E vi riporto quello che il professor Bonanni ha ripetuto a me in questi giorni.

“La sperimentazione clinica di fenretinide su donne che presentano la mutazione dei geni BRCA1 e 2 (sia quelle che hanno già avuto un tumore sia quelle che non l’hanno ancora manifestato ) è molto avanzata, ma richiederà ancora alcuni anni per essere certi che il farmaco sia efficace”.

Ma lo studio multicentrico randomizzato –  su 2.867 donne dai 30 ai 70 anni durato 14 anni (!) – annunciato da Veronesi?

“Era uno studio su pazienti che avevano già avuto un tumore, più approssimativo di quelli attuali. Ora cerchiamo di scoprire i sottogruppi…”

Ma se il farmaco è già stato testato non converrebbe cominciare a prescriverlo come preventivo e poi studiare i sottogruppi?

“Non siamo ancora sicuri che funzioni”.

Il fatto che la sperimentazione sia ristretta alle donne con mutazione non è un limite? Se avere i geni BRCA alterati significa avere una predisposizione (e non un tipo di tumore) perché non dare fenretinide come preventivo anche alle donne che hanno già avuto un tumore ormonosensibile, uno Her2 positivo o un triplo negativo?

“Sicuramente scegliere le donne mutate risponde alla necessità statistica di avere un gruppo che possa sviluppare tumori in un tempo non troppo lungo, ma è vero anche che certi studi hanno evidenziato un’azione più pronunciata della fenretinide in presenza di mutazione BRCA”.

Ma una volta terminata la sperimentazione, fenretinide può essere adatta anche a noi, donne non mutate, come prevenzione (purchè non in menopausa visto che si è notato che è più efficace nelle giovani?)

“È proprio uno degli obiettivi dello studio”.

Quali sono le altre molecole che una donna può assumere in via preventiva?

“Stiamo studiando la possibilità di prescrivere la vitamina D, a donne sane o che hanno già avuto il tumore, quando i loro livelli circolanti di 25-0H-D  (precursore della vitamina D) sono troppo bassi”.

E poi?

“Il sistema sanitario inglese (NICE) sta mettendo a punto linee guida per prescrivere alle donne ad alto rischio di tumore al seno il tamoxifene come preventivo, potremmo adottarlo anche noi.”

Ma non tutti i tumori al seno sono ormonosensibili.

“Si presume che la maggior parte delle condizioni di rischio, prima che portino al tumore, siano ormonosensibili”.

Allora andrà bene un qualsiasi antiestrogeno…

“Tamoxifene alle giovani e tamoxifene o raloxifene dopo la menopausa”.

Per concludere: la farmaco-prevenzione- ancora in fase di studio – è composta da vitamina D, da un antiestrogeno e da fenretinide, derivato sintetico dell’acido retinoico.

 

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