Mario Bosincu è un attento e scrupoloso studioso dell’opera di Ernst Jünger. Per le edizioni Le Lettere ha in passato curato e tradotto Autunno in Sardegna e La grande madre. Meditazioni mediterranee

Questa volta – per la stessa casa editrice – si cimenta con un lavoro di Friedrich Georg (Apollo, Pan, Dioniso, p.285), attraverso una corposa introduzione di 145 pagine che vale da sola la lettura del libro .

Quella che segue è la “quarta di copertina” in cui si tracciano i contorni dell’elaborazione teorica dell’Autore e si intuiscono taluni percorsi sui quali si concentrerà in seguito anche l’analisi di Ernst. 

 

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Germania, 1943: nel cuore del Terzo Reich Friedrich Georg Jünger pubblica uno studio su Apollo, Pan e Dioniso che eserciterà un’influenza decisiva sul fratello Ernst. «Da tempo mio fratello Friedrich Georg ed io», scriverà, infatti, Ernst Jünger nel 1982, «ci siamo occupati, sia soffrendone che essendone spettatori, del ritirarsi degli dèi e dell’avvento dei titani».

Anticipando gli esiti delle ricerche di Hillman, Friedrich Georg Jünger mostra come l’uomo moderno sia un soggetto ‘mitopatico’ che soffre l’azione degli dèi e che ripete lo schema del loro agire.

Ecco, allora, che «l’epoca della pianificazione razionale che vorrebbe abbracciare e racchiudere tutto» è ricondotta all’azione intrapsichica di Prometeo, il modello dell’homo faber nazista e della sua hybris tecnologica che viola e saccheggia la natura.

Tracciando una fenomenologia di tre archetipi divini, Apollo, Pan e Dioniso, lo scrittore assume, quindi, un ruolo guida. Il suo compito è additare ai lettori la via della loro integrazione psichica al fine di liberarli dalla forma di soggettività fanatica, tecnolatrica, distruttiva e sofferente dominante nella Germania hitleriana – e nella nostra contemporaneità – e di dischiudere loro l’accesso a stili esistenziali alternativi.

Si profila, così, l’ideale di un soggetto capace di contemplazione apollinea, pieno di timore reverenziale per la Madre Terra ed in grado di vibrare all’unisono con la Vita. Poiché «dionisiaco è il traboccare del calice e lo spezzarsi del vetro».

 

 

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