Un carosello di banalità, un profluvio di macchiettismo scambiato per recitazione, un fenomeno politico svuotato della sua tragica complessità storica e incorniciato all’interno di una scenografia e di una fotografia che oscillano tra il gotico e l’avanspettacolo, Lovecraft e Nino Taranto.
Una visione che non offre ai giovani strumenti utili per comprendere il periodo storico e i fatti, né aggiunge nulla a chi, con maggiore maturità e conoscenza, ha già sviluppato una visione ponderata sull’argomento.
Serve, invece, a una massa ignara e disinformata, che non ha mai sfogliato De Felice o Nolte, ma si accontenta delle semplificazioni da bar dello sport.
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