Che l’Uranio impoverito sia altamente tossico (e radio tossico) è una verità scientifica.

Che i militari di ritorno dalle missioni in Bosnia e in Somalia, terre cosparse di nano polveri,  si siano ammalati di tumore di più dei civili, è un dato di fatto.

Che i tribunali italiani abbiano condannato  il ministero della Difesa a risarcire i familiari delle vittime, è storia recente.

Che il poligono sardo di Quirra sia stato posto sotto sequestro nel 2011 perché  l’incidenza del cancro in quella parte di isola aveva picchi esagerati (e le indagini dimostrarono che acqua, pascoli, capre, agnelli, funghi, asparagi sono stati tutti contaminati da particelle tossiche e radioattive), è cronaca.

Nonostante ciò, oggi, un sottosegretario alla Difesa del nostro governo tecnico, Filippo Milone, ha affermato che:

“Allo stato attuale non si può nè sostenere, nè negare l’esistenza di un nesso causale tra le patologie tumorali riscontrate sui militari italiani impiegati all’estero e una possibile contaminazione da uranio impoverito”.

Secondo Milone sulle possibili cause di queste malattie “permane un’ampia dialettica all’interno della comunità scientifica”.

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