Era già nel consiglio di amministrazione dell’Ema, l’agenzia europea del farmaco. Non avrebbe potuto dunque candidarsi a direttore esecutivo. Ma lo ha fatto. Era il 6 ottobre 2011 quando Guido Rasi divenne il numero uno dell’agenzia. Il 13 novembre scorso, il tribunale per la funzione pubblica europeo (simile al nostro Tar) ha annullato la nomina.

Guido Rasi non può dirigere l’Ema e lo stesso ente pagherà le spese.

I giudici Ue hanno accolto la denuncia presentata da diverse associazioni pubbliche sul potenziale conflitto di interessi di un componente del consiglio di amministrazione candidato a direttore esecutivo. Cliccate qui per vedere il testo della sentenza. E anche qui.

Guido Rasi era stato, dal 2008 al 2011, direttore generale di Aifa, l’agenzia del farmaco italiana.

Oggi il ministro Beatrice Lorenzin ha espresso preoccupazione “per lo stato di incertezza istituzionale in cui si trova Ema dopo che un cavillo amministrativo ha lasciato l’agenzia priva della guida strategica”.

Sì, il ministro dice proprio “cavillo amministrativo”. E si adopera a giustificare l’impegno di Rasi.

Lorenzin aggiunge:  “La decisione del tribunale non pone alcun dubbio sulla bontà dell’operato dell’agenzia, né sulle competenze e le capacità di Rasi nella sua gestione”.

C’è bisogno di Lorenzin per assolvere Rasi? Un conflitto di interessi pregiudica l’imparzialità indipendentemente dalla bravura di un direttore. Va impedito per il bene di tutti (e in questo caso il bene è salute). E se non ci arriva un politico e nemmeno una commissione, che ci arrivi un giudice.

Così dicevano i latini: Excusatio non petita, accusatio manifesta.

Tag: , , , , ,