Sono in corso le vaccinazioni contro il Sars-Cov2. Tralasciamo di parlare dei problemi organizzativi – stop (momentaneo?) del primo vaccino arrivato, il Pfizer, grande assenza dell’italo inglese Astra Zeneca e imminente via libera al Moderna – poiché questi temi sono trattati ampiamente dai media.

Ci chiediamo cosa succederà quando gran parte degli italiani e degli europei sarà vaccinata. Circolano posizioni contrastanti, da un lato c’è chi sostiene che “con la somministrazione ad almeno il 70% della popolazione, vi sarà un effetto gregge”, ossia si otterrà una protezione dalla malattia anche per chi non si è vaccinato fino ad arrivare alla scomparsa dell’infezione. Dall’altro chi, invece, afferma che anche dopo la vaccinazione di massa non si potrà rinunciare alle precauzioni (il distanziamento, le mascherine e i lockdown random) poiché non si conosce l’efficacia dei nuovi prodotti farmaceutici.

Che non se ne conosca l’efficacia è un dato di fatto dichiarato, come potete leggere sul sito Aifa. A proposito dei sieri Pfizer e Moderna si “suppone” che la durata della protezione sia di 9-12 mesi, “come quella dei vaccini contro altri coronavirus”. E soprattutto non si sa, se la persona vaccinata, una volta incontrato il virus, lo possa trasmettere ad altri. Cliccate qui.

Su quest’ultima incertezza, tutt’altro che irrilevante, si gioca il futuro della pandemia.

Da un anno stiamo vivendo senza incontrarci, “sacrificando” scuole e università (delle rinunce fatte, questa resta la più grave), mandando in rovina tutte le attività che poggiano sulla convivialità e lo scambio, per il fatto che potrebbero circolare persone positive al virus senza sintomi e che, tuttavia, trasmettono l’infezione. 

Ora, se anche i vaccinati dovessero trasmettere il Covid, ci ritroveremo in un guaio di proporzioni gigantesche, paragonabile solo alla trovata di accasare i malati nelle RSA elevato all’ennesima potenza.

Resta, questa, solo un’ipotesi?

Vediamo cosa dicono gli ultimi studi.

Ciò che segue è la sintesi di una lezione che il professor Stefano Petti ha tenuto in questi giorni ai suoi studenti all’Università La Sapienza.

In due recenti pubblicazioni, qui e qui, si parla dell’alta efficacia degli anticorpi IgA: “Coerentemente con il fatto che il Sars Cov 2 infetta inizialmente nel rino-faringe, gli anticorpi IgA vengono prodotti rapidamente dopo l’infezione dalle mucose rino faringee e poi rimangono elevati nel plasma per almeno 40 giorni dopo la comparsa dei sintomi”.

Spiega Petti: “Le IgA sono dette anche secretorie o dimeriche, sono anticorpi che rivestono tutte le nostre mucose e impediscono ai virus di entrare nelle cellule umane bloccando quindi a monte l’insorgenza delle infezioni e anche la trasmissione delle stesse infezioni”.

Continua Petti: “Per attivare le IgA secretorie, il virus deve entrare in contatto con le nostre mucose; in alternativa, vi sono anticorpi nel sangue e linfociti anti-virus che si attivano soltanto quando il virus ha già infettato l’uomo e l’infezione è addirittura già in circolo nel sangue (fase avanzata).

Un vaccino che si basa su iniezioni non permette di produrre le IgA secretorie, a questo punto può accadere:

1) il vaccinato può ammalarsi, probabilmente in forma più lieve, ma comunque con sintomi;

2) il vaccinato può infettarsi a livello del rino-faringe e può trasmettere l’infezione ad altri, per cui il virus continuerà a propagarsi nella popolazione, non scomparirà mai (la herd immunity quindi non è una opzione) e avrà modo di mutare evadendo l’immunità data dal vaccino”.

Alla luce di quest’altro studio, cliccate qui, argomenta Petti: “L’unico vaccino che potrebbe funzionare è quello per via inalatoria che ripercorre le tappe del virus. Ma andrebbe somministrato in tempi brevi a tutta la popolazione per evitare che il virus muti. Fu questa una grande lezione di Sabin che si impegnò a somministrare la vaccinazione anti polio in tempi brevissimi utilizzando, inoltre, la stessa via di trasmissione del virus della poliomielite. Il principio di utilizzare la stessa via per prevenire la malattia risale alla Cina del 1500 – si chiamava variolazione – si prendeva il pus dei malati non gravi di vaiolo lo si essiccava e lo si faceva inalare ai bambini”.

A proposito di mutazioni

Il Sars Cov 2 è già cambiato molte volte. Illustra Petti: “Trattandosi di virus a RNA le mutazioni erano attese già un anno fa. Oggi si sa che alcune varianti della spike protein rendono quasi del tutto inefficace gli anticorpi dei malati guariti dal Covid. Per esempio, in molti pazienti, la E484, mutazione molto diffusa in Sudafrica e Brasile, riduce del 90% l’efficacia degli anticorpi. 

Mutazioni simili ce ne sono già parecchie come dimostrato dall’articolo seguente”. Cliccate qui

La rivista Nature mostra come siano in corso molte varianti del virus che passano inosservate in molti Paesi, qui. O qui:Nature

Non è finita. Ignorando totalmente la presunta efficacia della campagna vaccinale mondiale, qui si parla della transizione del Covid da pandemia a “endemia”. Ossia, come accaduto con gli altri 4 coronavirus umani, si ipotizza che anche il Covid diventi una malattia frequente. Che è poi quello che accadde con l’ultima pandemia che interessò l’Italia, la suina (virus H1N1) del 2009 che ricompare periodicamente nelle ondate influenzali.

Morale: la pratica delle vaccinazioni vista come metafora del nostro vivere, del domani non v’è certezza…

 

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