È un fatto insolito che un vaccino sia in lizza per il Nobel, va detto. È successo quest’anno, con una nomination mirata ai soli prodotti anti Covid a mRNA.

Poi però il Nobel non è arrivato: se ne riparlerà l’anno prossimo, scrive Ewen Callaway  su Nature. Cliccate qui.

Perchè la candidatura non ha portato a una nomina di fatto?

“Perché il follow up si sta facendo ora” ha dichiarato Göran Hansson, il segretario generale della Royal Swedish Academy of Sciences di Stoccolma che seleziona i vincitori (la dichiarazione è del 7 ottobre 2021).

Hansson ha riconosciuto che “lo sviluppo dei vaccini mRNA è una meravigliosa storia di successo che ha avuto enormi conseguenze positive per l’umanità. E siamo tutti molto grati agli scienziati”.

Sintetizziamo dall’articolo:

Tuttavia, se da un lato il tempismo ha giocato a favore della distribuzione (infatti questi vaccini sono stati prodotti in tempi record e già somministrati a milioni di persone nel mondo) sembra non sia a favore dell’assegnazione di un premio così ambito, poiché le candidature si sarebbero dovute presentare entro il primo febbraio. E poi, perché, è bene che trascorra un certo tempo fra una scoperta e il suo riconoscimento.

C’è poi il problema di stabilire a chi spetti il merito.

“I primi vaccini sperimentali per l’mRNA sono stati testati a metà degli anni ’90, ma i progressi chiave  sviluppati da Moderna a Cambridge, nel Massachusetts, e da Pfizer a New York City e BioNTech a Magonza, in Germania, non sono arrivati fino agli anni 2000. Però poi l’impatto della tecnologia non era evidente fino a quest’anno”.

Gli esclusi

Nessuna parola di encomio, invece, è stata spesa per i due vaccini a vettore virale, Astrazeneca e Janssen. Ci chiediamo come mai questi due vaccini non abbiano contribuito “alle conseguenze positive per l’umanità”. Frenano i contagi meno degli altri? Non evitano i decessi? Provocano più eventi avversi?

Chissà se, prima del Nobel, assieme ai dati dei vaccini a mRNA si chiarirà anche l’iter degli esclusi.

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