Fascicolo sanitario elettronico, cosa c’è da sapere
“Sicuri della nostra salute” si intitola la campagna di informazione in corso sul Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0.
Perché una campagna visto che il documento virtuale esiste da tempo. Proviamo a spiegarlo. È uno strumento che il governo sta potenziando con i fondi del Pnrr. Il fine è quello di migliorare l’assistenza e di rendere la situazione sanitaria di ciascuno “a portata di clic”, di trovarla ordinata, di accedervi velocemente e senza perdersi fra mille carte.
All’interno confluiscono gli esami, gli interventi e le visite che abbiamo fatto anche al di fuori della nostra regione. Compaiono poi le ricette e le vaccinazioni pregresse. Il modo in cui si presenta il vostro fascicolo dipende dalla regione di appartenenza: la Lombardia, ad esempio, ha scelto di impostare graficamente la sezione Covid in bellavista (seguono altre considerazioni).
Si tratta di una mole di dati privati messa in sicurezza (si spera a prova di hacker) che, per effetto di una legge del 2012, dal 19 maggio 2020 si sta alimentando automaticamente. Non ci è più chiesto il consenso: ricette ed esiti entrano di default nell’universo virtuale e vi restano immortalizzati (si dice per una trentina d’anni).
La domanda è d’obbligo: chi ha accesso a questi dati? Chi può vederli e scaricarli? Se non fate nulla li leggerà il medico che di volta in volta vi ha in cura. Solo il curante, insomma. Non il personale amministrativo, non gli infermieri, non i farmacisti, non chi lavora nei ministeri che gestiscono la piattaforma (Finanze) o che producono il fascicolo sanitario (la vostra Regione di residenza). E naturalmente voi stessi tramite carta sanitaria o Spid.
Altrimenti: potete oscurare qualsiasi informazione, in qualsiasi momento, accedendo al vostro fascicolo e spuntando i file uno per uno. Potete lasciare visibile (significa sempre e solo a chi vi curerà) qualcosa e non tutto. E potete anche ripristinare la visibilità totale o parziale in qualsiasi momento.
Quali sono le novità?
Nel prossimi 60 giorni, fino al 30 giugno 2024 ci si può opporre al trasferimento dei dati pregressi accumulati fino al 19 maggio 2020 (solo però se in passato non avete acconsentito di farli confluire). Qui il link per esprimere la propria opposizione al pregresso.
Se avete già acconsentito, il link vi risponderà che non potete più opporvi ma potete comunque – accendendo al vostro fascicolo sanitario regionale – rendere ogni documento oscuro cliccando su l’opzione “non visibile”.
Le operazioni che fate accedendo al vostro fascicolo sono sempre reversibili.
Importante: tutte le prestazioni sanitarie sono garantite anche se, per qualsiasi motivo, non desiderate rendere trasparenti i vostri dati, pregressi e recenti.
Indubbiamente il servizio ha una sua utilità, fanno notare all’ufficio del Garante della Privacy. Chi vive solo o non ricorda informazioni importanti ha a disposizione la memoria del Fascicolo sanitario elettronico che permette al curante di capire prima, e meglio, la situazione.
Gli organi di governo sanitari possono accederei ai dati? Ricordiamo che la piattaforma è del Ministero delle Finanze e che i fascicoli sono stati predisposti dalle varie Regioni in accordo con il Ministero della Salute.
In forma anonima gli organi di governo utilizzano i nostri dati (come del resto è sempre avvenuto) aggregandoli, a scopi di ricerca o valutazioni di spesa – si legge sulle Faq del fascicolo – Si dice infatti che i dati sono pseudonimizzati, non svelano l’identità.
Chi crede di non avere un Fascicolo elettronico perché è anziano o non possiede uno smartphone sbaglia, il Fascicolo esiste se avete acconsentito in passato anche se oggi non ricordate. In questi casi, se volete gestirlo oscurando i dati, o, entro i prossimi 60 giorni impedire che vi affluisca la vostra storia pregressa dovete rivolgervi a una Asl.
In sintesi, la novità riguarda solo l’affluenza dei dati antecedenti al 2020. Il Garante ha chiesto e ottenuto due mesi di tempo per farlo e una chiara campagna informativa.
L’ossessione Covid
Per chi risiede in Lombardia: il fascicolo esibisce la barra “informazioni Covid” in bella vista, come se fossimo ancora in pandemia. Si ha tuttavia – e grazie al cielo – la possibilità di oscurare i discriminatori lasciapassare Green Pass di 4 anni fa.
Tuttavia compaiono caselle per le vaccinazioni anti Covid ed esiti di test e tamponi con la dicitura “Attualmente il personale sanitario che accede al tuo Fascicolo non può visualizzare tale elenco”. Come mai non esiste il bottone per oscurare le vaccinazioni? Attualmente non è un avverbio rassicurante.
Il Garante ha risposto che queste modalità competono alle Regioni.
L’avverbio attualmente e la differenza di trattamento rispetto agli altri dati sanitari non è un buon segno!
L’ossessione vaccinale
Stesso discorso per le vaccinazioni pregresse, perlomeno in Lombardia aimè, compaiono senza possibilità di oscurarle. Nel mio caso ritrovo conferma della prima antipolio che feci a tre mesi nel maggio del 1967 (le date combaciano con quelle del taccuino della mia mamma), tuttavia non apprezzo che non vi sia il bottone per oscurarle.
Visti i precedenti, visti i decreti di Conte e visto che si gioisce ad ogni 25 aprile per la fine del fascismo, ricordiamo che i vaccini anti Covid che peraltro non ci hanno impedito nè di infettarci – e di infettare – nè di ammalarci, sono stati usati come arma impropria per rimettere in circolo una dittatura. Non basta proclamarsi anti-fascisti a parole e averci impedito, senza esibire una tessera, di lavorare, frequentare università, fare sport all’aperto, viaggiare, entrare in un locale.
E il Garante? Nulla ha potuto, nè potrà, davanti a una dittatura.