Quando l’orgoglio italiano ferma le slavine
“Non è la neve che causa l’inverno, ma l’inverno che causa la neve”. Paracelso il medico, alchimista ed astrologo svizzero plana sopra la catastrofe di Rigopiano, località del comune di Farindola. Siamo in provincia di Pescara, il mare Adriatico non molto distante, mentre una coltre bianca ha inghiottito la vita degli uomini, delle donne, dei bambini e dei cani che si trovano nell’hotel locale. La zona è “situata su un piccolo pianoro a quota 1200 metri s.l.m. alle falde sud-orientali del gruppo del Monte Camicia (Monte Tramoggia), dorsale orientale del massiccio del Gran Sasso, circondata da boschi di faggio”. Non bastano le parole di Wikipedia per omaggiarci con la bellezza di questi luoghi, scenari immensi che solo l’Italia è capace di regalare. Ma davanti alla magnificenza Madre Natura si è ribellata. Ha deciso di compiere il suo corso e dal 24 agosto il centro-Italia è falcidiato e preso d’assedio. Lo sciame sismico infinito e poi le tormente di neve inesorabili si sono dimostrate pronte a ricoprire lo stivale da Roma in giù. Interi borghi isolati, uomini abbandonati e vite spezzate. Eppure nell’orrore un barlume di speranza c’è, come sempre. I Vigili del Fuoco, impegnati a Rigopiano, in quelle immagini registrate da un drone, dall’alto, sembravano tante piccole formiche laboriose. Incessanti le pale si muovono, polmoni d’acciaio per sconfiggere l’ineffabile destino. Pronti a sacrificare il cibo, pronti a sacrificare il sonno, pronti a sacrificare i propri affetti. Perché quando si scelgono certi tipi di lavoro, ho avuto modo di scriverne parlando delle Forze dell’Ordine, non esiste un tempo per il riposo, non esiste un tempo per lo svago è l’esistenza che ti pone davanti a degli obblighi ai quali non ci si può sottrarre.
Partiamo dalle note positive. “Abbiamo fatto tutti e tre i terremoti, Amatrice, Camerino, Norcia. Abbiamo raccolto solo morti. Quando abbiamo rotto quel pannello di legno e ci siamo trovati davanti quei tre bambini abbracciati, ci siamo guardati e ci siamo capiti subito: questi angeli ci ripagano di tutti quei morti. E quello del vigile del fuoco è il lavoro più bello del mondo”. Il racconto proviene dalle labbra di Marco Filabozzi, ai microfoni dell’Ansa ha narrato di come è avvenuto il salvataggio di Ludovica, Edoardo e Samuel che erano “sepolti sotto la slavina che ha travolto l’hotel Rigopiano”. Gesti eroici in cui paura ed incoscienza si mischiano, in cui l’immolarsi diventa un gesto per sempre, qualcosa che va al di là del bene o del male. “Questa cosa ci rimarrà dentro tutta la vita. Abbiamo iniziato a piangere. E guarda che siamo gente che in 20 anni ne ha viste di tutti i colori”. Semplicemente eroi. Eppure i bastoni tra le ruote arrivano direttamente dalle istituzioni. “E’ ormai nota la sospensione dell’elargizione del contributo da 80 euro al mese dedicato alle forze di sicurezza: a volerlo come sempre la politica, dovrebbe essere confermato anche per il 2017, ma manca un decreto attuativo che Gentiloni si è dimenticato di firmare”, si legge sulle colonne de Il Giornale. Ma non è finita qui. “I nostri colleghi ci hanno telefonato inferociti perché nella nottata tra il 21 e il 22 gennaio sono stati lasciati solo 25 vigili del fuoco ad operare all’hotel Rigopiano nonostante le 24 persone ancora disperse”, questo quanto afferma Antonio Brizzi, segretario generale del sindacato autonomo Conapo. Nel mentre gli arditi pompieri per pranzo si nutrono con mezzo panino alla Nutella e per cena aspettano fino alle quattro di mattina per una pasta e fagioli congelata.
Bisogna vedere sempre il bicchiere mezzo pieno. Celebrare chi esalta la vita, sottraendo un po’ della propria per donarla al prossimo. Ma non solo gli uomini a mostrare uno spirito di abnegazione assoluto, sono anche gli animali. Il sito Velvet Pets rilancia l’iniziativa proposta dall’AIDAA (Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente). “L’appello è rivolto a tutti i sindaci d’Italia perché, anche memori del lavoro che si sta facendo in questi giorni nelle zone del terremoto e dei disagi del maltempo in ogni città, borgo o paese, si intitoli una via, una strada o ancora meglio un parco con annessa area cani ai ‘cani eroi’. Siano essi i cani soccorritori, quelli poliziotto, o anche ad altri animali che in un modo o nell’altro si sono resi protagonisti di azioni eroiche”. Dono che mi riporta alla mente quello compiuto da Dayko, un labrador, che si è spento nell’aprile 2016, dopo aver salvato sette persone durante il terremoto in Ecuador. I Vigili del Fuoco si misero in lutto, ed anche noi dobbiamo celebrare queste creature, pronte a mettere in gioco ogni loro libbra di forza per estrarre anche la più piccola speranza dalla neve e dalle macerie.
I regali non finiscono qui. Due pompieri valtellinesi si sono resi “protagonisti del salvataggio di tre cuccioli di pastore abruzzese trovati ancora in vita nell’hotel Rigopiano di Faringola (Pe) spazzato via dalla slavina il 18 gennaio”. Do ut des. Dare e ricevere. Non esiste niente di meglio. Per questo motivo, ben oltre le polemiche e le chiacchiere, vanno ringraziati, sentitamente, le Forze dell’Ordine, i volontari della Protezione Civile, i Vigili del Fuoco, l’Esercito Italiano e i loro amici a quattro zampe per aver salvato la vita a decine di italiani in questi giorni. Per aver spalato strade, tolto cumuli di neve e scavato anche dove non si poteva. Persone pronte a lavorare senza tregua ora dopo ora. A loro va un sentito ringraziamento ed un abbraccio fraterno. Queste persone, ancora una volta, rappresentano l’orgoglio tricolore.
Sono giorni che guardo i filmati dei vari telegiornali. Ci mostrano il costante lavoro dei nostri eroi, ma sono triste e senza vergogna piango come un bambino. Soffro nel vedere come questa immane tragedia dimostri quanto la natura possa essere, nel contempo, meravigliosa ad amica e un attimo dopo tramutarsi nel più acerrimo dei nemici. La natura, i nostri prodi, i superstiti e le vittime sono legati da un filo sottile. Il tutto davanti agli occhi che sgomenti vedono i più umili aiutarsi e mettersi a disposizione per soccorrere gli altri. Mentre i potenti alzano le spalle, si riempiono la bocca di infinite parole e alla fine non fanno nulla. Una immane vergogna all’italiana. Da una parte uomini semplici, umili, coraggiosi con la voglia di ricostruire, donano speranza, dall’altra la politica. Il governo se ne frega e parla, continua a parlare, promettendo mari e monti, ma alla fine non realizza nulla di concreto. Non ci sono parole. Ma c’è un’antica lezione che la vita ci ha insegnato, l’umile aiuta sempre l’umile, mentre il ricco non aiuta nessuno. Quando vedremo ancora qualche cartello con raffigurato l’immagine di un cane fuori dagli esercizi commerciali, con la scritta io qui non posso entrare, ricordiamoci di quel amico a quattro zampe che ha salvato dei bambini sotto cavalle immani di neve. Potevano essere nostri figli. Uno di quei cani stremato, per non aver mai mollato, è morto. Bene, ora su quei cartelli al posto degli animali raffigurateci i politici. Qui loro non possono entrare. www.ilgiornale.it www.ilfattoquotidiano.it www.andreapasinitrezzano.it