Nei primi anni Novanta ho vissuto per qualche tempo a Zlìn, Repubblica Ceca, ospite della tenera babička (nonnina) di uno scultore. Marie Holčíková era nata nel 1919, e ricordava ancora come un incubo il rombo degli aerei militari sovietici che per tutta la notte del 20 Agosto 1968 volavano a bassa quota nei cieli della Moravia, dalla Russia “con amore”.

Ho aggiunto io “con amore”, ricordando l’incipit di Jacques e il Suo Padrone, dove Milan Kundera descriveva l’atteggiamento dei soldati russi all’indomani dell’invasione: «Noi amiamo voi Ceki!» disse a un posto di blocco l’ufficiale sovietico all’autore, dopo avergli fatto perquisire l’auto. Kundera aveva concluso che la sensibilità elevata a “criterio di verità” è pericolosa. «E’ col cuore traboccante di sentimenti lirici che l’uomo commette azioni spregevoli».

In questi giorni nessuno con un briciolo di cuore si schiererebbe dalla parte della Russia, ma i sentimenti di alcuni nostri commentatori offuscano la loro abituale lucidità. Aldo Cazzullo: «Ora rischiamo di avere Putin o un suo fantoccio sui confini orientali della Nato e dell’Unione europea». Se volevamo che l’Ucraina rimanesse uno stato cuscinetto e neutrale, non bastava rassicurare i russi sul suo NON ingresso in un’organizzazione a loro ostile? Mi sembra di intuire la risposta implicita: «Eh, ma la Nato è buona!».

Sullo stesso tenore anche Beppe Severgnini, appello enfatico e accorato: «Ci avete pensato? Se in Russia ci fosse la democrazia, tutto questo non sarebbe accaduto. La guerra folle cui stiamo assistendo, la colata di prepotenza e nostalgie imperiali, sarebbe impensabile».

Eppure i vent’anni della Nato in Afghanistan, gli americani in Iraq, Sarkozy in Libia, e i droni del Nobel per la pace Barack Obama un po’ ovunque, avrebbero dovuto già farci uscire da quell’illusione. A voler essere pessimisti, sembriamo i Maya sotto la loro campana di vetro di certezze un attimo prima dell’arrivo dei conquistatori europei nello Yucatan.

Il presidente Volodymyr Zelensky, nel suo emozionante e sofferto discorso di oggi, ha detto che il suo Paese ora più che mai merita di essere ammesso nell’Unione Europea. Quanto ha influito su questa incomprensione il nostro proselitismo sentimentale nei loro confronti? Negli anni Zero di questo secolo, il nostro desiderio di inclusione sembrava mirato a indebolire una già debole Russia, più che un serio tentativo di accogliere l’Ucraina nell’Unione Europea. Dopo la crisi del debito la Ue ha smesso di flirtare a est, ma ascoltando le parole del loro Presidente, quella falsa illusione si è radicata nel loro cuore.

Nei giorni scorsi alcune sanzioni sono state adottate, altre sono al vaglio, compresa quella che viene definita una bomba atomica finanziaria: l’esclusione della Russia dal circuito di pagamenti Swift. Finora due stati “canaglia” sono stati esclusi dallo Swift: l’Iran nel 2012, e il Vaticano nel Gennaio 2013*. Per giudicare l’effetto che questa misura ha avuto sull’Iran, le faremo sapere. Per quanto riguarda il Vaticano, Benedetto XVI un mese dopo rinunciò al pontificato. Quindi abbiamo due certezze: 1) questa misura funziona al 50% 2) fa effetto sulle persone per bene.

Come ricorda Graham Allison nel suo best seller Destinati Alla Guerra, «Migliori delle contrattazioni bilaterali sono, come è ovvio, le istituzioni internazionali, che avvantaggiano colui che le disegna». Cioè gli Stati Uniti. Il problema è che, da anni, quella che sembra essere la maggiore alleata della Russia ha cominciato a disegnarne di sue. Nel 2008 la Cina creò il Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica), un gruppo di economie che prendevano decisioni senza G7. Nel 2013 la Cina ha messo in piedi la Banca Asiatica di Investimento per le Infrastrutture, dopo che gli Stati Uniti avevano respinto la loro richiesta di maggiori poteri nella Banca Mondiale. Escludere i russi dallo Swift in tempi di criptovalute, non è l’assist perfetto che Cina e Russia attendono per spodestare il dollaro come moneta globale di riferimento? Un esperto mi smentirà.

Dal punto di vista di un QasalingoDiVoghera, la gestione della crisi ucraina ha certificato tre cose. 1) In Europa ci sono due forze di okkupazione, non una: esercito russo e Nato. 2) Chiudendo i rubinetti del Nord Stream, facciamo schizzare il prezzo del gas alle stelle, e danneggiamo la nostra volubile democrazia, più che smantellare la plutocrazia russa. 3) Dopo il primo pacchetto di sanzioni, la Russia non avrà più accesso ai semiconduttori. Qui siamo sereni, visto che una delle maggiori produttrici di semiconduttori è Taiwan.

 

* Fonte Antonio Socci, Il Segreto di Benedetto XVI, che a sua volta cita Germano Dottori su Limes.

 

L’immagine su questo blog è di Deborah Joy Bormann @deborahjoybormann.

Deborah nasce a Trieste, città di confine, da padre statunitense e madre spagnola. Vive a Bologna, Pisa, Amsterdam, Madrid, San Francisco. Una serie di coincidenze e passioni la porta a Torino, oramai città d’adozione.
Spirito indipendente, visionario e… disperatamente ottimista.
Madre, compagna, insegnante, arteterapeuta e artista.
Da sempre adora leggere, scrivere, pensare e creare.

Le idee espresse da Andrea nei suoi articoli non rappresentano necessariamente le opinioni e le convinzioni di Deborah.
Tag: , , , , , ,