Quali sono le sette religiose dell’Occidente? E quale è la loro influenza a livello geopolitico? Di questo argomento tratta l’ultimo numero, il 62esimo, di Eurasia – Rivista di studi geopolitici, recentemente pubblicato e che ha per titolo proprio “Le sette dell’Occidente”. D’altro canto esasperati ed esasperanti e per certi aspetti proprio settari sono apparsi i toni utilizzati ultimamente da alcune figure di primo piano sia del mondo politico che religioso occidentale. Un esempio è quello delle lettere inviate, nel giugno e poi nell’ottobre del 2020, da monsignor Carlo Maria Viganò, già nunzio apostolico della Santa sede negli USA, all’allora presidente americano Donald Trump. Lettere in cui si parlava, in relazione al ben noto, per chi segue questo blog, disegno di un “Grande Reset”, di uno scontro tra i “figli della Luce” e “figli delle Tenebre“, questi ultimi identificati con la fazione globalista sostenitrice di una svolta digitale ed ecologica sulla scia della pandemia da Covid-19. Toni apocalittici, così come apocalittica, spesso, è apparsa la comunicazione di parte dei sostenitori dell’imprenditore di New York, riuniti attorno a sigle quali “Qanon“.

La propaganda trumpista – spiega il direttore di Eurasia, il professor Claudio Mutti – non ha fatto altro che rinverdire e rilanciare il motivo dello scontro fra i figli della Luce e i figli delle Tenebre, che è un leit motiv ben radicato nella mitologia politica statunitense. ‘The Children of Light and the Children of Darkness’, infatti, è il titolo di un pamphlet scritto nel 1944 da un teologo riformato per rappresentare il duello esistenziale fra gli Stati Uniti e l’Europa. Il tema era d’origine biblica, ma aveva già avuto ampia circolazione grazie alla Theosophical Society (fondata nel 1875 a New York) ed alla produzione letteraria del celebre mago Aleister Crowley, che si era stabilito a New York alla vigilia della prima guerra mondiale. Anche la formula del ‘grande risveglio’, presentata dai trumpisti americani e da ambienti filotrumpisti europei come l’idea-forza alternativa al progetto globalista del “grande ripristino”, ha avuto origine nell’ambiente settario nordamericano. Già nel XVIII secolo il pastore Jonathan Edwards, richiamando la ‘nuova Israele’ americana al patto stipulato con Jahvè, con le sue prediche infuocate aveva scatenato in tutta la Nuova Inghilterra un’ondata di fanatismo millenarista: il movimento del Great Awakening (cui seguirono un secondo, un terzo ed un quarto ‘Grande Risveglio’)”.

Nel nuovo numero di Eurasia il focus, in particolare, è sugli Stati Uniti d’America. In effetti proprio fin dalle sue origini, su quella che è considerata “la più grande democrazia del mondo” e la patria della tecnica, le sette sembrano sorgere senza posa. Naturale, quindi, ipotizzare un qualche legame con il protestantesimo.

“Principio fondamentale del luteranesimo – osserva Mutti – è il libero esame delle Scritture, unica fonte e unica norma della fede. È inevitabile che la facoltà attribuita al singolo credente di interpretare le Scritture ed il rifiuto di un magistero religioso imposto dall’esterno diano origine ad una pluralità di dottrine divergenti tra loro. Ma più che in Europa, questa concezione individualistica, antiautoritaria ed antigerarchica trovò l’ambiente ad essa conforme in quella ‘dimora della libertà’ (l’America) che Thomas Jefferson contrapponeva alla ‘dimora del dispotismo’ (l’Europa, per l’appunto). In un ambiente privo di storia e di tradizioni, dove le popolazioni autoctone potevano essere tranquillamente sterminate, il protestantesimo poté liberamente sviluppare la sua congenita tendenza al frazionismo e produrre quella moltitudine di ‘denominazioni’ confessionali che caratterizza il panorama religioso statunitense”.

Sette di natura confessionale, dunque, che, come anticipato, hanno una rilevanza geopolitica.

“È stato osservato – prosegue il direttore di Eurasia –  che i più diffusi ‘nuovi movimenti religiosi’ – come vengono pudicamente chiamate molte sètte, dai Mormoni a Scientology – sono nati per lo più negli Stati Uniti, mentre altri gruppi settari, sorti in Europa o in Asia, accrescono la loro influenza dopo l’approdo americano dei loro ‘maestri’. È questo il caso dell’Associazione Internazionale per la Coscienza di Krishna, della setta del Reverendo Moon, degli ‘arancioni’ di Rajneesh o di qualche branca degenere dell’esoterismo islamico. La rilevanza del fenomeno settario sotto il profilo geopolitico risulta evidente quando si consideri che l’influenza esercitata dagli USA ha spesso come suo tramite le sètte sorte negli Stati Uniti o coltivate da ambienti politici statunitensi. In seguito alla vittoria elettorale di Bolsonaro (che si è fatto battezzare nelle acque del Giordano secondo una cerimonia evangelicale ed ha assunto il nome di ‘Messias’) ‘Eurasia’ ha pubblicato uno studio sull’influenza predominante esercitata in Brasile dalla setta evangelicale, nata dal ‘Grande Risveglio’ (Great Awakening) nordamericano. Ma un’influenza analoga della medesima setta è riscontrabile negli Stati Uniti stessi, dove a suo tempo Trump fu benedetto da pastori evangelicali e venne presentato come un messia, o come un ‘nuovo Ciro’ che avrebbe liberato il popolo d’Israele, ossia i ‘veri cristiani’ americani, dalla cattività babilonese”

L’attuale presidente Joe Biden si definisce cattolico. Eppure anche nel suo caso non mancano relazioni con il mondo settario.

“Nel 2014 – conclude Mutti – partecipando in qualità di vicepresidente degli USA all’accensione della Menorah Nazionale ed esaltando ‘l’eredità ebraica, la cultura ebraica, i valori ebraici’ come parte essenziale dell’identità statunitense, Joe Biden si richiamò esplicitamente all’insegnamento del rabbino Menachem Mendel Schneerson, capo della setta Chabad Lubavitch, alla quale augurò: ‘May you all go from strength to strength’. D’altronde la setta dei Lubavitcher annovera diversi seguaci negli ambienti politici statunitensi. Nel 1983 il Congresso e il Presidente degli Stati Uniti insignirono il rabbino Schneerson della Decorazione Nazionale d’Onore e decretarono che il giorno della sua nascita venisse proclamato ‘Education and Sharing Day’. Nel 1994, nel giorno anniversario della Dichiarazione Balfour (2 novembre), le due camere degli Stati Uniti approvarono all’unanimità l’assegnazione postuma a Rebbe Schneerson della Medaglia d’Oro del Congresso degli Stati Uniti d’America, riconoscendo i suoi ‘straordinari contributi all’educazione mondiale, alla moralità e le sue importanti azioni di carità’. Alla cerimonia della Medaglia il Presidente Bill Clinton dichiarò: ‘L’eminenza dello scomparso Rebbe quale guida morale della nostra nazione è stata riconosciuta da tutti i Presidenti a partire da Richard Nixon’. Sulla scia dei suoi predecessori, l’attuale presidente americano può vantare una familiarità di vecchia data coi Lubavitcher. Già nel 2008 David Margules, presidente del Chabad Lubavitch del Delaware, espresse in questi termini l’entusiasmo della setta per le posizioni filosioniste di Biden: ‘He has developed the reputation for being a strong supporter of Israel'”.

 

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