Nel 2025 il 50esimo della morte di Ramelli. La sua storia torna in libreria con Idrovolante
Il 2025 marcherà, tra le altre cose, anche il 50esimo anniversario della morte di Sergio Ramelli (cadrà il 29 di aprile), uno degli episodi più drammatici degli “anni di piombo”, durante i quali la violenza politica insanguinò l’Italia in un vortice di omicidi, stragi, attentati misteriosi e silenzi complici. A morire furono, in diversi casi, giovani che ebbero la sola colpa di credere in un’idea. O, piuttosto, di non approvarne un’altra. Tra questi vi fu sicuramente il diciottenne Ramelli, che venne brutalmente aggredito a colpi di chiave inglese da un commando di militanti antifascisti di Avanguardia Operaia, colpevole, probabilmente, soprattutto di aver vergato un tema in classe (frequentava l’Itis “Ettore Molinari”) in cui si scagliava contro le Brigate Rosse (quando queste erano ancora solo “sedicenti” per certo mainstream giornalistico) e il mancato cordoglio delle istituzioni per l’assassinio, a Padova, dei militanti del Movimento Sociale Italiano Mazzola e Giralucci. Il testo fu appeso in una bacheca, una sorta di “processo alle idee” che aveva l’obiettivo di isolare il ragazzo.
E infatti, prima del tragico epilogo che attendeva, purtroppo, anche lui, Sergio Ramelli fu perseguitato dai suoi compagni di classe, costretto a cambiare scuola trasferendosi in un istituto privato (emarginato), aggredito e, infine, il 13 marzo del 1975, colpito a morte con una violenza irrazionale e crudele mentre, come ogni giorno, stava rientrando a casa, per andare a riabbracciare i suoi cari dopo una giornata trascorsa in aula. A rendere ancora più drammatica la vicenda furono gli oltre 40 giorni di agonia in un letto di ospedale cui Sergio (e la sua famiglia) furono costretti.
Ci vollero ben dieci anni perché i colpevoli (coperti da una fitta rete di complicità e omertà) fossero assicurati alla Giustizia permettendo così di ricostruire tutte le tappe di quella tragica vicenda. Del delitto Ramelli si è continuato a parlare per tutti questi anni perché il suo ricordo è ormai uscito dai confini della cronaca diventando un patrimonio della memoria nazionale (sono più di 35 le città che hanno vie o piazze a lui dedicate). Sergio, oggi, non può più essere considerato solo il martire di una parte politica ma è diventato il simbolo di chiunque abbia il coraggio di esprimere le sue idee liberamente, opponendosi all’omologazione culturale e ai dogmi del politicamente corretto.
Ebbene, proprio in occasione di questo importante anniversario, è stato ripubblicato, in una nuova ed elegante edizione, per i tipi di Idrovolante Edizioni, il libro “Sergio Ramelli. Una storia che fa ancora paura“, presentato mercoledì in una conferenza stampa alla Camera dei deputati. Un’opera corale, coordinata dal giornalista Guido Giraudo e che ha visto partecipare alla sua stesura Andrea Arbizzoni, Giovanni Buttini, Francesco Grillo e Paolo Severgnini che per prima ha ricostruito l’intera vicenda muovendosi tra atti processuali, articoli di giornale e testimonianze dirette. Un volume che, per anni, è stato autoprodotto e diffuso quasi solo attraverso il “passaparola” ma che approda oggi, finalmente, in libreriacon l’autorevole prefazione del presidente del Senato della Repubblica, Ignazio La Russa, e la postfazione del sottosegretario all’Istruzione e al Merito, Paola Frassinetti. Entrambi, peraltro, vissero da vicino quella tragica vicenda e ne tramandano, da anni, la memoria.