Ora, non dico di proiettare su S.Pietro l’effige di Goffredo di Buglione o di Tancredi d’Altavilla nel ricordo della prima Crociata, ma se proprio ci si teneva a far conciliare – e quanto ce ne sarebbe bisogno di “conciliare” – la modernità con Santa Romana Chiesa, di metafore da rispolverare, di segnali forti da dare, di simboli da sostenere, ce ne sarebbero stati. E invece no. C’era proprio la necessità di sparaflashare su S.Pietro i pinguini e le scimmie come neanche all’Ipermercato di Busnago il 24 dicembre – e forse lì avrebbero avuto più gusto -?
Per la serie: la Vaticano Film presenta: “Che ce frega de l’ideali, noi c’avemo l’animali”. Un film scritto e diretto da Papa Francesco, non in collaborazione con Nostro Signore Gesù Cristo.

Questa l’idea di arte e di sacro, proprio in quel Vaticano che con il gioco di luci “Fiat Lux”, avrebbe potuto dare un segnale importante al mondo cristiano, soprattutto, visto il momento storico, e non cristiano, diretto ed inconfondibile? Proprio in quel Vaticano che fu mecenate, custode e promotore dell’arte nei secoli?
Un Giubileo straordinario sulla misericordia che più che essere votato al Timor di Dio, alla riscoperta della purezza del messaggio evangelico, richiamo alla compattezza contro la dissoluzione di una comunità, impaurita, perseguitata, minacciata, da Occidente a Oriente, soprattutto, invita i fedeli al perdono, all’apertura compassionevole e sentimentale verso il prossimo, come ci ricorda anche Camillo Langone sulle pagine de Il Giornale. Ed invece no, ancora una volta. Il modernissimo Bergoglio aveva un altro messaggio da comunicare, questione di priorità: evviva le culture dei cinque continenti, evviva la Banca Mondiale, main sponsor, ed ecco che sul centro della cristianità – e su questo, alla luce dell’attualizzazione dei valori portanti del cristianesimo, di chi porta la vera croce oggi, se i porporati in S.Pietro o i cristiani trucidati in Siria, ce ne sarebbe da discutere – arrivano i coccodrilli ed un orango tango, due piccoli serpenti, un’aquila reale, il gatto, il topo, l’elefante, non manca più nessuno, solo non si vede il raziocinio.

Vabbè, sarà quel che sarà, forse all’illogicità bisognerà fare l’abitudine…

D’altronde il mondo va a puttane, con i soldi e le anime dei popoli, ma come sempre il focus è puntato su altro, i problemi sono altri. Figurarsi, ancora oggi nel 2015, nell’epoca di Charlie Hebdo e del Bataclan, per qualcuno era un’offesa che un vecchio senatore, Franco Servello, riposasse in pace in un cimitero milanese, perchè della parte sbagliata, per altri ancora, se dovessero vincere, legittimamente, gli avversari scoppierebbe la guerra civile, chissà forse, la fine del mondo, come in Francia, e per tutti c’è esposto al pubblico ludibrio l’uomo/donna con la barba, Conchita Wurst, orripilante e disgustoso modello antropologico condiviso.

Questione di priorità, nell’adolescente Occidente.

Ci mancavano solo gli animali sul S.Pietro

 

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