In difesa del “cicciottelle”: ironia senza reato, per le belle menti è gran peccato
Premessa. Scrive un ex cicciottello pentito. Un ex cicciottello difende il diritto allo sfottò, contro l’idiozia militante del politicamente corretto.
A questo mondaccio manca davvero il senso dell’ironia, nonostante l’eleganza non sia un dono che tutti possiedono, il caso lo testimonia. Questo mondaccio non sa proprio ridere di sé stesso. Sarà per questo che Berlusconi è stato fatto fuori con una malignità unica? Sono sarcastico, si parlava proprio di questo. Per un cicciottelle (certamente non un “grassone”), Giuseppe Tassi perse la cappa e il lavoro. E questo, nel 2016, in un settore come quello editoriale, non è poca cosa. Per un cicciottelle è stato tolto di mezzo il direttore di QS, rovinando una vita di lavoro in tre minuti per un goccetto di sarcasmo acido come i rigurgitini a stomaco pieno. Successiva è partita la condanna del tribunale del popolo, un po’ come quello partigiano. Altra ciccia fresca nella gabbia dei leoni affamati. Una costante bulimia: mangiare e vomitare nella consapevolezza céliniana – parafrasata – che si è come “una giovane senza importanza collettiva”. Si è “soltanto un individuo”.
Un mondaccio a cui manca davvero il senso dell’ironia; tranne alle dirette interessate, pensate un po’: “Mia figlia ha riso e ha pubblicato su Facebook un’immagine con scritto ‘Je suis Cicciottella’”, racconta al TG4 Giuseppina Boccardo, la mamma di una delle tre azzurre olimpiche in questione.
Scusatemi ma continua a non tornare qualcosa. Ormai siamo alla parodia di noi stessi e alla completa rivalutazione del tutto cosmico; e qui casca il vero problema, non tanto nel cicciottelle – questione che, a mio avviso, si discosta da questioni deontologiche e si avvicina, al limite, a quelle del buon gusto -. Nulla si salva dall’estremo relativismo di un’epoca che doveva, almeno stando agli addetti ai valori, essere libera, scevra da ogni preconcetto poggiato su una struttura ideologica, finalmente estasi democratica. Un disastro a web aperto. Un tutti contro tutti, Mann gegen Mann (uomini contro altri uomini, ndr) per dirla alla Rammstein, con la certezza che non sempre significati e valori devono essere sottoposti a rivalutazione – e conseguente cazziatone spaziale -: dipende chi è a decretare giudizi. Fintanto che è il gran consiglio delle Belle Menti, tutto a posto. Il gran consiglio delle Bel Pensare, quello per cui, ad esempio, il concetto di disabilità è pressoché da annullare – e fin qui c’è un qualcosa di giusto – e poi va a finire che un cicciottelle diventa discriminante come se il grasso fosse una disabilità. Quelli per cui si abbattono vecchie riserve, sì, ma per crearne delle nuove. Dopo le donne – tutelate, inutilmente e, a mio parere, offensivamente come le marmotte delle Ande -, ora tocca alla categoria delle cicciottelle. Belli i tempi in cui c’erano borghesi e poveracci, operai e imprenditori, guardie e ladri. Ormai siamo alla parodia di noi stessi, appunto.
Sbatti il mostro in prima pagina, subito chiede il bel pensare, o sarebbe meglio dire: togli il mostro dalla prima pagina, visto il caso, pulisciti la coscienza e vai avanti nel progresso che è tardi. Zitto e mosca.
Allora, vi aspetto al passetto, armato di ascia bipenne, quando ejaculerete stereotipi, esaltandoli – ma non doveva essere l’avvento di un’epoca libera, scevra da ogni preconcetto poggiato su una struttura ideologica, razzista, meschina, finalmente estasi democratica – quando scriverete la storia della donna dell’avvocata, dell’assessora e della consigliera o santificherete l’antifascista di turno, pelle scura, capelli corti, che a Boston sputa in faccia ai Nazisquik. Quando con estrema facilità darete del villico razzista (apostrofandolo con parole tipo “lurida anticaglia del Terzo Reich”, maleducato, chitammuorto) a chi si è difeso dalla rapina dentro al Taxi sparando o dal furto in casa uccidendo.
Giustizia è quando sarà reintegrato Tassi – che per altro si è già scusato pubblicamente -, e finalmente si potrà chiamare liberamente faccia da culo, quel politico lì, minchionazzo, il senatore che canta e suona del suo stipendio alla faccia degli italiani, raccomandato/a, il direttore/direttrice di…, affarista, apripista, ottusangolo, culallegro, pancottone, tanta altra bella gente del mondo istituzional/cultural/giornalistico italiano. Oppure quando licenzierete tutti. Democrazia, portaci via verso una nuove deontologia.
Così il segretario nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Paolo Pirovano: “Prendo atto che `cicciottelle´ è una gravissima offesa, costata il posto di lavoro al direttore di Qs. A coloro i quali chiedono la radiazione del collega, rivolgo un quesito: quali sanzioni applicare ai giornalisti che si rendono responsabili di gravi violazioni del codice deontologico? Tagliamo loro la mano destra? Ora dai sacerdoti della verità, dai censori dell’hashtag e dalle maestrine dal click facile (la penna rossa non è più politically correct) mi aspetto, per coerenza, una petizione alla Giochi Preziosi per cambiare nome al bambolotto `Cicciobello´ con cui dal 1962 hanno giocato, giocano, sono cresciute e crescono intere generazioni. È offensivo e anti educativo. Si accettano, come al solito, suggerimenti”. Amen fratello!