Lasciate morire gli italiani sotto i ponti (del migliore dei mondi possibili)
Gli italiani muoiono sotto i ponti, in tutti i sensi…
Io credo che sia un bene che l’11,9% delle famiglie italiane sia in gravi difficoltà economiche. Solo una terra che affoga nella povertà può capirne l’assenza. Come un meraviglioso cigno che apre le pinze. Era ora che gli italiani tornassero dall’eterno weekend di vacanza, che spegnessero il tv 106 pollici curved. Che tornassero a prendere schiaffi in faccia dalla realtà. Popolo di pigri burloni, allegri beoni, stesi al sole. Trova scuse e mangia raccomandazioni.
Penso sia un bene che i ponti crollino in testa, così, random. Solo non sapendo quando e dove giungerà la tua ora vivrai con consapevolezza e costanza. Imparerai ad amare ed interpretare il tempo, formando te stesso con i migliori auspici. Giusto, giustissimo, invece, e proprio in questo esatto, specifico, chirurgico momento storico, destinare 4.6 miliardi ai migranti; è doveroso mettere a dieta gli italiani che, altrimenti, avrebbero sperperato i loro risparmi a puttane, videopoker o per far studiare i figli. Far studiare i figli, quando una laurea vale come la tessera dell’Eurospin scaduta; tanto, ingrata com’è questa generazione, una volta presa la laurea coi soldi di mamma e papà in Italia, subito via ad ingrassare qualche staterello estero, appoggiato ad un angolo d’Europa, con una gamba al muro, che fuma Cohiba e ti promette il miglior sesso del mondo.
Alpeggi e granulosi dadi d’odio.
Ecco, quei soldi ammucchiati per i migranti, sono una meravigliosa dimostrazione di generosità di un popolo. La casa del Cristo, il tempio del posto fisso, una terra che non si è mai mostrata indifferente ai richiami di aiuto. Una caratteristica importante che forgia il carattere nazionale del nuovo millennio, capace di superare le assurde dicotomie: tra rossi e neri, esistono, ormai, solo fasci, e sono dappertutto; tra nord e sud, resistono solo i terroni. Tra zebre e conigli esistono solo i gommosalti nelle pozze, e poi giù, sempre più giù, fino a toccare il merdango. Per farcisi un trono. Quindi è giusto, ma cosa dico, è giustissimo, destinare 4.6 miliardi ai migranti, come lo è bestemmiare in faccia ai bambini appena usciti dalla messa di Pasqua. Che si sveglino, quei bambolotti parlanti! Che aprano gli occhi al mondo, con sorpresa. Ora, ora fischi il treno. Anche per loro. Non ci saranno sempre i genitori, non è sempre Pasqua; la vita è un trauma, la vita è un dramma, la vita è sofferenza, come diceva il tenente Mazzoleni sparando ad un bidone in Soldato semplice – esordio alla regia di Paolo Cevoli. Un gran bel film -.
Giusto! Giusto, giusto, giusto, giusto, tenere a lavorare un uonna fino ad ottant’anni. Il lavoro è Patria; e morire per la Patria è sempre giusto, giusto, giusto! Giusto perché tanto i giovani migrano, le nuove pensioni non si pagano e il sentimento patrio si eleva, una volta ogni tanto. Contadini calabresi e meccanici friulani. All’armi orizzontali sugli scranni elettorali. Morite gioiosi, fantozziani bislacculoni!
Ma giusto è anche slercosciare una partita IVA. Quella partita deve diventare un massacro, specie se l’arbitro è questo Stataracchio. Succhiare ogni centesimo evaso e farglielo pagare il doppio, al giovane paraculo che sta in affitto, con un lordo annuale, sudatissimo, di 8500 euro al mese, le tasse, la figlia, la frizione della Panda che decide di morire in mezzo al Raccordo, proprio quando non se lo aspettava nessuno. O al piccolo imprenditore, figlio di puttana, che voleva fare i soldi senza la burocrazia, lui, e magari andare a fare l’amore in mezzo al Mediterraneo con la nuova Margherita, mentre passano i barconi e i flutti che rimbalzano lo distolgono dall’atto. Vento in poppa e mano sul culo.
Credo sia sacrosanto fare la moschea, e il partito islamico, e la banca islamica, e il salame di cammello, e il kebab al caramello; l’integrazione è sostituzione. Anche perché è refresh, dai! Serve ogni tanto cambiar le regole del gioco. V’immaginate se in politica giocassero sempre gli stessi? Impossibile…
Credo nelle palme di Milano, nella legge del Sultano, nelle lance di Tamerlano, nelle sure del Corano che mi tagliano la mano. Giusto fare la moschea. E fate la moschea. Buttate giù le chiese, e le croci appese. Dimenticate il significato e quel che di voi è stato. Radete al suolo il Comune, sul buon senso, il bitume. Siate conigli zitti! Assurdi come un Papa che si dimette.
Ogni forma di libertà si costruisce sul pensiero di se stessi. La politica, che diventa istituzione, non ha l’obbligo di analizzare e regolare i fenomeni.
Corri Igor fotti i Gis; dai scafista fai il bis, forza Isis cala il tris.
Il cortocircuito è nel nonsense