Quegli aborti sociali che hanno ammazzato una vita vera
Due aborti sociali con evidenti disagi mentali, riscontrabili anche dal lombrosiano aspetto che li identifica in foto, hanno ucciso una vita vera. Perché una vita vera si mette in mezzo a difendere, come può, ciò che più gli sta a cuore, gli aborti sociali la aggrediscono in gran numero e la lasciano per terra. Non perché Willy, pace alla sua giovane anima, fosse nero. Non perché chi sta “di qua” deve dimostrare qualcosa, magari una clitoridea sensibilità o un maggiore senso civico forzato o un manifesto senso di inferiorità, a chi sta “di là”. Solo perché esiste la via del coraggio e quella della vigliaccheria. Solo perché il mondo lo puoi ribaltate quante volte vuoi, puoi rendere relativo ogni significato, ogni azione, puoi erigere un monumento all’emozione che sovrasta la ragione, puoi rendere tutto un pessimo film di fantascienza, ma esisterà sempre una vita vera e un aborto. E Willy era una vita vera. “Una sola cosa vorrei dire ai due fratelli tatuati e palestrati e alle loro gallerie di foto da duri di cartone: il coraggio e la lealtà stanno tutti dalla parte del mingherlino”, ecco il senso della vita vera, colta, perfettamente, da Tony Capuozzo.
È sempre difficile rimanere lucidi in questo tempo vorticoso e desideroso di giudizi pilateschi e trancianti, che pare vengano prodotti in serie per soddisfare eroticamente la volontà diffusissima, ormai esondante, di gratificazione istantanea, di qualcosa o qualcuno in grado di dissetarci, nella dittatura dell’istante che annulla e sostituisce il precedente con tutti i suoi fatti e le sue riflessioni, dall’accecante sete di vedere soddisfatte le nostre necessità di sopravvivenza. Psichica, sociale, non solo economica. Un mostro serve e se non ha un volto ce lo inventiamo. A costo di concepire la favola di un runner fascista e immigrato.
Il suggerimento, l’unico ormai prezioso, è quello di rimanere lucidi se ci si vuole salvare dalla distorsione mediatica, dalla tifoseria indiavolata, da ogni speculazione “ideologica”, da tutto ciò che per rabbia o per occasione ci fa involvere in uomini folla che occupano spazio, che vivono di percezione, replicano e diventano incapaci di ragionare sopra le cose. Rimanere lucidi, affare complicato che, spesso, non è riuscito neanche al sottoscritto, nel suo vivere passionale. Non sempre sono rimasto lucido e ho finito per sbagliare giudizio. Rimanere lucidi per proteggere la propria capacità di generare un pensiero critico, per ragionare sopra le cose. Pertanto, in questa storia terribile, si intravede una sola, possibile dicotomia: una vita vera che se ne va e aborti sociali ora rinchiusi nella gattabuia della propria coscienza.
Per questo, stavolta, non bisogna cadere nella trappola, non bisogna tifare. Non bisogna commettere l’errore di azzannare ogni riflessione, di ammazzare ogni insegnamento nella ricerca del demonio fantastico, spiegando al mondo quanto sarebbe stato “diverso” se l’omicidio fosse stato compiuto da ragazzi di colore, così come si chiede, con fare forzatamente superficiale e indelicato, un giornalista di TPI in un suo pezzo – per inciso: “Un ragazzo nero di 21 anni viene ucciso a botte a calci e pugni da un branco di giovani italiani spacciatori. Immaginate questa storia al contrario. Quanto avrebbero sbraitato certi politici, certa stampa, certi leghisti?” -, o di quanto le MMA, le Mixed Martial Arts, siano lo sport preferito dal demonio, come fa intuire il Corriere della Sera in un suo pezzo, mancando, invece, di riflettere profondamente sulla nobiltà di certa arte sportiva; meditazione che, per fortuna, compie la Federazione pugilistica italiana in un suo post: “Willy, corso in aiuto di un amico preso di mira da una banda di balordi e per questo malmenato a morte, era portatore sano di quei valori che fanno di un uomo un Pugile: Coraggio, altruismo e incoercibile voglia di aiutare chi è in difficoltà. Valori, non i soli, e ideali che sono alla base della nobile arte e che i Maestri insegnano quotidianamente nelle palestre affiliate alla FPI. Chi non ne è in possesso e, soprattutto, non è tesserato (agonista/amatore, ndr) con la FPI non può e non deve essere definito Pugile”.
Azzannare ogni riflessione, ammazzare ogni insegnamento, appunto.
Da ultimo, nella mia rinomata rigidità, concepisco un pensiero che forse non sarà di molti, ma almeno risulta liberatorio per ogni intelligenza ancora non corrotta: non occorre essere Wittgenstein per maledire la più stupida, non peggiore, forma di trasgressione generazionale. Che qualcuno stramaledica Gomorra e tanta trap, che riempiono di vuoto, rinomati non luoghi per aborti sociali che poi strisciano nelle nostre giornate, magari per infastidire o per ammazzare la vita vera.
Una preghiera per Willy.