Mauritania, regno di dune e di sabbia
Alla scoperta delle biblioteche del deserto
Mauritania, regno di dune
e di sabbia
Chinguetti fu per secoli crocevia di sapienti, filosofi
e scienziati. Oggi è una città fantasma che conserva
migliaia di antichi manoscritti.
Testo e foto di Anna Maria Catano
C’è chi sostiene che sotto la sabbia sia sepolto il mistero della vita, che il canto dell’universo soffi fra le dune dorate. Un viaggio in Mauritania, lungo le antiche rotte carovaniere, tra lande desertiche, vetusti siti archeologici e città fantasma è un’avventura memorabile. Una di quelle che val la pena di affrontare almeno una volta nella vita.
Esploratori, mistici, sognatori si sono cimentati nei secoli alla scoperta del Sahara più estremo.
E’ la seduzione dell’assoluto, il fascino dell’ignoto. Quando la malia del deserto ti prende e non t’abbandona più.
Si parte dalla capitale, Nouakchott, metropoli africana senza storia né identità.
Ed è subito sabbia.
Sabbia ovunque. Impalpabile, invadente, ossessiva. Rossastra o dorata. A perdita d’occhio. Nel deserto dell’Adrar, nella Mauritania nord occidentale, non c’è traccia alcuna di essere vivente. Non una pista, una pianta, un dromedario. Nulla. Solo sole e sabbia, qualche cespuglio secco e il vento caldo del deserto che avvolge, sospinge, penetra ovunque.
L’Occhio del Sahara, un mistero senza tempo che si osserva solo dallo spazio è stato avvistato dagli astronauti proprio in questa zona, vicino a Ouadane, antico insediamento berbero per secoli centro carovaniero. La struttura di Richat – il nome scientifico – è una specie di cratere di roccia dal diametro di una quarantina di chilometri, la cui formazione è datata 100 milioni di anni fa. All’epoca della Pangea e della deriva dei continenti. Un territorio estremo e sconfinato di roccia vulcanica, dove solo gli scarabei lucenti, padroni incontrastati di questa landa assolata, s’acquattano nella sabbia.
C’è chi dice siano cinque, chi 12, chi addirittura 32. Impossibile sapere quante realmente siano le biblioteche del deserto di Chinguetti, settima città santa dell’Islam. L’antica capitale dei Mauri, popolazione seminomade, conobbe il massimo splendore grazie al commercio carovaniero e perché dedita al traffico di manoscritti, sale, datteri e gomma arabica.
Le biblioteche del deserto, patrimonio Unesco, conservano ancora un imprecisato numero di preziosi manoscritti di grammatica, teologia, matematica, diritto. Libri antichi gelosamente mal custoditi tra sabbia e voraci termiti. Non aspettatevi però alti scaffali e locali silenziosi. A dispetto del nome queste biblioteche sono locali minuscoli e polverosi, tutti di proprietà familiare, aperti a discrezione dei proprietari. La più famosa è la Habott, dal nome dell’erudito Sidi Ouid Mohamed Habott, che si trova nei pressi della grande moschea e vanta 1400 esemplari. Al paziente recupero di questi manoscritti hanno contribuito studiosi italiani del Centro di catalogazione e restauro di Villa Manin di Passariano.
Chinguetti fu per secoli crocevia di sapienti, filosofi e scienziati. Oggi è una città fantasma, semiabbandonata e sonnacchiosa, divorata dal sole e sommersa dalla sabbia. In lotta perenne con l’inarrestabile avanzata della desertificazione.
Un progetto faraonico, il Great Green Wall, ovvero la Grande Muraglia Verde, promosso nel 2007 dall’Unione africana con finanziamenti europei, avrebbe dovuto contrastare questo apocalittico scenario. L’obiettivo era riforestare cento milioni di ettari di territorio, creando una grande distesa verde lunga ottomila chilometri e larga una quindicina. Da est ad ovest del continente, dal Senegal all’Eritrea. Progetto fallito, anzi, per facile ironia, ormai insabbiato. Solo 5 milioni di ettari infatti sono stati effettivamente riforestati. Il resto è un oceano di sabbia.
Eppure non è stato sempre così. Le pitture rupestri del passo dell’Amogjar documentano inequivocabilmente che nel Neolitico le condizioni climatiche fossero ben diverse. E che animali ed alberi popolassero quelle terre. A testimonianza perenne dell’espansione plurimillenaria del Sahara cominciata forse diecimila anni fa.
Sono davvero tanti i luoghi d’interesse archeologico e paesaggistico di questo regno di dune e sabbia che s’incontrano all’improvviso vagando in mezzo al “nulla” a bordo di fuoristrada.
La Mauritania è una Repubblica islamica, fondata nel 1960, ex colonia francese che accoglie poco più di quattro milioni di persone in uno spazio che è due volte la Francia.
Terra di passaggio tra Maghreb e Africa nera si estende tra le propaggini occidentali del Sahel e il delta alluviale del fiume Senegal.
Le dune di Aouja, sono sicuramente tra i paesaggi più suggestivi. Poi c’è Ouadane, città fortezza, prima università del deserto e patrimonio Unesco, ormai completamente disabitata. E l’oasi di Terjit, autentico sollievo dopo ore ed ore di piste e sterrati. O i canyon di roccia rossastra, set perfetto di Fort Saganne, film con Catherine Deneuve e Gerard Depardieu.
E poi l’oceano. Infinito anch’esso. Perché la Mauritania è l’unica grande nazione sahariana che s’affaccia sull’Atlantico con alte dune che si gettano nelle acque salate. Una notte in tenda nel Parco di Banc d’Arguin, sotto il firmamento stellato, nel silenzio interrotto solo dal mormorio del vento e dall’infrangersi delle onde sulla battigia è un’esperienza che vale il viaggio. Come una visita al mercato ittico di Nouakchott, da dove centinaia di barche sottili e colorate affrontano quotidianamente l’oceano per garantire sostentamento e sopravvivenza alle popolazioni di una delle nazioni più povere al mondo.
La maschera Kanaga, in legno e cuoio, è il simbolo potente che unisce cielo e terra e che protegge i cacciatori dell’etnia Dogon dalla vendetta della preda. Oggetto d’arte africana sui mercati internazionali oggi raggiunge quotazioni ragguardevoli.
Kanaga Africa Tours è l’operatore italiano che dal 2009 propone itinerari sostenibili in 54 stati africani. “La sicurezza è la priorità di ogni nostro viaggio. In Mauritania in particolare dal 2011, cioè da ormai 13 anni, non si è più verificato alcun episodio contro i turisti”, spiega Leonardo Paoluzzi, fondatore di Kanaga ed autentico conoscitore d’Africa dove vive da una ventina d’anni. “La Mauritania è un angolo di Sahara che in passato è stato trascurato rispetto a destinazioni più accessibili. Oggi è probabilmente il Paese più stabile e sicuro di quell’area geografica. Piace per la sua doppia anima: il deserto, con le città carovaniere, e la costa atlantica”.
Nostri suggerimenti: la Mauritania è un itinerario/spedizione per viaggiatori esperti che richiede buone capacità di adattamento. Nonostante sia un Paese tranquillo è assolutamente sconsigliato il turismo faidate per la carenza di strade e strutture d’accoglienza. Scegliete sempre e solo operatori specializzati. Il periodo migliore per andarci è da ottobre ad aprile. Non sono richieste vaccinazioni né ci sono attese per i visti.
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