Alla ricerca del fascino del Quattrocento e del Cinquecento nella città di Partenope e a Ischia, tra castelli, torri, chiese, orti e terme

 

 

 

La Napoli del Rinascimento gioca a nascondino con il Barocco e con lo sguardo. Si traveste con lo stile di un’altra epoca, s’intravede dietro una fila di panni scossi dal vento e le tende degli affollati banchi di strada, si ammanta della luce mediterranea che trafigge vicoli, torri, terrazze, tetti e campanili e si ritira castamente dietro le quinte della Storia, protetta dalla clausura di chiostri e giardini e dalle mura di palazzi e fortezze.

Vasari, Sagrestia di Sant’Anna dei Lombardi. Credit: Sergio Siano

Il Quattrocento e il Cinquecento nel Golfo sono un soldato aragonese acquartierato nei sobborghi spagnoli e la Regina Isabella di Chiaromonte affacciata sul tramonto dalle torri di Castel Nuovo, il simbolo del cambio di passo nella storia del Sud Italia con l’avvento della dinastia aragonese. Sono una monaca allietata dalle meraviglie artistiche e dal chiostro-giardino del monastero di S. Gregorio Armeno, il rifugio per eccellenza delle pupille del Regno nel cuore di Napoli, sono gli artisti toscani che tramandano lo stile di Lorenzo il Magnifico fino alle soglie del mare e del Vesuvio.

Sono i Reali spagnoli come Alfonso il Magnanimo, il primo della casata d’Aragona a unificare il Regno delle Due Sicilie e a presiederlo da Re di Napoli, e i nobili partenopei, ingordi di bellezza, che chiamano maestri, filosofi e uomini di cultura dalle svariate provenienze da cui sgorgano opere eterogenee pregne di “napoletanità”.

Luciano Laurana e Francesco di Giorgio Martini si ispirano ai canoni architettonici dell’impero romano per l’arco di Alfonso in Castel Nuovo: plasmano il marmo bianco e il piperno, la roccia magmatica del Vesuvio, per combattere con il trionfo della solennità l’erosione del tempo, della salsedine e della memoria. Così come Antonio Rossellino e Benedetto da Maiano, che trasportano i canoni toscani nella progettazione della Cappella Piccolomini, la tomba di Maria d’Aragona in Sant’Anna dei Lombardi, o il Vasari con l’affresco della volta della straordinaria sagrestia degli Olivetani.

I contrasti di Napoli si stratificano da secoli e permeano ogni piega della città e della vita dei suoi abitanti. Anche i partenopei d’adozione imparano a tradurli nella quotidianità. Così, diventa un gesto spontaneo svegliarsi in una delle 45 camere dell’Hotel San Francesco al Monte, ex celle del Monastero dei Frati Minori Conventuali, chiamati anche Barbanti per la fluente barba. La sapiente conversione dell’ala sinistra del convento del XVI secolo preserva perfettamente una cappella, l’antico forno, il Refettorio e la cella in cui soggiornò il Patrono di Ischia, San Giovan Giuseppe della Croce. L’hotel accentua i contrasti accostando una collezione d’arte moderna agli ambienti monastici: si contano opere di Schifano, Pisani, Shimamoto, Domenico Spinosa, Hermann Nitsch. Le terrazze-giardino panoramiche dotate di piscina, rare in città, ingentiliscono la cruda roccia della collina di San Martino e il ristorante “I Barbanti” promette colazioni, pranzi e cene all’altezza del volo dei gabbiani. A giugno, camera classic vista mare a partire da 190 euro (www.sanfrancescoalmonte.it).

Seguendo le tracce del pensiero scientifico, invece, il Relais Della Porta, nel cuore di Via Toledo, è la dimora di Giambattista Della Porta, l’illustre alchimista e filosofo che, prima di Galileo, scrisse un trattato sul Telescopio, ne costruì uno e visse l’esilio e la scomunica. Il piano nobile del Palazzo Della Porta sfavilla grazie al design minimal, ai tavoli specchiati che riflettono la volta affrescata della sala colazioni e al restauro del pavimento ligneo originale del Cinquecento. Dopo 3 anni di restauro, il Relais restituisce 3 suite con affreschi rinascimentali e travi a vista, offre un totale di 15 camere e collabora con il Centro Internazionale di studi G. B. Della Porta per eventi culturali (www.centrostudidellaporta.com). Per accedere alla struttura è obbligatorio conoscere il rituale della “gettoniera”: in tutti i palazzi d’epoca napoletani è tradizione pagare l’obolo di 10 o 20 centesimi per usufruire dell’ascensore (www.relaisdellaporta.com/it).

Il Rinascimento approda a Ischia, complici la bellezza dirompente del paesaggio che ammalia la corte aragonese, le proprietà curative delle fonti termali e l’intelligenza culturale di Vittoria Colonna, marchesa, poetessa e sposa di Fernando D’Avalos, che rese il Castello Aragonese un cenacolo letterario vivace.

Il grido d’aiuto degli isolani, stremati dalle scorrerie saracene, detta i canoni dell’edilizia difensiva contro gli assalti dei Mori: tra la fine del ‘400 e gli anni Trenta del ‘500 il Vicerè Don Pedro de Toledo obbligò i nobili a erigere delle torri di protezione per il popolo. Forio ne conta ben 12 di avvistamento, a pianta rotonda e merlate, come la bianca torre Cigliano con merlatura intrecciata, e 5 difensive di contenimento a pianta quadrata, inglobate nell’architettura dei palazzi nobiliari nel centro urbano, tra le cui spesse mura gli abitanti trovavano riparo, come la rossa Quattrocchi. Il possente Torrione del 1490, ora Museo Civico ed ex atelier dello scultore Giovanni Maltese, è l’unico nato e rimasto sempre pubblico (www.iltorrioneforio.it).

Poco distante da Forio, un’esperienza da principi-corsari è soggiornare al Mezzatorre Hotel, il regno rosato di Marie-Luise Sciò a guardia della Baia di San Montano, da cui avvistare ogni sfumatura della natura. Sulle vestigia di un rosso torrione aragonese, i distinti corpi di camere vista mare e i cottage immersi nella collina si estendono in un parco di 7 ettari.

Mezzatorre Hotel, il Solarium

La dolce vita scandita dalle onde si assapora ad ogni ora, dalla colazione al ristorante La Torre, al Beach club con asciugamani a righe rétro e solarium completamente rinnovato con accesso diretto nel blu, alla “Zagara” con espresso – piatto campano a base di pane tostato, pomodorini, crudo e mozzarella – al riparo dell’ombrellone Visconti, che si può portare a casa insieme ai ricordi della vacanza grazie all’indirizzo di shopping ultra glamour del gruppo Pellicano “Issimo” (https://issimoissimo.com), al massaggio di coppia firmato Santa Maria Novella o Biologique Recherche nel gazebo aperto sul tramonto della baia. A giugno, camera da 850 euro (www.mezzatorre.com). 

Al capo opposto dell’isola, nel borgo marinaro di Ischia Ponte, l’Architetto Sandro Petti adottò le linee “saracè” (saracene) della Torre dello Scuopolo, integrando il passato storico locale con delle personali cifre stilistiche, come il tetto inclinato. Ne nasce l’Hotel Il Moresco, il rubino dei Leohotels: ingresso con doppio patio e finestre protette da grate ricamate nel ferro, come in una casa araba, soffitti ad archi intrecciati, corridoi studiati per garantire la ventilazione naturale, maioliche rosse spennellate, linee severe imbiancate a calce e forme di luce mediterranea uniscono nella contaminazione Italia, Spagna e Maghreb. Raffinati il ristorante La Pergola dello Chef Giovanni Perna, frequentato fin dagli anni ’60 da Murolo, Peppino di Capri e Mina a inizio carriera, che propone rinomate proposte stagionali come la pasta Montevico, a base di zucchine fritte dell’omonima località, pomodorino piccante e provolone del Monaco, un buffet di verdure ortolane e di insalate di mare e il chiosco del beach club pieds dans l’eau. Camera da 310 euro (www.ilmoresco.it).

Beach Club de Il Moresco

Accanto all’edilizia civile, anche le decine di edicole e chiese ischitane conservano tracce rinascimentali e testimoniano una devozione pulsante, che sgorga da secoli, come le fumarole isolane, in tradizioni saldamente praticate nei villaggi di campagna ai piedi del Monte Epomeo come nei borghi di pescatori di Sant’Angelo e Ischia Ponte. Dalla fine del XVI secolo la Basilica di S. Maria di Loreto a Forio venne ampliata con un ospedale per i poveri e trasformata da oratorio marinaro a punto di riferimento del paese. La tavola della Madonna di Loreto di Decio Tramontano del 1560 e la pala della Madonna del Rosario di Aniello De Laudello sono nobili esempi del noto culto napoletano.

Lo stesso Castello Aragonese, una vera e propria insula minor, nel ‘500 ospitava ben 13 chiese, oltre alla dimora reale, alla corte, al palazzo vescovile, al monastero delle Clarisse, alle case di 1.800 famiglie, orti terrazzati e vigne. Scrigno di eleganza per la cura delle aree restituite generosamente al pubblico fresche di restauro dalla Proprietà, la Famiglia Mattera, presenta una riuscita compenetrazione di architettura antica e di arte contemporanea con opere site-specific.

Castello Aragonese, Ischia

Il silenzio intatto come il cielo all’imbrunire, l’orizzonte che sconfina nell’alba e nel tramonto sul paese e sul Golfo che si osserva dalla cinta muraria, rendono sensoriale a 360° una visita al castello e una cena a Il Monastero, il ristorante del maniero. Propone menu degustazione da 6 portate a partire da 80 euro a persona, accompagnate dal vino prodotto in piccola scala proprio dalle vigne di Biancolella coltivate dentro le mura (https://castelloaragoneseischia.com/).

Praticare la contemplazione a Ischia è facile, grazie al colore verde che si sprigiona nelle sfumature di giardini, orti, boschi, acque e rocce tufacee. Sui colli di Lacco Ameno, inserire l’armonia della natura nella routine di una vacanza d’eccellenza è la regola d’oro di Rita e Luigi Polito, maîtres de maison al Botania Relais&Spa. Tre ettari di parco pedemontano ricamato da muretti di pietre a secco lavate a mano nel Relais da maestranze locali accolgono un cockatil botanico di alberi mediterranei come lecci, querce e lentischi, alcune secolari, come ficus, pepe rosa e ulivi, e tropicali, come palme e cocos.

Botania Relais & Spa

Si sdraiano sui verdi terrazzamenti in pietra dell’Epomeo l’orto e l’agrumeto, dove risuonano gli strumenti di un mestiere antico, i complessi delle camere, la Garden Spa con due nuovi programmi “Nourish & Wellness” dedicati al drenaggio e al detox, grazie alla consulenza di terapisti, trainer privati ed equilibrate proposte gastronomiche personalizzate, i due ristoranti, la piscina, la nuova area completa di macchinari per l’outdoor gym, giardini segreti dove prendere parte a sessioni di reiki con cristalloterapia, vasche con acqua sorgiva calda e nicchie boschive per il relax. Interprete della terra è lo Chef Tommaso Luongo, summa ischitana alle redini del ristorante Il Corbezzolo e del gioiellino Il Mirto, il primo e unico ristorante vegetariano dell’isola. Segue le stagioni nei piatti della tradizione contadina, con ingredienti al 90% autoprodotti nella tenuta, come erbe spontanee, asparagi, legumi e carciofi. I Corallini sedano, yogurt e limone fermentato e la pizza di scarole possono essere gustati anche dai clienti esterni. Una novità accoglie gli ospiti da giugno: Nonna Marì, l’angolo gastronomico per momenti conviviali nel verde del parco. Grande cucina a vista tradizionale con vetrate, calde atmosfere famigliari e proposta di primizie dell’ Hortus Saporum, l’orto biologico del Relais, sono le cifre di una vacanza nel gusto. A giugno, camera Superior da 311 euro (www.botaniarelais.com).

L’isola in mezza stagione è l’armonia dell’equilibrio degli elementi. Ricca di fonti termali, studiate dal medico Giulio Iasolino in relazione alle cure contro i dolori delle articolazioni, ai problemi delle vie respiratorie e della pelle, e mappate da Marco Cartaro nella prima carta geografica con proto guida turistica nel ‘500, Ischia dona benessere dal calore del sole e delle onde. Già nota ai Greci l’acqua della Fonte delle Ninfe di Nitrodi, dichiarata curativa dal Ministero della Salute, ha proprietà cicatrizzanti e digestive. L’oasi sorta attorno all’antica “fons juventus” del I secolo a.c., luogo di culto con il tempietto votivo riscoperto nel ‘500, accoglie un giardino solarium profumato di lavanda, rosmarino e timo spontaneo, con percorso idro-aroma-terapico dove praticare corsi e trattamenti all’aperto. Nella spa più antica del mondo, da provare il Fitobar per degustare Elisir, la bevanda a base di gel di aloe vera estratto al momento, menta, succo di limone, miele di Chiaiano e naturalmente acqua della sorgente. Aperto da aprile a novembre (www.fonteninfenitrodi.com). I suoi prodotti Ischia SPAEH – Salus Per Aquam Et Herbae – sono impiegati anche dalle terme open air dell’Hotel San Montano: si abbinano ai percorsi termali, al profumo di 400 limoni in fiore e alla vista mozzafiato su Procida dalle 5 infinity pool H2O, dalla piscina di 420 mq e dalla Jacuzzy Sea Breeze. Ingresso a 100 euro al giorno per persona (www.sanmontano.com).

Per conoscere l’isola, Pro Loco Panza organizza tour personalizzati privati e in gruppo guidati da uno storico dell’arte tutto l’anno (prolocopanzaischia.it). Il progetto “Ischiaismore”, un network degli operatori turistici locali uniti nella destagionalizzazione, promuove un’offerta consapevole delle potenzialità della mezza stagione. Attraverso il canale Instagram @ischiaismore ed eventi sul territorio, promuove esperienze naturalistiche, enogastronomiche e culturali raccontando la vita di pescatori, agricoltori, intellettuali e artisti ischitani. “Nei primi mesi del 2020 si è diffuso sempre più il bisogno di un luogo di incontro e condivisione per capire come far ripartire e migliorare l’offerta dell’isola. E così abbiamo deciso di lavorare per creare una rete d’impresa accomunati dall’obiettivo di riposizionare Ischia come destinazione turistica accessibile tutto l’anno e di renderla visibile a un’utenza sempre più qualificata e internazionale” racconta Michele Sambaldi, Presidente di Ischia Is More e Managing Director Pellicano Hotels. “Le prime azioni ci hanno premiato, con una risposta positiva da parte dei tanti ospiti che hanno scelto Ischia in mezza stagione. Bisogna continuare a lavorare per creare un’azione sempre più diffusa e concertata di tutte le attività pubbliche e private presenti sull’isola per poter passare dall’eccessivo turismo estivo a un turismo di qualità che si estenda durante tutto l’anno” conclude.

Complici il clima mediterraneo, la temperatura ideale per passeggiate naturalistiche o culturali, il sunbathing e le attività all’aperto in primavera e autunno, l’oro termale, la buona cucina e gli ottimi collegamenti con la terraferma tutto l’anno.

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