A sole tre ore e mezza di volo dall’Italia c’è sempre un’estate lontana dal turismo di massa

 

 

 

Lasciato l’aeroporto la strada è un nastro nuovo di zecca che si srotola nel deserto egiziano orientale, una distesa immensa, a tratti ondulata, e poi in lontananza più rocciosa, interrotta da qualche minuscolo agglomerato che ha lo stesso colore un po’ sbiadito della roccia e della sabbia cementata dal sole. Ma è soprattutto il vuoto a dominare questo paesaggio lunare e increspato, che sulla sinistra sparisce, come inghiottito, nel blu del mare. E per un’ora e un quarto c’è la meraviglia di non incrociare alcun altro mezzo meccanico. È ancora un luogo lontano dal turismo di massa Marsa Alam, il Porto delle bandiere, dall’antica usanza dei suoi pescatori di issare bandiere per segnalare la terraferma. Oggi non una località definita da un centro abitato, ma resort, anche molto distanti l’uno dall’altro, discreti e prospicenti il mare. Eppure a Marsa Alam, situata all’incrocio tra la strada che costeggia il Mar Rosso e l’antica via proveniente da Edfu sul Nilo, un tempo transitavano carichi preziosi diretti ai faraoni. Da queste montagne veniva estratto il granito utilizzato per le gigantesche colonne dei templi faraonici, mentre le miniere di oro e di smeraldi costituivano il più famoso complesso minerario allora conosciuto di cui rimangono rovine ancora visibili. Non lontano si trovano i resti dell’antico porto romano di Myos Hormos. Da Marsa Alam è possibile raggiungere in giornata Luxor, ammirare la meraviglia ciclopica del Tempio di Karnak, il tempio di Luxor e la valle dei Re. Oppure, sacrificando due giorni di mare, con pernottamento ad Aswan, visitare il Tempio di Phile e di Abu Simbel.

Molto divertenti le gite nel deserto in jeep e quad, magari con cena in tenda beduina sotto la volta trapuntata di stelle. Il mare dei faraoni qui ha reef corallini ancora incontaminati. Spot da non perdere sono Elphinstone e Sha’ab Samadai, la Casa dei delfini, o Fury Shoal. E poi ci sono le tartarughe (che si avvistano anche dai resort) e il dugongo, con i quali nuotare nella baia cristallina di Abu Dabab, in mezzo a decine di pesci pappagallo, farfalla e balestra. Famosa anche la baia di Sharm El Luli, che si raggiunge attraversando il Parco Naturale di Wadi El Gimal, costellato di minuscole isole dalla sabbia abbacinante e coralli a pelo d’acqua. Colori “maldiviani”, a sole tre ore e mezzo di volo dall’Italia. Il vantaggio di Marsa Alam è anche questo: la relativa vicinanza e la possibilità di offrire sempre ottime temperature (il mese più freddo è gennaio con 22 gradi).

Al Veraclub Emerald Lagoon, un resort molto raccolto, affacciato su una grande laguna cristallina, c’è un ulteriore vantaggio: la cucina italiana.  Curata dallo chef Nicolò Macaluso con la supervisione di Massimo Sgobba, corporate chef dei 50 villaggi Veratour in tutto il mondo. “La pasta fresca viene fatta due volte la settimana e anche la panetteria e la pasticceria sono prodotte in casa” spiega Sgobba. “Recuperiamo la semplicità della cucina tradizionale italiana”. Così, affacciati sul mare con alle spalle il deserto, capita di mangiare i migliori gnocchi mai provati. La griglia in ferro a carbone è sempre accesa. Il pescato (ricciole, tonni, granchi) è freschissimo, così come la verdura che proviene dal sud dell’Egitto. “Coinvolgo tutto lo staff egiziano in cucina per la ricerca di ricette tradizionali locali e, a oltre alla serata a tema, ci sono sempre un paio di piatti egiziani”. Tradizione e freschezza compongono buffet molto festosi. “Con una buona dose di creatività, importane soprattutto in questo Paese dove la varietà del cibo è limitata” sottolinea il super chef. Ma non ce ne siamo proprio accorti. 7 notti, all inclusive, volo Neos dai principali aeroporti italiani, da 640 euro a persona. Info: www.veratour.it.

 

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