È finita l’epoca del «piano-bar»
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No, il «pianobar» non esiste più. Quel localino fumoso dove un’orchestrina intratteneva il pubblico pagante. L’avvento delle discoteche e, oggi, dei lounge bar lo hanno reso superato. Anche nel mondo della finanza c’è un cambiamento tecnologico. Lentamente, impercettibilmente, sta finendo anche in questo universo l’epoca del «piano»-bar, ossia del circolo mediatico che ruotava attorno alla rivelazione degli obiettivi finanziari triennali o quinquennali di una società.
Fatturato, margine operativo lordo, utili, redditività… Fino a ieri era tutto un profluvio di cifre, grafici, presentazioni in PowerPoint che facevano la gioia degli analisti, i veri factchecker della realizzabilità di ogni progetto. La fine del 2012 e l’inizio del 2013 ci hanno regalato un’inversione di tendenza. Anche il mondo del «piano»-bar è terminato.
Lo ha confermato l’Investor Day delle Generali lunedì a Londra. I partecipanti ora hanno alcune informazioni. Entro il 2015 la compagnia assicurativa guidata da Mario Greco conta di raggiungere i 5 miliardi di utile operativo, di questi il 50% dovrà essere rappresentato dai rami Danni (oggi al 35%) e il Roe – il ritorno sul capitale – salirà al 13% dal 10% circa attuale. Il cash flow (flusso di cassa) dovrà salire a 2 miliardi di euro prima dell’attribuzione di un monte dividendi che rappresenterà il 40% degli utili. Il Solvency ratio – l’indice di solidità patrimoniale – salira al 160%.
Anche gli esperti della materia hanno bisogno di un aiuto quando leggono queste cifre. Wall & Street si sono fatti aiutare dai report degli analisti di Mediobanca, Merrill Lynch, Deutsche Bank ed Equita Sim e sono in grado di rispondere ad alcuni quesiti. Innanzitutto, fra due anni gli utili del Leone di Trieste dovrebbero attestarsi tra i 2,5 e i 2,9 miliardi di euro. Insomma, la compagnia crescerà e potrebbe anche realizzare un record di profitti. Il patrimonio e il flusso di cassa saranno aiutati dalle dismissioni (4 miliardi di euro in più di capitale regolamentare attesi da questo capitolo a partire dalla vendita di Bsi e di Generali Usa).
Poco si può dire (per ora) sull’andamento dei premi: Generali cercherà di ottimizzare i mercati maturi come Italia, Francia e Germania e punterà sulla crescita in Est Europa e in Cina. Un’oculata gestione degli investimenti (il team che lavora con Greco è di primo livello) consentirà di regolare le variabili a seconda dell’andamento del mercato. Analisti e investitori hanno apprezzato, ma fino a un certo punto. Il titolo in due sedute ha perso il 4%: gli obiettivi sono poco ambiziosi per molte case d’affari. Secondo Banca Akros, «bisognerà aspettare novembre quando saranno forniti tutti i dettagli con il nuovo piano industriale».
Insomma, in Borsa è un momento in cui bisogna sapersi accontentare. Basti pensare alle linee guida del piano Rcs comunicate a dicembre: ricavi 2015 stabili a 1,6 miliardi di euro (25% dai contenuti digitali) e marginalità del 10% (cioè un Ebitda in aumento a 160 milioni fra due anni). Per capire come andrà l’editore del Corriere della Sera bisogna essere amanti delle matrici (o dei sistemi di equazioni con più variabili).
Limitare le informazioni, fare pochi proclami consente alle società di sfruttare un vantaggio non insignificante. Gli obiettivi sono limitati e non impossibili da raggiungere: le possibilità di una sorpresa positiva nel 2015 sono molto più consistenti. C’è molto più margine di manovra rispetto ai vecchi piani onnicomprensivi del passato. Però, il tempo del «piano»-bar è proprio finito.
Wall & Street