E adesso che è arrivato il tanto atteso Quantitative Easing (QE) che cosa cambia? Questi 1.140 miliardi che saranno messi sul mercato (al ritmo di 60 miliardi di euro al mese di acquisti di titoli di Stato di Eurolandia da parte della Bce a partire da marzo prossimo fino a settembre 2016) miglioreranno le nostre vite? Il bazooka di Mario Draghi ucciderà la crisi?

Non è semplice rispondere a tutte queste domande. In primo luogo, perché quello che è successo oggi è destinato a creare effetti nel medio termine, perciò è impossibile stabilire con certezza che all’immissione di liquidità sul mercato corrisponda un aumento proporzionale della crescita economica. Anzi, gli studi economici dimostrano come gli effetti si trasmettano direttamente solo sui tassi di interesse che, per altro, sono già vicini allo zero. Questo non vuol dire che la situazione non possa migliorare e che non ci si possa già orientare di conseguenza a un impiego del proprio capitale (cioè di quello che siamo riusciti a «salvare» in questi anni duri). Vediamo che cosa ci dicono gli esperti.

Secondo il capo economista di Ubs, Reinhard Kluse, il programma avrà «un impatto negativo sull’euro». È presto spiegato: l’aumento della liquidità rende meno rara la moneta che, per questo motivo, si deprezza. Per questo motivo, sul mercato dei cambi è bene puntare sulle divise dei Paesi emergenti. Idem per i bond sovrani: i rendimenti resteranno bassi perché la Bce acquisterà i titoli di Eurozona. Meglio puntare, perciò, sull’obbligazionario corporate ad alto rendimento. Chi venderà alla Bce i bond sovrani? Le banche! In Borsa conviene scommettere sui titoli finanziari. In Italia le preferite di Ubs sono Intesa Sanpaolo e  Banco Popolare. Temete ancora per le sorti dell’area euro? «L’oro continuerà a restare un bene rifugio» e le sue quotazioni non dovrebbero scendere.

«Sul fronte dei mutui questo nuovo passo della Bce non potrà che favorire ulteriormente sia la disponibilità di finanziamenti per imprese e famiglie sia la progressiva riduzione degli spread già in atto ormai da oltre un anno», commenta Roberto Anedda, direttore marketing di Mutuionline.it. «Tutto ciò, unito ad una prospettiva di un costo del denaro estremamente basso ancora per diverso tempo, porta ad uno scenario quanto mai favorevole sia per chi vuole acquistare casa sia per chi ha già un mutuo in corso stipulato in anni anche recenti: i tassi sono ormai ai minimi storici, e nel caso dei tassi fissi le migliori offerte partono addirittura da poco più del 3% anche per durate molto lunghe, mentre i variabili sono ormai sotto il 2 per cento», aggiunge. «Lo scenario – conclude – è quindi quanto mai favorevole per i mutui, con risparmi molto importanti sugli interessi passivi. A tal riguardo vale anche la pena notare che, grazie ai tassi così bassi, su un mutuo medio da 120-130mila euro è possibile godere in pieno della detrazione Irpef del 19% sugli interessi passivi per i mutui prima casa, in quanto anche su un tasso fisso a trent’anni gli interessi totali annui rientrano nei 4.000 euro di limite stabilito per la detrazione».

Secondo il capo economista di Société Générale, Michel Martinez, invece, gli effetti sull’economia reale saranno alquanto modesti. «Il potenziale richiesto per un QE veramente efficace – ha scritto in un report – sarebbe stato di 2-3mila miliardi di euro e non di soli mille miliardi. Una politica così strutturata avrebbe dovuto contemplare non solo l’acquisti di bond sovrani ma anche di titoli immobiliari e di Etf. Nella situazione attuale, invece, l’efficacia del piano è subordinata all’incisività delle politiche fiscali e delle riforme strutturali dei singoli Paesi dell’area euro, ma è difficile essere ottimisti su questi fronti». Che cosa produrrà in concreto l’intervento di Mario Draghi. Le stime di SocGen indicano, nell’arco dei prossimi due anni si dovrebbe registrare un incremento del tasso di inflazione compreso tra lo 0,2 e lo 0,8% che dovrebbe traslarsi quasi interamente anche sul Pil. I QE di Usa e Gran Bretagna sono stati molto, molto più efficaci.

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